26 ott 2021

POTERE ALLE DONNE: RETROSPETTIVA SUGLI ARCH ENEMY

 


I due fratelli Amott nel 1995 decidono di formare un gruppo, ma la madre a tavola gli chiede: ancora un altro gruppo? In famiglia ci sono abituati, dato che Michael due anni prima aveva contribuito in maniera decisiva al sound di "Heartwork" dei Carcass e gli stava già frullando per la testa l'idea di fondare gli Spiritual Beggars senza dimenticare il suo debutto con i Carnage

Insomma a casa Amott si mangiava: pane, polpette Ikea e musica, ma gli Arch Enemy sembravano il classico gruppo parallelo. Questa volta coinvolge anche il fratello Christopher e il cantante Johan Liiva (che già aveva conosciuto nei Carnage) ed ecco che gli Arch Enemy sono una realtà del melodic death svedese.

Il debutto "Black Earth" è praticamente un album solista di Michael dato che suona anche basso e compone tutti i pezzi, ma ascoltandolo si respira poco mordente.

Quella marcia in più invece che viene ingranata con i successivi "Stigmata" e "Burning Bridges". Soprattutto il terzo album del 1999 è l'apice della loro carriera, trovando una quadratura discreta tra melodia e brutalità dando così quel tocco personale che resterà nel loro sound.

C'è qualcosa che non va però per Amott: Michael non è contento delle performance di Liiva dal vivo, non trova il feeling che vorrebbe o, semplicemente, aveva bisogno di figa. Non per creare direttamente una relazione, ma per far parlare di loro, per associare una voce femminile al death, per dimostrare a sé stesso quanto potesse essere alternativo il suo pensiero.

Galeotta fu un'intervista e chi la fece: Angela Gossow propone a Michael una cassetta con alcune sue registrazioni, dopo aver fatto un'intervista al gruppo in una metal fanzine (mai che accada nel nostro blog che si presenta una tipa del genere! nda) e Amott torna a casa convinto del passo da fare: dare potere alle donne!

La notizia ottiene il clamore voluto nel settore e nel 2001 viene anche corroborato da un lavoro interessante come "Wages of Sin". Amott la guarda e vede una leonessa in lei, gli piace l'idea di avere una frontman alternativa, dinamica e...fanculo a Liiva e agli altri gruppi così canonici. Michael ha Angela come asso nella manica, così in tournée si guadagnano l'onore di aprire per Slayer e Motörhead ma subito prima delle date in Giappone, la Gossow perde totalmente la voce e le diagnosticano dei noduli alla corde vocali. Dopo 6 mesi di stop impiegati a curarsi e a reimparare a parlare, è riuscita nuovamente a cantare perché lei è una cazzuta.

Una bella storia che però mi fa pensare a quante cose può fare un pelo rispetto al resto: innanzitutto Liiva viene cacciato perché dal vivo non si esprimeva al meglio, salvo poi arruolare Angela che per sei mesi neanche parla?!

Mi dispiace che abbia vissuto questa esperienza, però immagino Michael a casa che decide di aspettarla, le stringe le mani mentre Angela, afona, lo fissa in modo intenso e romantico. Ma se fosse stata un uomo, avrebbe atteso così? O era troppo innamorato del suo progetto e della sua via alternativa?
In secondo luogo avrei voluto essere nel backstage di quella tournée per vedere la faccia di Lemmy, mentre fissava Angela sorridendo sornione...

Angela è una ragazza tedesca che sa il fatto suo, è tosta, non solo perché vegana o perché si definisce anarchica, quanto per la personalità che mostra con il suo growl.

I due album successivi, "Anthems of Ribellion" (2003) e "Doomsday Machine" (2005), aggiungono pochino alla loro carriera, se non il tentativo di variare il sound con l'innesto di seconde voci sebbene il risultato sembri più assimilabile ai Carcass svuotati di idee e riempiti di assoli.

Soprattutto "Doomsday Machine" sembra un album altalenante, un concept futuristico sulle macchine dove Amott non vuole suo fratello, ma si carica tutto il lavoro delle chitarre come se fosse l'unico in grado di seguire le sue idee. Il lavoro è un disco veloce, riff taglienti, melodici e ancora una volta la sensazione che sia un disco solista di Michael Amott con Jeff Walker...oops, Angela Gossow alla voce.

Peggio riesce a fare il successivo "Rise of the Tyrant" che ripete la formula di velocità e riaccoglie il fratello Christopher, ma aggiunge un briciolo di melodia epica che stona e trova ancora consensi in oriente, tanto da far seguire un tour importante in Giappone dal quale estrapoleranno anche un disco live.

Ma cosa piace degli Arch Enemy ai giapponesi che non convince gli europei? La risposta è Angela. Non so perché ma è così forse perché gli europei di un'Angela tedesca che comanda si sono stufati, però è grazie al Giappone se gli Arch Enemy non sono mai stati un gruppo parallelo di Amott ma il principale.

Dalle interviste si denota comunque una ragazza in gamba, tosta, una manager insomma che traghetta il gruppo nelle paludose acque del melodic death. Traghetta il gruppo tenendo salda la guida, non proprio la qualità dei dischi ma il loro marketing. Angela sorride, anche solo per mascherare la carenza di idee di Amott che non sapendo che pesci pigliare, registra nel 2008 "The Root of All Evil" ovvero un disco con le vecchie canzoni di Liiva reinterpretate da Angela...ma era necessario?!?

È più che altro una consegna delle chiavi del gruppo alla cantante tedesca, mentre Michael Amott, nel 2007, partecipa alla reunion dei Carcass in un periodo dove la Svezia passa un pochino di moda ed è il momento più complicato della carriera degli Arch Enemy.

La qualità scenda ulteriormente in "Khaos Legions": il decimo album dei Nostri è infatti l'ultimo con Christopher Amott alla chitarra e con la Gossow alla voce, ma la differenza in questo caso è la presenza di effetti, rumorismo e una vena più hardcore, se mi perdonate l'azzardo, ma non a caso nella versione europea ci sarà una cover dei Discharge come bonus track. Poche idee e scopiazzate. Angela, da ragazza intelligente quale si è dimostrata, lo capisce e lascia il microfono per intraprendere il management della band.

A sostituirla e a dare una svolta controversa (ma non troppo) alla band è la nuova cantante Alissa White-Gulz. La trentacinquenne canadese è la migliore scelta che Amott poteva fare, non c'è niente da dire: ha fiuto per le donne nel death e Alissa dimostra di meritare la ribalta che il precedente gruppo, The Agonist, non le permetteva di avere.

Alissa è un'altra ragazza cazzuta con una storia da raccontare: le origini ebraiche hanno portato la deportazione dei nonni nei campi di sterminio e la successiva fuga in Canada, tanto che la sua famiglia si stabilirà poi a Montreal. È anche lei, come la Gossow, una vegana convinta e aderisce allo stile di vita straight edge ovvero una rinuncia ad alcool, droghe e tradimento sessuale oltre a promuovere forti battaglie animaliste per la quale riceverà alcuni premi. È fidanzata con Paul Caiafa, ovvero Doyle Wolfgang von Frankestein dei Misfits e dei Danzig, dimostrando così una coerenza completa tra vita personale e amore per il punk, che la appassiona sin da piccola.

Alissa debutta nel 2014 negli Arch enemy con "War Eternal" ed il disco, veloce nel tipico stile del melodic death svedese, subisce una marcia in più con la sua voce; forse le influenze diventano più heavy tanto che Christopher Amott lascia di nuovo la band facendo affiancare il fratello da Nick Cordle che non è altro che uno sparring partner del talento di Michael.

Amott è un talento, è un guitar hero svedese che ha dato il potere alle donne, cantanti vegane, anarchiche, cazzute e in linea con il rispetto del mondo contemporaneo dal punto di vista ambientale e non solo. Michael sembra Glenn Tipton o Dave Mustaine alle prese con il melodic death, ha il loro talento primigenio e lo cristallizza in questi album degli Arch Enemy, scomponendolo e ricomponendolo intorno alle sue leonesse.

Il suo talento è stato raccolto dalla ESP, una nota marca di chitarre e bassi elettrici, che ha creato, con la collaborazione dello stesso Amott, un modello firmato di chitarra chiamato ESP-Ninja V Michael Amott Signature Series.

Nel 2017 esce l'ultimo disco degli Arch Enemy intitolato: "Will to Power" che si arricchisce di un ottimo compagno di viaggio per Michael: alla chitarra infatti accanto a lui viene arruolato Jeff Loomis (ex Nevermore). A questo punto la forza degli Arch Enemy sembra raddoppiata con Alissa e Jeff, ma solo sulla carta.

Il miglior disco degli Arch enemy sembra sempre il prossimo; sono in procinto di sviluppare le idee migliori, ma da domani. Così "Will to Power" è un disco piacevole che poco si discosta dal precedente, sebbene il botto per un album veramente completo appare sempre più vicino. Come quando una giovane promessa dello sport disputa una splendida gara e, pur arrivando terza, gli addetti ai lavori le riconoscono un talento, ma poi il podio resta il suo miglior risultato per i successivi dieci anni; così gli Arch Enemy producono dischi taglienti, melodici, accattivanti, ma piatti piatti, tanto da far sperare sempre nel successivo perché qualcosa c'è, da qualche parte c'è, lo so, e sarò il primo a salire sul carro dei vincitori quando arriverà quel momento.

Discografia completa degli Arch Enemy:

- "Black Earth": 6

- "Stigmata": 6,5

- "Burning Bridges": 7+

- "Wages of Sin": 7

- "Anthems of Ribellion" : 6,5

- "Doomsday Machine": 6,5

- "Rise of the Tyrant": 5

- "The root of all evil": 5

- "Khaos legions": 5

- "War Eternal: 6,5

- "Will to Power" : 6,5