21 mag 2015

LA QUESTIONE ITALIANA: CRUZ DEL SUR MUSIC


OSPITE DELLA NOSTRA RUBRICA OGGI LA CRUZ DEL SUR MUSIC, ETICHETTA INTERESSANTE CHE TRACCIA UNA SUA LINEA DI OPINIONE DELLO STATO DI SALUTE DEL METAL TRICOLORE




MM: A casa ho tanti cd pubblicati dalla Vostra etichetta, ma per chi non vi conosce chiederei come prima cosa un "riassunto delle puntate precedenti". Come nasce e quali obiettivi si pone? 
La Cruz Del Sur Music nasce nel gennaio 2003 dalle ceneri di esperienze precedenti nello stesso campo, sia in Italia che all’estero. Il primo disco editato fu “After the Fire” degli americani PHARAOH. Dopo qualche anno l’offerta dell’etichetta si è incentrata sul metal tradizionale, genere al quale sono più legato personalmente. In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare e poter editare gruppi come While Heaven Wept, Atlantean Kodex, Slough Feg, Hammers of Misfortune, Argus ed altri con i quali si è (quasi) sempre instaurato un rapporto se non di amicizia in tutti i casi, per lo meno di rispetto e supporto reciproco. 

MM: In Italia il fenomeno metal è sempre stato un movimento underground , lontano dalle cronache o dall'attenzione pubblica. Perché accade questo secondo te? Quante colpe sono "interne" al Metal stesso o "esterne"?
Beh non credo che esista un paese al mondo dove il metal non sia un movimento underground, persino in Germania parliamo di una sottocultura del rock che sicuramente trova più spazio che da noi, ma che comunque non è un movimento mainstream (per fortuna direi). In Italia la situazione è effettivamente peggiore, direi drammatica. Principalmente credo perché da noi manca comunque una cultura rock nel senso più generale del termine, culturalmente siamo legati alla musica melodica e quindi il messaggio del rock in generale arriva poco alla massa. Quando parli di rock in Italia parli di Ligabue o Vasco Rossi, pensa che tristezza! Inoltre in Italia tanti vivono il metal come una fase adolescenziale, parli con quarantenni che ti dicono “ah il metal… mi piacevano gli Iron Maiden quando avevo 15 anni”, vorrei sapere cosa ascolti oggi… 

MM: Quali sono le esigenze che registrate dai gruppi che vengono a proporre le loro opere? Dove pensi debbano intervenire in primo luogo gli addetti ai lavori nella musica metal? 

Nel corso degli anni anche i gruppi hanno capito che non c’è più trippa per gatti. Ci sono ancora alcuni che pensano di essere delle rock star perché invece di fare un demo hanno registrato un album (!) ma in generale soprattutto all’estero c’è la coscienza che suonando metal non si diventerà né ricchi né famosi e che tutto deve essere riportato alla passione originale di fare musica che ci piace. In generale i gruppi chiedono promozione e diffusione delle loro opere, cosa che noi come etichetta siamo in grado di fornire, molti hanno bisogno di sostegno a livello di booking, perché è ormai difficilissimo organizzare un tour o anche un semplice concerto. 
Per come la vedo io, il rapporto etichetta-gruppo ai nostri livelli deve essere un rapporto di collaborazione reciproca, dove ognuno fa il suo. Al gruppo mancano i mezzi (in generale) per poter diffondere la loro musica, ed è li che entra il lavoro dell’etichetta. Certo che se il gruppo sta seduto aspettando che un’etichetta del nostro livello possa fare tutto il lavoro, si sbaglia di grosso – ed è proprio questo il profilo di gruppo che odio. 

MM: Mi piacerebbe avere un vademecum delle vostre condizioni per inserire un album nella vostra discografia. Non suono, perciò da "uditore" mi chiedo quali caratteristiche deve avere un Vostro disco?
Innanzitutto premetto che per esperienze avute in passato, non prendo più in considerazione i gruppi italiani. I problemi, le richieste assurde che ho avuto dai gruppi italiani non li ho mai avuti dall’estero.  Principalmente quello che cerchiamo in un gruppo è innanzitutto talento, capire dove si sta e dove si può arrivare. Voglia di fare, di promuoversi, di suonare dal vivo, di collaborare con l’etichetta…Tutto queste sono caratteristiche che vengono prese in considerazione. A livello stilistico il gruppo deve avere una forte radice nell’heavy metal tradizionale e derivati (epic/power/doom) perché questo è il cammino scelto dalla Cruz Del Sur. 

MM: Parlando in generale del metal nostrano negli ultimi trent'anni . Quali cambiamenti noti e riesci a costruire una playlist degli album chiave del metal italiano?
Per i motivi di cui sopra non sono abbastanza addentro alle ultime uscite a livello nazionale. Voglio chiarire che per me “metal” sono Adramelch, Doomsword, Dark Quarterer, Holy Martyr, Axevyperetc. non certo puttanate tipo Lacuna Coil che considero negative degenerazioni del metal. Quando parlo di metal mi riferisco ad uno “spirito” oltre che alla musica vera e propria. 
Ho avuto la fortuna di vivere gli anni 80 e ricordo con piacere Raff, Steel Crown, Astaroth, Sabotage, gli stessi Vanadium, Death SS gruppi che hanno veramente fatto da apripista in condizioni precarie, ma che avevano uno spirito e una VOGLIA DI FARE contro tutto e tutti. Erano altri anni e forse era anche un’altra Italia. 

MM: Quali pensi siano i tratti distintivi del metal tricolore? Ambiente, cultura o società italiana li ritieni elementi influenti in modo specifico o no?
La nostra cultura ci influenza in tutto quello che facciamo, positivamente e negativamente. Credo che una delle caratteristiche più apprezzate dei gruppi italiani all’estero sia effettivamente la capacità dei nostri gruppi di fondere anche inconsciamente alcuni passaggi della nostra tradizione musicale nelle composizioni, non dimentichiamoci che l’Italia ha avuto a livello di rock progressivo forse la scena più forte a livello mondiale e parliamo di tutti musicisti con i controcazzi come si dice a Roma! Negativamente riscontro invece in molti gruppi la nostra indole un po’ scansafatiche, l’incapacità di autocritica e lo sbrodolarsi nel niente più assoluto. 

MM: Nel nostro blog si parla di musica, ma come direbbe Frank Zappa: Parlare di musica è come ballare di architettura. Noi andiamo in direzione ostinata e contraria, forse anche a voi molti hanno consigliato di smettere perché le difficoltà sono troppe. Come si reagisce ai momenti di sconforto lavorativo?
Guarda onestamente se fosse per il mercato Italiano avremmo già chiuso da un pezzo. I dati di vendita in Italia sono ridicoli e se non fosse per quel mostro onnivoro che è la Germania avrei chiuso baracca e burattini da un bel pezzo. C’è un problema di fondo, in Italia gli appassionati del genere proposto dall’etichetta sono poche centinaia e in questo momento si sta vivendo una crisi drammatica a livello economico. Non mi sento quindi di addossare tutta la colpa ai fans italiani, anzi tante volte mi chiedo che cosa spinga le persone a sperperare i loro sudati euro in qualcosa di così superfluo come la musica, e la risposta è una sola, LA PASSIONE. Massimo rispetto quindi, rispetto che si da e si riceve. E per quanto possa sembrare una frase fatta, tante volte è proprio quel complimento scritto su un email, comunicato di persona a un concerto… E’ quello che ti fa andare avanti nei momenti di sconforto, oltre naturalmente alle vendite JSi va avanti cercando di essere fedeli a se stessi, fedeli a una linea e nel nostro caso puntando alla qualità senza necessità di inondare il mercato con decine di releases.

MM: Come operate nella scelta di copertine o artwork dei singoli dischi? Seguite le linee guida del gruppo in questione o avete studiato una linea specifica per la label? 
Assolutamente piena libertà alle scelte artistiche del gruppo. Ovvio che se ritengo che l’artwork non sia all’altezza, impongo un cambio ma ai livelli del nostro lavoro io credo che l’etichetta debba lavorare in sinergia (concetto già espresso) con il gruppo e non instaurare un rapporto padrone-schiavo. Il mio pensiero è che l’artista e le sue scelte vadano rispettate essendo lui il primo (si spera) ad essere interessato a far uscire un lavoro all’altezza. Può succedere che un gruppo abbia bisogno di un consiglio, di un aiuto, in quel caso è mia premura metterlo in contatto con artisti grafici che ritengo possano riuscire a trasmettere visualmente la proposta musicale del gruppo. 

MM: In ambito musicale e lavorativo, mi devi dire almeno tre cose che ti fanno incazzare e altre tre che invece ti fanno essere fiero delle tue produzioni...
In generale devo dire che sono molto soddisfatto delle nostre produzioni così come del rapporto che si è instaurato con il 90% dei gruppi. Difficilmente un gruppo esce dalla Cruz e questo mi rende molto felice, abbiamo avuto casi di gruppi passati a NuclearBlast o a Metal Blade, ma questo è inevitabile non mi fa certo arrabbiare. Aver avuto riconoscimenti da gruppi che avrebbero potuto abbandonare la barca e uscirne per entrare in realtà estremamente più grandi mi ha ovviamente reso orgoglioso di questa piccola etichetta che è la Cruz Del Sur. Sulle note dolenti senza scendere nei particolari o fare dei nomi, le incazzature sono legate sia a degli errori fatti da me a livello di scelte dei gruppi sia dalla poca “professionalità” dimostrata da alcuni di essi, cambi di cantante effettuati durante la promozione del disco, gelosie nell’usare il nome di un altro integrante per la promozione e ste cazzate qua… 

MM: Guardando nella sfera di cristallo, richiedo infine una previsione sull'evoluzione del metal italiano. In termini di produzione, marketing, qualità ed esposizione mediatica dove andremo a finire nel prossimo futuro?
Nello specifico del metal italiano noto con piacere che stanno nascendo dei buoni gruppi che si rifanno alla tradizione classica del genere, ma purtroppo vedo per loro poca possibilità di uscire dal solito giro. Questo lo ritengo comunque un fatto positivo, ma a livello di esposizione mediatica non credo che cambierà molto. Il grosso problema in italia è anche il fatto che mancano all’appello delle intere generazioni, tra gli adolescenti è più facile che si ascolti quelle cacate di rap nostrano che il metal; negli anni 80 c’era più interesse per i sotto-generi derivanti dal rock, che fosse metal, dark o punk. Quindi oggi ci troviamo ai concerti con quarantenni (o più) spelacchiati come me, trentenni ma pochissimo ventenni (per non parlare di adolescenti). Io ho visto i Mercyful Fate a 15 anni, Slayer e Metallica a 17… Ed era normale, non ero certo l’unico ragazzino! Quanti ragazzi di questa età vediamo oggi ai concerti? Siamo vicini allo zero… Queste generazioni mancanti sono quelle che avrebbero dovuto/dovrebbero portare avanti il movimento sia a livello di musicisti che di ascoltatori.
Mancando loro vedo difficile una crescita del movimento metal italiano.