11 dic 2021

RECENSIONE: BLOOD CEREMONY - "LORD OF MISRULE"

 



La verità è che questa recensione non avrei voluto scriverla.

Avrei preferito continuare ad avere le idee confuse sulla musica dei Blood Ceremony, mantenere l'indecisione su "Lord of Misrule" e più in generale su questo genere di revival di hard rock settantiano con voce femminile.

Avrei preferito continuare ad ascoltare qualcosa su Spotify, annotare mentalmente qualche informazione e rimandare a data da destinarsi il giudizio completo sul disco dei Blood Ceremony.

Mi mancava l'urgenza di esprimere le opinioni, non mancava il tempo, perché, se c'è una cosa che la pandemia ci ha restituito, sono i minuti che prima scorrevano veloci nelle giornate.

Mentre mi preparavo mentalmente ai nuovi decreti, ho deciso di comprare questo album e ascoltare subito la proposta di doom mistico, folkloristico e sexy dei canadesi.

La parte sexy è da attribuire alla cantante e flautista Alia O'Brien che mi ha stregato subito, devo essere onesto, e anziché prendermela con chi tacciava di debolezza questa uscita rispetto alla precedente (ma in fondo è quasi sempre così o sbaglio?), me la sono presa con me stesso.

Non avevo capito niente del genere e del gruppo!

Va detto a mia parziale scusante che la mia vita è sempre stata lontana dal revival settantiano, dall'immaginario oscuro del doom che strizza l'occhio all'hard rock; insomma la mia vita è sempre stata lontana da Lee Dorrian (ringraziato ovviamente nel booklet) o da quelle ragazze con le unghie nere che suonano il flauto e ammiccano come Morticia AddamsPerciò tutto ciò giustificava, almeno in parte, la mia reticenza a parlare di questo genere. Ma in ogni caso devo ammettere di esser stato superficiale.

Non avevo capito che lo spirito di questi ragazzi sarebbe stata una gradevole colonna sonora delle mie giornate in zona arancione, non avevo compreso quanto mi sarebbe piaciuto il flauto in stile Jethro Tull di Alia, non avevo messo a fuoco che i Blood Ceremony sono in parte uno stereotipo che giace dimenticato nella polvere e negli scaffali del progressive, ma sono anche un gruppo in cui si inciampa volentieri nel mondo contemporaneo a metà tra gli Uriah Heep, gli Electric Wizard e i Ghost (con cui peraltro sono andati in tour).

Questo mi pare il centro del ragionamento su questi ragazzi canadesi: guardare oltre il loro mondo vintage, oltre la cantante attraente, oltre lo spirito settantiano, oltre il fascino folk rock malinconico... c'è qualcosa in più in loro che li differenzia dal calderone di questi stereotipi: la capacità di calarsi nei nostri giorni (o almeno nei miei)...

Il mondo in cui siamo nati è andato avanti, immutabile ai nostri occhi; le tipe come Alia O'Brien si sono sempre circondati di pelati con la barba, le canzoni di queste genere hanno sempre riempito le piste dei locali alternativi dopo un concerto dark, si è sempre sorteggiato una birra adocchiando quelle con le gonnelline nere e i capelli lisci neri, sapendo che qualcosa avremmo strappato dalle loro bocche...siamo affogati negli stereotipi ma poi c'è qualcosa in più.

O meglio: c'è qualcosa in più? mi sono chiesto...

Questo è un album rock scorrevole, psichedelico, piacevole; soft doom andrebbe definito, se non fosse un ossimoro, imperfetto ma come diceva Jane Austen: "Forse sono proprio le nostre imperfezioni a renderci perfetti l'uno per l'altro". 

Se poi Alia decide di passare da queste parti e vuole provare l'emozione di non avere il solito pelato con la barba accanto, io cerco di tenermi libero...

Voto: 7,5

Canzome top: "Lord of Misrule"

Momento top: la seconda parte di "Tje Devils widow"

Canzone flop: "Flower Phantoms"

Dati: 2016, 9 canzoni, 44 minuti

Etichetta: Rise Above Records