La Festa delle Donne cade a pennello quest'anno, proprio nel momento in cui sentivo l’irrefrenabile esigenza di parlare ancora una volta di Anneke Van Giersbergen, una donna veramente speciale: una di quelle figure femminili che per davvero hanno operato con successo ai fini della emancipazione della donna nella società.
Non scomodando icone immortali come Artemisia Gentileschi (che certo non ha bisogno di presentazioni) o Amelia Mary Earhart (per chi non lo sapesse, la prima donna ad aver pilotato un aereo), nel suo piccolo la cantante olandese ha contribuito all’avvio della felice stagione delle front-woman band nel maschile e maschilista mondo del metal, che non è poco.
Ma non scrivo di Anneke perché è uscito qualche giorno fa il suo ultimo album solista dall'incoraggiante titolo "The Darkest Skies are the Brightest" (niente a che fare con il metal) e neppure perché oggi è il suo compleanno (nemmeno a farlo apposta, è nata l'8 marzo - a proposito, auguri Anneke!): no, se scrivo di lei è solo per un puro moto di nostalgia, per il fatto che proprio in questi giorni mi sono ritrovato a riascoltare, dopo tanti anni, gli album dei Gathering, e dopo tutto questo tempo sono ancora qui a sorprendermi ed emozionarmi per quelle straordinarie corde vocali.
Ricordo ancora la prima volta che ascoltai “Mandylion” e le sensazioni che provai nell’udire quella voce cosi forte, epica, fluida, confidenziale, dalle inflessioni impreviste e dalle mille sfumature, una timbrica così unica che non potetti ricondurla a nessun altra nella storia né del metal né del rock. Perché Anneke Van Giersbergen è talento allo stato puro, ed è solo al suo talento che dobbiamo la sua ascesa ed influenza nel mondo musicale.
C’è da dire anzitutto che la band, portatala a bordo, non ha certo puntato sull’immagine: basti riguardare la foto nel booklet interno di “Mandylion”, una minuta foto in bianco e nero in cui i membri della band figurano in abbigliamento invernale, su sfondo forestale. Un quadretto dove la Nostra non spicca di certo, con poco trucco, i capelli legati e un ampio maglione di lana grezza: non proprio il ritratto della femme fatale.
È brutto doverlo ancora constatare nell'anno di grazia 2021, ma tutte le volte che una donna deve affermarsi in un ambiente maschile, che sia una posizione manageriale a lavoro, una carica importante nelle istituzioni o un ruolo di potere in politica, purtroppo il più delle volte viene notata per il suo aspetto esteriore o ben considerata perché si comporta da maschio. Nonostante i passi avanti compiuti e la maggior sensibilizzazione sul tema, la disparità fra generi rimane forte e netta ancora oggi, e non fa eccezione il metal, dove il pubblico da sempre è prevalentemente maschile. Le grandi band di hard rock e metal sono composte da maschi e la presenza femminile, almeno nel corso degli anni settanta ed ottanta, è stata registrata come una eccezione. Un paio di esempi: Lita Ford era più che altro una rocker che veniva ricollegata al metal più per i vari flirt con esponenti di spicco dell'ambiente, che per la musica in sé, assai insipida e dolciastra; facendo inoltre leva sulla sua avvenenza fisica, la Nostra andava solo a confermare le tendenze maschiliste vigenti in quegli anni nell'hard rock. Quanto a Doro Pesch, che invece possedeva un background heavy metal tout court, andava ad affermarsi, oltre che per le innegabili qualità canore ed attitudinali, ricalcando il modello maschile del cantante metal, imitandone la mascolinità, con aggressività e grinta sopra le righe. Insomma, la pupa e il maschiaccio...
Anneke, come si è detto, non si è imposta per l’immagine, né scimmiottando modelli esistenti, tantomeno maschili. Si è fatta notare per il talento, perché il suo talento semplicemente non poteva passare inosservato. Sulla sua pagina di Wikipedia, nelle brevi note biografiche, si legge che, nativa della piccola cittadina Sint-Michielsgestel, si aggiudicava già un premio di canto alla tenera età di sette anni: una vera bambina prodigio, uno di quei classici casi in cui il destino di una persona è segnato fin dall’infanzia per una dote che spicca sulle altre.
Nata nel 1973, si unisce ai Gathering a soli ventuno anni, nel 1994, dopo essersi fatta le ossa nel coro della scuola ed aver maturato trascorsi musicali in ambito blues, jazz, folk e funk. Indica fra le sue più importanti influenze Prince, Ella Fitzgerald e Thom York dei Radiohead (influenza che emergerà soprattutto nella seconda parte della sua carriera). E forse, quella di essersi unita ad una band metal, è stata una delle tante variabili possibili della sua esistenza: quel che è certo è che la cantante, in un modo o nell'altro, avrebbe trovato la sua via nel mondo della musica.
Anneke non è nata con il metal nel sangue e, onestamente parlando, il metal nel sangue non lo ha mai avuto, ma forse proprio questa caratteristica è stata il suo vantaggio, la sua vera forza, ciò che l’ha resa così diversa, così unica nel metal. Si pensi alle sue “rivali” dell’epoca, Liv Kristine Espenaes e Kari Rueslatten, che anch’esse debuttavano discograficamente con le rispettive band nel 1995. La prima era un soprano che non svolgeva un ruolo di front-woman, in quanto nei Theatre of Tragedy le voci erano due, una femminile ed una maschile in growl, e proprio sulla loro alternanza, anzi, sul loro contrasto si basava la formula promossa dalla band norvegese. Il canto etereo di Kari Rueslatten, invece, era un "elemento nel paesaggio" che valeva almeno quanto gli altri strumenti nella musica atmosferica e ricca di suggestioni dei 3rd and the Mortal.
Anneke, invece, non si presentò al mondo del metal né come una cantante lirica di estrazione classica, come spesso è capitato nel metal, né come una musa mistica chiamata a dispensare intimismo e glorificare il grande Nord. Mi immagino la scena, invece, di questa ragazza semplice e solare che si presenta alle audizioni armata solamente del suo sorriso e della sua incredibile voce. E le ganasce spalancate dei componenti della band che franano a terra dallo stupore dopo un paio di prove insieme. I miracoli in musica, probabilmente, accadono proprio cosi, quando le cose non vengono calcolate, quando semplicemente dei talenti si incontrano, meglio ancora se appartenenti ad universi stilistici diversi.
La voce di Anneke si è andata ad amalgamare perfettamente, per forza e per espressività, ai contorni del gothic metal, prima, e a quello del rock alternativo, poi. Con un paio di effetti da non sottovalutare. Il primo è di aver influenzato molte cantanti, sebbene nessuna sia stata in grado di ripeterne lo stile unico. Il secondo, ben più importante da un punto di vista sociologico, è di aver dato forza a molte altre band metal nell'annoverare nella propria line-up un’ugola femminile. Con il risultato che, a cinque lustri dall’uscita di “Mandylion”, è oggi cosa normale e pacifica ritrovarsi con front-woman di successo, non solo in ambito gothic e nel symphonic, ma anche nel metalcore e nel generi estremi, dove le nostre eroine sono in grado di sfoderare ottenebranti growl da fare invidia ai colleghi maschietti.
E' un vero peccato che Anneke non sia più nell'organico dei Gathering, perché con la sua prima band la cantante ha letteralmente dato il meglio di sé: non solo perché il combo olandese è formato da musicisti superlativi che hanno dimostrato la capacità di scrivere brani stupendi e cavalcare un’evoluzione strabiliante dal gothic metal a quel “trip-rock” (per loro definizione) venato di elettronica e suoni alternativi. Ma anche perché l’alchimia raggiunta, il fatto di essere cresciuti insieme, rendeva i Gathering con Anneke un'entità veramente speciale, un evento irripetibile. La carriera di Anneke sarebbe proseguita con fortune alterne fra progetti solisti ed eccellenti collaborazioni, ma quella magia non si sarebbe più replicata.
Rimane (da ascoltare e riascoltare) quel sestetto di album imperdibili, così diversi eppure così coerenti con il cammino compiuto. Grazie dunque Anneke (e compagni) per “Strange Machines”, “Eléanor”, "In Motion", "Leaves", per “The May Song”, “Kevin’s Telescope” e “Nighttime Birds”, per “Frail”, “Travel”, e per “Amity”, e per “Broken Glass”, “Souvenirs”, "Waking Hour", “Home” e per tutta la bellissima musica che avete condiviso con noi!