20 giu 2019

VIAGGIO NEL METAL ASIATICO - IL KAZAKHSTAN, "TERRENO KAPPA" SENZA TEMPO



Il Kazakhstan è un Terreno K, coerentemente con l’iniziale. Cos’è un Terreno K? Secondo un caposaldo della filmografia horror, “Zeder” di Pupi Avati (1983), si dicono terreni K quei luoghi fisici in cui le leggi di continuità del tempo e dello spazio non sono rispettate, cosicché i morti possono tornare in vita, grazie ad un ciclo temporale continuamente rinnovato.

Geograficamente, il Kazakhstan si stende a ponte tra la media Asia e la Cina per un territorio piuttosto ampio. In questo paese vivono gruppi vetero-metal, che operano secondo gli stilemi del metal anni 80 pur essendosi formati dopo, con un effetto che ha qualcosa di inquietante, e non può ascriversi a semplice bravura filologica nel riproporre i sottogeneri di quel periodo. In Kazakhstan sono gli anni ’80 e contemporaneamente è il 2019. Complessivamente ci sono ben 10 gruppi il cui genere è indicato come “heavy metal” o “power metal”, e ben 8 definiti “thrash” su un totale di 52. Titoli come Magia Metallica degli Inferno XIII ci ripagano del fatto di non trovare facilmente la loro musica, e si ricordano quei dischi irreperibili che invano si sperava di trovare sul fondo degli scaffali.

Le Lamia, con logo in stile banda dei Guerrieri della Notte e trucco tra il glam e il dark, inaugurano il metal rock kazako prima della caduta del muro, nel 1989, e sono già anacronistiche.

Gli In Thy Serpent fanno rivivere lo spirito dei primi Death SS, recuperandone la morbosità, l’artigianalità e addirittura la maglia a rete di scena di Steve Sylvester. Gustatevi “Cassandra’s secret pleasures” (improbabile titolo da horror erotico).

Gli Holy Dragons suonano, con magliette di Rainbow, Dio, Kreator, Iron Maiden, un power metal melodico senza tempo. Mentre a fine anni ’90 il power metal era rifondato sulle basi del decennio passato, in Kazakhstan eravamo direttamente nel decennio passato. Con tutte le sue ingenuità, le sue sonorità e i suoi limiti gratuiti, tipici di chi ancora non conosce il futuro. Chi rifonda tradisce una consapevolezza del genere, e quindi una visione retrospettiva. Qui invece siamo mentalmente portati indietro nel tempo a rivivere la sensazione di novità e di pionierismo, così come di incertezza, delle prime ondate metal.

I Turbothrash, al grido di “Revolution” rivoltano zolle di terra come agricoltori thrash di decenni fa, i Demonio saltellano tra thrash e death con qualche riferimento in particolare ai Sadus.

Non che non ci siano in Kazakhstan gruppi moderni e modernisti, ma francamente non è la parte più succulenta né – paradossalmente – viva. Potrei quindi citarvi vari nomi; mi limito ai Temptum, autori di un singolo EP che percorre generi “intorno” al death-doom in maniera decisamente elegante.

La forza di questo paese sono invece i gruppi anacronistici da una parte, che abbiamo citato; e poi quelli completamente fuori controllo, che veniamo tosto a citare.

I miei idoli kazaki sono gli Scolopendra Cingulata, che, sobriamente, prendono il nome da una delle specie “meno velenose” di scolopendra, come ci chiarisce l’enciclopedia. I nostri eroi migrano in Russia, fondano una loro etichetta discografica per prodursi il disco, e lì aspettano come nelle fiabe, preannuciando un ritorno non appena “l’etichetta sarà decollata”. Come possa decollare se non producono il disco è un mistero, ma cinque anni ormai sono passati, e i nostri eroi non fanno ritorno. Di loro possiamo comunque apprezzare un black crudo e guerresco, che alterna parti folk ad altre più “marce”.

I grandissimi Butchery si guadagnano la citazione in Metal Archives. Non sappiamo chi sono, non sappiamo di cosa parla “la” loro canzone, né come si intitola, ma evidentemente la loro esibizione live insieme ai Терем deve essere stata epocale. Lo testimonierà per sempre uno split live, con una decina di brani dei Терем e in chiusura il parto irripetuto dei Butchery.

I Biermacht, dal nome, dovrebbero essere i Tankard kazaki. La discografia comprende un demo, in cui – si precisa – sono incluse “Lord distress”, “Intervention”, e “The fly”. Canzoni di per sé note a tutti noi, chissà quante volte le avrete canticchiate senza sapere che erano opera dei Biermacht. Sapendo invece che sono opera loro, in compenso le possiamo cercare direttamente, e non le troveremo da nessuna parte.

I Necrotroopers, progetto rumorista di fratello e sorella, propongono divagazioni ambient sulla metafisica dei Grandi Antichi, ma anche fortunatamente brutal minimalista con grafica da vecchio demo d'era predigitale. Hanno una simpatica peculiarità: compongono brani di mezz'ora ciascuno ("Rat Warlord" presenta 6 brani per 2h e 40' di durata!).

Un paese quindi atipico, che non riesce a far del gran metal contemporaneo, o comunque non dice niente di nuovo su questi fronti. In Kazakhstan, come in tutti i terreni K, le piante e gli alberi nascono ma non crescono mai, sono irretite da una dimensione a-cronica in cui il tempo non scorre, e ritorna su se stesso, rendendo attuale il passato o passato l'attuale.

A cura del Dottore

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