24 set 2021

ZODIACO METAL: "VOID IN VIRGO (THE NATURE OF SACRIFICE)" (KAYO DOT)



In ogni rassegna di natura tematica che si rispetti c’è sempre l’anello ostico, quello che ti crea seri problemi e che può mandarti a puttane l’intera operazione. Prendi lo Zodiaco e il Metal: i Motorhead con “Capricorn”, gli Slayer con “Gemini”... è fatta! Il resto lo trovi su Metal Archives e figurati se nel mare magnum del metal non peschi almeno un brano per ciascun segno zodiacale! 

E così è stato (più o meno): fra mitologia, astrologia ed auto-biografia, di gente che nel metal si è occupata di segni zodiacali ce n’è stata. Ma ecco che il meraviglioso meccanismo si inceppa proprio all’altezza della Vergine (paradossale se si pensa che uno dei gruppi più popolari del metal ha adottato come monicker proprio la Vergine di Norimberga!).


Va bene, si potrebbe ricorrere a coloro che sullo Zodiaco hanno realizzato concept interi, i classici concept di dodici brani, uno per ogni segno zodiacale, che se ne trovano a tonnellate nel metal, come per esempio i già trattati Trick or Treat. Secondo le nostre ferree regole, tuttavia, non è ammesso ripetersi, bisogna che ogni brano sia siglato da un artista diverso (e sennò che rassegna è?). Affossati dal fatto che non saltava fuori un nome dignitoso che avesse trattato la Vergine, si era già pronti a ripiegare con giochi pindarici sulla “Dark Venus Persephone” dei Therion, individuando faticosi collegamenti fra il mito di Persefone e il segno della Vergine. E tutto questo perché ci sembrava una forzatura considerare il termine “Maiden” (da intendere più come “fanciulla” in senso generico) al posto di “Virgo” (nell’accezione astrologica del termine) - allora sì che di band se ne sarebbero trovate! E già ci prudevano le mani per poter scrivere qualcosa sulla bellissima “The Maiden and the Minstrel Knight” dei Blind Guardian... 

Doveroso aggiungere che la selezione dei dodici titoli avveniva in gennaio, per questo il colpaccio sarebbe avvenuto successivamente in una ulteriore disperata ricerca su Metal Archives. Tale ricerca ci ha condotti così ai Kayo Dot che, belli freschi, se ne escono con un nuovo album proprio quest’anno (“Moss Grew on the Swords and Plowshares Alike”) e con in scaletta niente meno che un brano intitolato “Void in Virgo (The Nature of Sacrifice)”. E’ fatta! Peccato solo che l’album manco sia uscito (la pubblicazione è prevista per fine ottobre). Eppure, magia delle magie, il brano, scelto evidentemente come singolo, è già disponibile su YouTube. E non solo è un bellissimo brano, valevole di essere trattato indipendentemente dalla nostra rassegna, ma pare anche che l’album stesso sia un dichiarato omaggio alle origini della band, ambendo a proporre una nuova versione di quel goth-doom metal degli anni '90 da cui scaturirono i mitici maudlin of the Well, dalle cui ceneri vengono i Kayo Dot. Musica per le nostre orecchie...

Lo dimostra il ritorno nello studio di registrazione dove i lavori dei motW furono incisi e la riesumazione di una formazione che compariva nei primi demo dei motW stessi, con il paroliere Jason Byron e il chitarrista Greg Massi a supportare il polistrumentista, nonché mente creativa, regista ed unico elemento costante del progetto nel corso degli anni, Toby Driver. Una chiusura del cerchio che si rispecchia nella celebrazione del ventennale dall’uscita dei capolavori “Bath”/“Leaving Your Body Map”, editi oramai nel lontano 2001. 

Ma, come spiegato nelle note presenti nel sito della band, “questa è una stagione molto diversa, minacciata da malattie e decadenza. Poiché Kayo Dot è un progetto che prende ispirazione dai margini dell'esistenza, la materia stimolante è stata trasformata in un altro mondo sonoro. “Moss Grew on the Swords and Plowshares Alike” ci porta al limite del vivere in un momento di crisi con il solo scopo di guardare il vuoto. Un'epopea in divenire ma squilibrata, senza un eroe che dia un senso alla sofferenza. L'album, materializzato in isolamento, ci porta nella sfera dell'archetipo, dove vediamo l'inizio e la fine di tutto, l'esaurimento della ripetizione karmica, la pietra e la cenere, l'unica reminiscenza di un passato dorato che non poteva sfuggire alla dissoluzione. La morte feconda, la vita uccide. Il tempo non è lineare. Kayo Dot è un serpente che si mangia la coda. È così finisce che la storia ricomincia”. 

Insomma, tutto fantastico, e pazienza se il testo del brano non è ancora disponibile e non è dato sapere con certezza se la vergine menzionata nel titolo sia per davvero la Vergine dello Zodiaco. Certo, se le caratteristiche della persone nate sotto il segno della Vergine sono “la razionalità, la metodicità e l'analisi, e la loro personalità non può prescindere da serietà, rigorosità, organizzazione, ordine, precisione, perfezionismo e attenzione ai dettagli, risultando persone meticolose, ossessionate e critiche, ma comunque concrete, affidabili con un forte senso del dovere”, non potevamo cadere più lontano parlando di un personaggio come Toby Driver, dalla carriera a dir poco spericolata (fra collaborazioni e progetti maturati negli ambiti più disparati) e i suoi Kayo Dot, creatura schizofrenica che ci ha abituato a un po’ di tutto e che naviga lontano dal metal da diversi anni a questa parte. 

Jazz, noise, avanguardia, musica da camera, new wave sono le scorie sopravvissute da quell’imponente opera di decostruzione che, almeno in principio, annoverava anche gothic, death metal e post-hardcore (e che nel più recente “Hubardo”, del 2013, avevano trovato un valido rigurgito del passato estremo). Come sempre non è lecito tentare previsioni o nutrire aspettative specifiche quando si parla di Toby Driver, del resto una rondine non fa primavera in casa Kayo Dot, ma è bello ritrovare lo spirito dei maudlin of the Well in “Void in Virgo (The Nature of Sacrifice)”, superba ballata di oltre nove minuti che rievoca le atmosfere oniriche e visionarie degli indimenticati capolavori del collettivo dei Massachussets. 

Di metal ve ne è poco, anche se certi intarsi di chitarra evocano quel gothic metal novantiano da cui i maudlin of the Wells avviavano il loro luminoso cammino. Incoraggiano queste reminiscenze i battiti doomici della batteria e i solismi che portano il segno indelebile di Massi, storiche sei corde dei motW. Ma laddove il doom si stempera in rarefazioni shoegaze, il metal in generale sembra un fantasma relegato in soffitta, il cui tintinnar di catene è una eco lontano sopraffatta da prelibatezze targate Talk Talk, Peter GabrielDavid Sylvian e King Crimson (quelli degli anni ottanta).

A dominare è l’intenso falsetto su uno sfondo da sogno che, almeno per questa volta, rifugge quelle tentazioni cervellotiche che in passato hanno complicato l’ascolto a più di un fan dei Kayo Dot. Le chitarre vanno e vengono, a volte scalzate da saettanti tastiere, e mentre moduli di basso dettano le coordinate armoniche, le percussioni puntualmente le spezzano con posati contro-tempi, non compromettendo tuttavia la fluidità del brano. In mezzo l'enfasi cresce, con vocalità che si erpicano verso vette watersiane;  al termine: saliscendi emotivi ed una coda chittarristica da applausi. Doveroso aggiungere che il brano debba essere ascoltato più volte per essere apprezzato in tutte le sue sfumature. 

Insomma, se l’intera avventura artistica di Toby Driver è un girovagare per nulla lineare, questo nuovo brano offre un’esperienza all’altezza della storia del suo autore, con una ricerca dei suoni che è pura emozione e compenetrazione di mondi lontani. “L'ascolto è uno dei più puri atti di resa”, si continua a leggere nelle note del sito della band, “così come l'accettazione della lotta, così come la morte. Fare musica è un abbandono totale, una devozione all'ascesa e alla caduta, all'urlo di quella che sembra essere la fine, ma che in realtà si rivela un nuovo inizio. C'è un percorso, ma nessuna destinazione. Segui il suono per entrare nel tessuto del mondo. Un percorso senza promesse ti tiene sveglio, consapevole, nella paura o nello stupore. Vedi cos'è. In un luogo dove ogni passo è sconosciuto, la vera maestria è essere trasparenti per mostrare ciò che esiste, ciò che è possibile. E ci viene mostrato che c'è tanto decadimento quanto evoluzione, tanto dolore quanto memoria, tanto andare avanti quanto guardare costantemente al passato.” 

Quanto a noi, una volta tanto queste rassegne tematiche si sono rivelate utili: lungi dal raschiare il fondo del barile del metal, grazie a questo nodo increscioso che ha rappresentato la Vergine ci siamo imbattuti in un brano che non solo è bellissimo, ma che lancia un ponte ad un’opera che promette molto molto bene e che probabilmente, anzi di sicuro, avremmo ignorato. 

La chiamano serendipità: altra costante del processo creativo di quel genio sconclusionato che risponde al nome di Toby Driver...