6 giu 2025

VIAGGIO NEL DUNGEON SYNTH: DEPRESSIVE SILENCE


Ai vertici del dungeon synth: Depressive Silence. "Depressive Silence [II]" (1996)

Senza Mortiis il dungeon synth non sarebbe esistito o, se fosse esistito, sarebbe stato molto diverso. Sono album come "Født til å Herske", "Ånden som Gjorde Opprør" e "Keiser av en Dimensjon Ukjent" che hanno spinto orde intere di nerd a comprare una pianolina per musicare i propri mondi di fantasia; sono state le folli alchimie sonore di un "Crypt of the Wizard" a fottere il cervello di questa gente in modo irrimediabile, e non altri. Si dia dunque a Mortiis quel che è di Mortiis. 

Ma per ironia della sorte la palma di miglior album dell'intera epopea del dungeon synth viene in genere riconosciuta non ad un album di Mortiis, ma ad una demo dei Depressive Silence, progetto che ha operato per una manciata di anni rilasciando tre demo fra il '95 e il '96. Un progetto che ha rischiato di brutto l'oblio eterno se, molti anni dopo la loro uscita, quelle tre demo non fossero state riscoperte da qualche disgraziato appassionato di dungeon synth. Questo è bastato ai Depressive Silence per entrare nella Leggenda ed imprimersi nell'immaginario collettivo con il loro iconico logo: una spada rivolta verso il basso con sopra le due iniziali, D e S, in stile squisitamente gotico.

Rappresentano dunque i Depressive Silence la miglior espressione del dungeon synth?
Non si può dire, in fondo è questione di gusti, ma la grandezza del loro operato è fuori discussione... 

I Depressive Silence vengono dalla Germania ed anche nel loro caso non si esula dalla "famiglia allargata” del black metal. Il progetto veniva infatti fondato nel 1994 da Ral e B.S., anche chitarristi (e tastieristi) nei Mightiest, band all’epoca dedita ad un ruvido e nemmeno troppo originale black metal. Come i Depressive Silence, i Mightiest non ci hanno inondato di pubblicazioni: fondati anch’essi nel 1994 hanno esordito nel 1995 con uno split-album proprio in compagnia dei Depressive Silence (“The Recreation of the Shadowlands”/”Depressive Silence”). Sarebbero poi seguiti tre demo fra la fine degli anni novanta e gli anni zero ed un EP (“Sojourn in the Rising Darkness”) nel 2003. Solo nel 2016, sulla lunghissima distanza, sarebbe giunta l'ufficialità del primo full-lengh effettivo, “SinisTerra”. 

I Depressive Silence, si diceva, non sono stati più prolifici, avendo avuto un’esistenza assai breve (dal 1994 al 1997), lasciando dietro di sé un centinaio di minuti di musica fra lo split sopra citato e due successive demo (“The Darkened Empires” del 1995 e “Depressive Silence” del 1996). Dodici tracce in tutto, ma il peso di queste dodici tracce è bastato a garantire al duo la carica di “senatori a vita” nel gran congresso del dungeon synth, tanto che, sospinto dall'alone di Leggenda acquisito nel tempo, il progetto si è riformato nel 2019 per portare sui palchi la grandezza di quella musica incisa a metà degli anni novanta e per molto tempo dimenticata.

Le tre tracce dello split con i Mightiest erano ancora un ibrido di ambient e black con il gelido screaming di B.S. a squarciare le trame tumultuose delle tastiere, suonate da lui stesso e dal compare Ral. Ma nonostante questo aspetto e i suoni rigorosamente lo-fi, i brani in questione colpiscono per un certo dinamismo con cui le trame delle tastiere si susseguono, ora dando corpo a suggestive arie medievaleggianti, ora ergendo momenti di maggiore concitazione, ora abbandonandosi ad aperture melodiche di indubbio fascino. I sedici minuti della sola “Medieval Demons” mettono nero su bianco le ambizioni del progetto, che non si limita a menar per le lunghe lo stesso motivetto di pianoforte o trombette assortite. Non voglio etichettare questa musica come progressiva, ci mancherebbe, ma è chiaro fin da questa prima mezz'oretta quali siano le capacità compositive dei due musicisti e la loro lungimirante visione artistica. 

Nei quasi 34 minuti di “The Darkened Empires” i due ripropongono i medesimi ingredienti della prova precedente, decidendo di non recidere ancora il cordone ombelicale con il black metal. La terza traccia “Black Visions” si riappropria addirittura di una sporcatissima chitarra elettrica, oltre che di un lacerante screaming che ritroveremo anche nella traccia successiva “Journey to My Realms”. Per il resto i Nostri si affidano ad un sound per lo più evocativo fatto di tastiere, pianoforte, timpani ed oscure narrazioni, il tutto ispirato dal solito dinamismo che prevede il susseguirsi di diversi scenari sonori: dagli ariosi passaggi evocatori di un mondo ancestrale e fiabesco alle fosche ricadute in abissi neri come la pece. 

Il mito dei Depressive Silence, tuttavia, poggia per lo più sulla validità artistica della terza prova in studio, ossia la seconda omonima demo "Depressive Silence" (conosciuta anche come “Depressive Silence II” per distinguerla dalla loro sezione nello split con i Mighiest che porta lo stesso nome - a scanso di equivoci la demo verrà ristampata successivamente con il titolo di "Mourning" - dal titolo di una traccia - per questo ci si riferisce ad essa anche con questo nome). Insomma, chiamatela come cazzo vi pare, quel che è certo è che l'opera in questione è un autentico capolavoro tanto che per bellezza ed importanza storica può tranquillamente essere messa accanto ad un “Født til å Herske”. In più, come si diceva in apertura, essa viene da molti considerata come il miglior album dell'intera storia del dungeon synth. Senza voler a tutti i costi spingersi così oltre, è lecito affermare che l'incisione costituisce senza ombra di dubbio una delle esperienze più esaltanti per chi volesse addentrarsi nel genere per la prima volta. 

Intanto ogni rimando al linguaggio del black metal viene qui azzerato; anzi, per gli umori che si respirano, potremmo dire che siamo alquanto lontani da quei tetri reami da dove tutto si era originato: in questo leggendario tomo il dungeon synth si concretizza come un qualcosa di diverso rispetto ai presupposti che l’hanno generato. In altre parole, si è maturi abbastanza per poter operare serenamente senza dover per forza affondare le caviglie nella melma nera del più fetido degli scenari medievali. Anzi, non si indugerà ad abbracciare un universo onirico che rasenta il fiabesco, per certi aspetti superando anche le lezioni stesse del pur imprescindibile Mortiis. In tutto questo, un monicker come Depressive Silence non può che essere fuorviante...

Totalmente strumentali sono le cinque tracce di questo breve lavoro - nemmeno 36 giri di orologio (conoscete quel detto che dice che il vino buono sta nella botte piccola, no?). Tutte le buone intuizioni espresse in precedenza trovano qui definitivo compimento attraverso un suono cristallino e stratificato dove le melodie di tastiere sono il più delle volte memorabili. Le singole tracce presentano varie fasi al loro interno dischiudendosi in intrecci ben concepiti fra differenti linee melodiche. Qui, corpose tastiere vengono arricchite ora dal pianoforte ora da suoni che simulano campane, xilofono, i colpi solenni di timpani. 

Titoli come “Forest of Eternity” (maestosa ed evocante distese infinite di foreste ed imponenti picchi montuosi) e “Depths of the Oceans” (più placida e meditativa, liquida e fluttuante, potremmo dire) rendono bene le immagini di grandezza che si possono materializzare nella mente durante un ascolto che non possiamo non definire immersivo. Ogni brano ha la sua peculiarità, e se "Atmosphere" si caratterizza per un organo celestiale che ammanta la traccia di un gustosissimo sapore mistico, "Mourning" si fregia di avvolgenti cori che trasmettono vividamente una luttuosa solennità. 

Una trattazione a parte merita la conclusiva “Dreams”, che non esito a definire come il momento più alto del Dungeon Synth Tutto (parere ovviamente assolutamente personale).  Se nelle precedenti quattro composizioni ha prevalso un approccio descrittivo volto ad immergere l’ascoltatore in un universo fantastico ed incantato (non siamo lontani dalla maestosità di certe colonne sonore di film fantasy), nello scorcio finale dell’opera ci si imbatte in un inaspettata impennata di epicità che spariglia le carte in tavola ed invita a valutare il lavoro sotto un’altra ottica. Insomma, i classici minuti finali che ti lasciano senza fiato e ti invogliano a premere nuovamente il testo play (o meglio, a rimettere la cassetta nel mangianastri...). 

L’incipit del brano non si discosta molto da quanto ascoltato fino a quel momento, solo si avverte una maggiore energia sotto forma di pulsanti percussioni in lontananza: un'energia che verrà presto sprigionata in una seconda clamorosa sezione caratterizzata da un epicissimo crescendo. Monta il pianoforte, incalzano le orchestrazioni; solenni arie di archi disegnano una fuga aerea verso quel mondo dei sogni che viene suggerito fin dal titolo: approdo ideale per qualsiasi ascoltatore disposto a farsi trascinare lontano con la mente sulle ali della fantasia. Giusto il tempo di una pausa pregna di pathos per riprendere fiato e il copione si ripete: il piano che corre a briglia sciolta, le orchestrazioni che salgono salgono tratteggiando i contorni dell’Eternità

Eterna, tuttavia, non sarà l’esistenza dei Depressive Silence che, come si è detto sopra, si sarebbero sciolti l’anno dopo per poi riformarsi più recentemente: nel 2019, infatti, sarebbero tornati in studio per incidere "Medieval Demons MMXIX", non altro che la ri-registrazione dei tre brani della primissima demo - in un'ottica ovviamente più professionale e con una strizzatina d'occhio al movimento gothic. A questa pubblicazione sarebbe poi seguita una circostanziata attività dal vivo in veste allargata per mezzo di una formazione che avrebbe compreso anche membri dei "cugini" Mightiest, che da band principale sarebbe divenuta alla fine un gruppo di gregari a sostegno di quel progetto (inizialmente) parallelo che negli anni è invero divenuto la punta di diamante di un intero genere. 

A dare ancora più lustro alla storia dei Depressive Silence vi è infine il fatto che dalle loro ceneri sarebbero emersi altri due importanti progetti: B.S avrebbe dato vita ai Solanum e Ral ai Gothmog

Entrambi i nomi - stiate pure tranquilli - verranno trattati all'interno della nostra rassegna.  

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