17 lug 2019

SHORT STORIES - "TURN THE PAGE" (METALLICA)



Sono le 4.56 del mattino in un bar della periferia: presto per tutto, anche per pensare di essere vivi. 

Ordino un caffè e vedo le mie occhiaie riflesse nello specchio dietro ai liquori; la barista si fa la coda e inizia “Turn the Page” dei Metallica. 
Forse abbiamo sopravvalutato i Metallica; dovevamo solo calarli nel mondo americano e pensare che la loro quotidianità fosse questa. 

Nell'era del consumismo, grazie ai progressi dell'industria tecnologica e ai film, il Sogno Americano rinasce venendo mitizzato ma genera profonde spaccature economiche e sociali. Obesità nei fast food, sesso facile e/o a pagamento, armi, ricerca ossessiva di una famiglia perfetta, serial killer, poliziotti corrotti: questo è il mondo che vedono gli americani e i Metallica

“Turn the page” (una canzone del cantautore Bob Seger coverizzata dai Nostri e adattata nel mondo odierno), in questa mattina tremendamente americana della mia vita, mi trasmette la spinta per andare avanti. 

Lars Ulrich ascoltò il brano mentre percorreva in macchina il Golden Gate Bridge di San Francisco e decise di proporlo a Hetfield, così come oggi, bevendo questo caffè con una barista brutta, mi specchio nel sogno americano fallito e mi dispiace di essermela presa con Lars. In fondo è il prodotto della società in cui è immerso, in fondo siamo tutti figli del nostro ambiente con delle minime modifiche caratteriali. 

Un disincanto sporco, fatto di cemento e piscio, occhiaie e giubbotti in pelle, ma anche tanta voglia di cambiare. Bloccati nella quotidianità, ma con la testa alle mille possibilità perse

Vado a lavoro canticchiando e sorridendo amaramente: 

“When you're ridin' sixteen hours and there's nothin' much to do

And you don't feel much like ridin', you wish the trip was through

Here I am, on the road again, here I am, up on the stage

Here I go, playin' star again, there I go, turn the page"