24 mag 2016

SULLA NON-ESISTENZA DEL DOPPIO ALBUM NEL METAL E LA SUA TRIPLICE TIPOLOGIA: DI CARTONE, COMMERCIALE, ESOTERICO.


Gli album doppi....da cosa deriva questa inquietante realtà che è sempre esistita, anche se in via eccezionale?

Intanto bisogna rapportare il fenomeno al materiale del supporto. Il classico vinile consentiva una confezione a libro in cui le costole cave ospitavano i vinili e nel mezzo di solito campeggiavano o i testi, o foto giganti tipo “paginone centrale”. Nel passaggio al CD si è dovuti ricorrere al digipack, certamente di minore impatto. Inoltre con la tecnologia digitale la necessità di uno spazio doppio è fittizia, a meno che non parliamo di durate wagneriane. Sono qui che tento di ricordare se esistessero le doppie musicassette e....sì, ad esempio "Live After Death" degli Iron Maiden era venduto in una specie di busta con due cassette, niente di più.

Il concetto di doppio in realtà prescinde dal contenuto. Da subito infatti alcuni cominciarono a pubblicare album apribili in cui non c'era una beata mazza se non il solito vinile. Emblematico “Blood Fire Death” dei Bathory: ti occupava mezza stanza per consentirti di apprezzare una foto sgranata con i tre a mostrarci squarci di natiche mentre brandivano spadoni nella foresta. Testi a parte su un foglio volante. Quanto alla musica, il contenuto rischiò di non riempire neanche due facciate, con il lato B occupato da soli tre pezzi, per un totale di venticinque minuti sul lato A e venti sul lato B, se si escludono titoli truffaldini di nitriti di cavallo. E' quindi chiaro che il significato del doppio album è un segnale mandato all'ambiente, che significa, in poche parole: “Io ce l'ho lungo il doppio del tuo”.

Che poi, per carità, meglio così che quando un artista si fissa di dover giustificare il messaggio del “doppio album” mettendoci davvero doppio materiale e facendotelo anche pagare. Alla fine infatti questi dischi ipertrofici apribili costavano come un disco normale.

Prima di arrivare al punto dolente dei "doppi album che costano il doppio", proseguiamo con i ricordi sui falsi dischi doppi con “Heavy Demons” dei Death SS. Dopo anni di gavetta giungeva il primo album degli italiani che potesse vantare una produzione professionale e soprattuto contenente materiale totalmente nuovo. Per l'occasione i Death SS studiarono un nuovo look, sempre impostato sui cinque archetipi del terrore (vampiro, zombie, mummia, lupo mannaro, morte). Come utilizzare queste due facciate interne a disposizione? Foto, testi, citazioni occultistiche, spartiti? No: strisce che facevano vedere le varie fasi del trucco dei personaggi, uno per uno. Forse per alcuni fu addirittura un trauma scoprire che i personaggi non erano veri. Io fui vicino a scoppiare in lacrime: una delusione seconda solo a quella della non-esistenza di Babbo Natale a cui avevo creduto fino a nove anni.

I Death SS non erano nuovi alla tentazione del disco apribile, perché anche con "Black Mass" avevano colpito bassamente. In quel caso aprivi la copertina e trovavi la foto di una messa nera, naturalmente sgranata. Di approfittare per mettere qualche brano in più non se ne parlava, naturalmente.

Del resto tra i paginoni centrali di cartone indimenticabili c'è anche quello di "Speak of the Devil". Ozzy produceva il primo live della sua carriera solista riproponendo il repertorio dei Black Sabbath, quindi nessuno sforzo creativo, tutta roba già nota. Però fece uscire un LP apribile e mise nelle due pagine interne...una foto (anche riuscita malino) di lui in costume insieme ad un altro mostro di scena. Neanche Renato Zero in un momento di convinto narcisismo. Testi nulla, dentro c'era solo il pezzo di vinile protetto da una mascherina di carta.

Poi c'erano gli album-doppi, cioè le uscite doppie, perché contemporanee, ma separate fisicamente. E qui la memoria mi riporta a "Use Your Illusion" I & II dei Guns N' Roses. Non lo comprai per via della copertina veramente improponibile e poi, sinceramente, da un'operazione del genere mi aspettavo veramente il peggio da parte di Axl e soci. Anche perché il messaggio era ambiguo: da un lato ritieni di avere così tanto buon materiale da poter far uscire un doppio album (e già qui è probabile che tu ti sbagli); dall'altro fai uscire tutto questo materiale in due metà, lasciando potenzialmente libero il fan di comprarne anche una sola, o una alla volta (cosa veramente priva di senso: se è roba veramente buona, uno si comprerà entrambi i tomi senza tante remore. Conoscete forse qualcuno che ne possiede solo uno? Nel caso in cui l'acquirente avesse proceduto con l'acquisto di uno solo, se gli è piaciuto prende anche l'altro, se gli fa schifo non compra l'altro e magari dà via quello che possiede! Impossibile dunque possederno solo uno...). Dà l'idea che la casa discografica ti dica, senza volertelo proprio ammettere: stiamo cercando di vendere il massimo prima del tracollo, quindi mettiamo insieme questi due dischi spargendo una manciata di pezzi decenti equamente distribuiti tra la parte I e la II.

Qui invece ci sommersero di materiale: un'ora e un quarto di Guns N' Roses moltiplicata per due. Due ore e mezza di Guns N' Roses. Qui a Metal Mirror ci siamo riuniti a tavolino per spiegarci il perché di quella uscita e siamo giunti ad una teoria plausibile: l'etichetta volle battere il ferro finché era caldo, col successo all'apice, perché di futuro se ne intravedeva poco. Perché altrimenti bruciare tanto materiale e saturare la voglia di Guns? Perché non sarebbero durati. Il titolo stesso parrebbe una conferma di questa teoria: come sfruttare un'illusione.

Questo quindi fu un altro tipo di falso doppio, falso nel peso specifico. Nell'album precedente i pezzi memorabili erano tutti, dal primo all'ultimo. In questo doppio, se si raccolgono quelli decenti, si compone: "November Rain", "Don't Cry", "You Could Be Mine", magari "Get in the Ring" e poi le due cover. Anzi, per perfezionare l'operazione commerciale, il meglio fu messo sul II. Così la gente si comprava l'I e per non voler ammettere la delusione, la settimana dopo ti diceva: “Bellissimo, alla fine ho comprato anche il II” - sperando in qualcosa di meglio.

Ma poi c'è il terzo tipo di doppio album: dopo quello “di cartone” e quello “mangiasoldi”, c'è quello "esoterico". E la cosa venne in mente a Mortiis,  il quale non ha mai fatto dischi doppi, direte. In un certo senso sì, ed è qui il genio: due dischi doppi “Andem som... “ e “Fodt til...”, nel senso che le due facciate erano uguali. Ma non di presa per il culo si tratta.

Mortiis applica il principio della lettura rivelatrice introdotta da Apuleio ne “L'asino d'oro”. Un testo apparentemente monotono che deve prima spianare la strada e poi essere gustato appieno con le sue suggestioni. Te compri Mortiis e dopo tre minuti lo vuoi tirare contro il muro. Allora ti incazzi, passi al lato B, e ce lo tiri contro il muro per davvero: lo stesso brano unico ripetuto per giunta tale e quale. Poi raccogli il disco da terra e lo rimetti ed allora ti si rivela.

Il principio di Apuleio era la lettura doppia. Il senso della sua opera si sarebbe rivelato solo alla fine, come “cifra” di lettura, chiave interpretativa. E allora il lettore avrebbe voluto subito leggerlo da capo, per capirne i significati nascosti stavolta con il codice in mano. Così Mortiis dei tempi d'oro: prima ti annoia, poi ti lascia quel qualcosa che ti spinge a rimetter su il disco. E lo fai automaticamente perché il lato B parte riproponendoti da capo la stessa cosa, ma stavolta l'ascolti con un orecchio diverso e ne assorbi la mistica. Un disco a metà e doppio, che ascolti sempre due volte, perché tecnicamente va ascoltato così.

Il doppio album è in fondo questo, un non-senso artistico: o è velleitario, o è commerciale, o è esoterico. Un album doppio vero non ci sarà mai.


A cura del Dottore