Il Kazakhstan è un Terreno K, coerentemente con l’iniziale. Cos’è
un Terreno K? Secondo un caposaldo della filmografia horror, “Zeder”
di Pupi Avati (1983), si dicono terreni K quei luoghi fisici in cui le leggi
di continuità del tempo e dello spazio non sono rispettate, cosicché
i morti possono tornare in vita, grazie ad un ciclo temporale
continuamente rinnovato.
Geograficamente, il
Kazakhstan si stende a ponte tra la media Asia e la Cina per un
territorio piuttosto ampio. In questo paese vivono gruppi
vetero-metal, che operano secondo gli stilemi del metal anni 80 pur
essendosi formati dopo, con un effetto che ha qualcosa di
inquietante, e non può ascriversi a semplice bravura filologica nel
riproporre i sottogeneri di quel periodo. In Kazakhstan sono gli anni
’80 e contemporaneamente è il 2019. Complessivamente ci sono ben 10 gruppi il cui genere è indicato come
“heavy metal” o “power metal”, e ben 8 definiti “thrash”
su un totale di 52. Titoli come Magia Metallica degli Inferno
XIII ci ripagano del fatto di non trovare facilmente la loro musica,
e si ricordano quei dischi irreperibili che invano si sperava di
trovare sul fondo degli scaffali.
Le Lamia, con logo in
stile banda dei Guerrieri della Notte e trucco tra il glam e il
dark, inaugurano il metal rock kazako prima della caduta del muro,
nel 1989, e sono già anacronistiche.
Gli In Thy Serpent fanno rivivere lo spirito dei primi Death SS, recuperandone la morbosità, l’artigianalità e addirittura la maglia a rete di scena di Steve Sylvester. Gustatevi “Cassandra’s secret pleasures” (improbabile titolo da horror erotico).
Gli In Thy Serpent fanno rivivere lo spirito dei primi Death SS, recuperandone la morbosità, l’artigianalità e addirittura la maglia a rete di scena di Steve Sylvester. Gustatevi “Cassandra’s secret pleasures” (improbabile titolo da horror erotico).
Gli Holy Dragons suonano, con magliette di Rainbow, Dio, Kreator, Iron Maiden, un power metal
melodico senza tempo. Mentre a fine anni ’90 il power metal era
rifondato sulle basi del decennio passato, in Kazakhstan eravamo
direttamente nel decennio passato. Con tutte le sue ingenuità, le
sue sonorità e i suoi limiti gratuiti, tipici di chi ancora non
conosce il futuro. Chi rifonda tradisce una consapevolezza del
genere, e quindi una visione retrospettiva. Qui invece siamo
mentalmente portati indietro nel tempo a rivivere la sensazione di
novità e di pionierismo, così come di incertezza, delle prime
ondate metal.
I Turbothrash, al grido
di “Revolution” rivoltano zolle di terra come agricoltori thrash
di decenni fa, i Demonio saltellano tra thrash e death con
qualche riferimento in particolare ai Sadus.
Non che non ci siano in
Kazakhstan gruppi moderni e modernisti, ma francamente non è la
parte più succulenta né – paradossalmente – viva. Potrei quindi
citarvi vari nomi; mi limito ai Temptum, autori di un singolo EP che
percorre generi “intorno” al death-doom in maniera decisamente
elegante.
La forza di questo paese sono invece i gruppi anacronistici da una parte, che abbiamo citato; e poi quelli completamente fuori controllo, che veniamo tosto a citare.
I miei idoli kazaki sono
gli Scolopendra Cingulata, che, sobriamente, prendono il nome
da una delle specie “meno velenose” di scolopendra, come ci
chiarisce l’enciclopedia. I nostri eroi migrano in Russia, fondano
una loro etichetta discografica per prodursi il disco, e lì
aspettano come nelle fiabe, preannuciando un ritorno non appena
“l’etichetta sarà decollata”. Come possa decollare se non
producono il disco è un mistero, ma cinque anni ormai sono passati,
e i nostri eroi non fanno ritorno. Di loro possiamo comunque
apprezzare un black crudo e guerresco, che alterna parti folk ad
altre più “marce”.
I grandissimi Butchery si
guadagnano la citazione in Metal Archives. Non sappiamo chi sono, non
sappiamo di cosa parla “la” loro canzone, né come si intitola,
ma evidentemente la loro esibizione live insieme ai Терем deve essere stata epocale. Lo testimonierà per sempre uno split
live, con una decina di brani dei Терем e
in chiusura il parto irripetuto dei Butchery.
I Biermacht, dal nome,
dovrebbero essere i Tankard kazaki. La discografia comprende un demo,
in cui – si precisa – sono incluse “Lord distress”,
“Intervention”, e “The fly”. Canzoni di per sé note a tutti
noi, chissà quante volte le avrete canticchiate senza sapere che
erano opera dei Biermacht. Sapendo invece che sono opera loro, in
compenso le possiamo cercare direttamente, e non le troveremo da
nessuna parte.
I Necrotroopers, progetto
rumorista di fratello e sorella, propongono divagazioni ambient
sulla metafisica dei Grandi Antichi, ma anche fortunatamente brutal
minimalista con grafica da vecchio demo d'era predigitale. Hanno una simpatica peculiarità: compongono brani di
mezz'ora ciascuno ("Rat Warlord" presenta 6 brani per 2h e 40' di durata!).
Un paese quindi atipico,
che non riesce a far del gran metal contemporaneo, o comunque non
dice niente di nuovo su questi fronti. In Kazakhstan, come in tutti i
terreni K, le piante e gli alberi nascono ma non crescono mai, sono irretite da
una dimensione a-cronica in cui il tempo non scorre, e ritorna su se
stesso, rendendo attuale il passato o passato l'attuale.