8 mar 2023

"ANNEKE 50" - MA PUO' PASSARE IL TEMPO PER UNA DEA?

 


Celebrare un compleanno di una Dea è, evidentemente, impossibile: le divinità non hanno età.

Fittiziamente, quindi, Anna Maria van Giersbergen, per tutti soltanto “Anneke”, oggi compirebbe 50 anni. Uso il condizionale perchè sappiamo che non è così. Del resto, se un Essere Superiore di natura femminile doveva scegliersi una data da far risultare all’anagrafe, non poteva che optare per il giorno della Festa della Donna.

Sto seguendo, tramite i social, il suo tour 2023, composto da una quarantina di date in teatro (ormai la dimensione più congeniale all’espressione della sua Arte) a cantare il repertorio di Kate Bush. La cantautrice britannica, da una dozzina d’anni, non sta incidendo nuovo materiale ma, per sua fortuna, Anna Maria ha deciso di onorarla attraverso questo tour-tributo che ha già registrato diversi sold out. Inutile dirvi che, anche prendendo una canzone a caso dell’esibizione, si rimane al solito esterrefatti dalla sua infinita classe e superiorità verso qualsiasi altra ugola in circolazione. E questo detto senza alcun tipo di partigianeria…

È chiaro che per noi metalheads il suo nome sarà per sempre legato a quanto fatto nella sua prima parte di carriera con i The Gathering, quando la sua voce ci stregò sin dal suo primo vocalizzo, quel It has been always been in the back of my mind con cui si apriva “Strange Machines” e, con essa, il capolavoro “Mandylion” (1995). Amore a primo ascolto, lo potremmo definire. Per me, così come per tanti 18enni dell’epoca. Un amore totale, puro, spirituale. Quasi sacrale (e si che l’allora ventiduenne Anneke era pure una gran bella ragazza). Ma con lei neppure passavano per la mente ‘pensieri impuri’.

Da quel 1995, AvG ci ha regalato solo gioie, a profusione e per un decennio abbondante: “Nighttime Birds”, “How to Measure a Planet?”, lo splendido (e incredibilmente sottovalutato) “If_Then_Else”, fino ai delicatissimi “Souvenirs” e “Home”, gli ultimi due masterpiece degli olandesi con la sua voce.

Ma quando uscì “Home” (2006) la vita di Anneke era già definitivamente cambiata: il 20/02/2005, infatti, era nato Finn, suo figlio, avuto dalla relazione con il batterista Rob Sneijders (meteora dei grandissimi Celestial Season e uomo molto, ma molto, ma molto fortunato…) che di lì in avanti l’accompagnerà, oltre che nella vita, anche in diversi progetti musicali. In primis quegli Agua de Annique che furono una parentesi della carriera non riuscitissima, questo va detto, tanto che vennero abbandonati dopo pochi anni per dedicarsi all’omonimo progetto solista, a tutt’oggi attivo. A tal proposito, ascoltate l’ultimo, buonissimo, “The Darkest Skies Are the Brightest” (2021) per i tipi della Inside Out. Un disco leggiadro, vergato a fuoco, manco a dirlo, dalla sua voce ultraterrena che, nel corso degli anni, continua a crescere tecnicamente e a incantare cuori e anima di chi la ascolta.

Ovviamente, tutti la cercano e tutti la vogliono anche nel suo “vecchio mondo” di riferimento, cioè quello Metal; ambiente col quale continua ad avere sia un proficuo scambio di collaborazioni - dai Moonspell agli Anathema, passando addirittura per i Napalm Death (sic!), delle sue prestazioni si sono avvalsi in tanti - sia delle vere e proprie ‘posizioni’ autonome come dimostrano i progetti, portati anche in sede live, dei The Gentle Storm (in collaborazione fifty-fifty con il solito Lucassen) e VUUR (di cui il nostro mementomori ci ha regalato un sentito live report qualche tempo fa). Anche se, va ricordato, le due collaborazioni più durature e artisticamente riuscite, non a caso, rimangono quelle con le due menti più autorevoli in campo metal degli ultimi 25 anni: il succitato Arjen A. Lucassen e Devin Townsend.

Comunque, a 50 anni Anneke sembra aver trovato la sua dimensione in una libertà artistica totale: fa quel che vuole, quando vuole abbracciando una concezione di rock a 360° capace di inglobare le più disparate influenze. Tanto, lo sappiamo, ogni ‘cosa’ che tocca si tramuta in meraviglia.

A beneficio di tutti coloro che, magari, finora avessero vissuto su Ganimede, oggi Metal Mirror vi propone una breve tracklist di dieci tra le interpretazioni che sono maggiormente rappresentative, ad oggi, della parabola artistica di AvG.

1)        "Eleanor” (da “Mandylion”, 1995)

2)        "The May Song” (da “Nighttime Birds”, 1997)

3)        "Valley of the Queens” (guest in “Into the Electric Castle”, Ayreon, 1998)

4)        "Marooned” (da “How to Measure a Planet?”, 1998)

5)        "Saturnine” (da “If_Then_Else”, 2000)

6)        "You Learn About It” (da “Souvenirs”, 2003)

7)       "Alone” (da “Home”, 2006)

8)       "True North” (guest in “The Retinal Circus”, D. Townsend, 2013)

9)        "The Moment” (da “The Diary”, The Gentle Storm, 2015)

10     "Freedom – Rio” (da “In This Moment We Are Free – Cities”, VUUR, 2017)

Dieci brani, giusto così…per gradire e stimolare la curiosità.

Da parte nostra, non resta che fare gli auguri ad Anneke, il cui nome, personalmente, pronuncio ogni giorno, come una sorta di ‘memento’ affinchè l’abbia sempre presente (operazione resa più semplice in quanto Anneke è anche il nome della mia gatta…)

 A cura di Morningrise