21 nov 2021

ZODIACO METAL: "MOON IN THE SCORPIO" (LIMBONIC ART)



Che succede quando la Luna entra nello Scorpione

Allora, in base a quanto ho capito, le caratteristiche della luna sono nascoste in associazione a questo ingresso. Ciò equivale ad un'aggressività celata che cova per poi esplodere da sotto un'apparenza di dolcezza e placidità. Insomma un giro di parole per dirvi ciò che siete, come la lettura di un tarocco

"Moon in the Scorpio" (1996) dei Limbonic Art fu un disco di un gruppo nuovo che destò entusiasmo, come ormai ne spuntavano a decine. Si inseriva in maniera netta nel sottogenere del black sinfonico, e utilizzava le tastiere per ottenere quell'effetto che è definito “siderale”. Il suono arioso delle tastiere suggerisce contemporaneamente spazialità e proiezione, e quando il timbro è quello duttile e metallico che usano i Limbonic Art, si adatta molto bene a fantasie astrali. 

Un simile effetto lo ricercarono in passato i Nocturnus, che in ambito death metal usarono la tastiera per illustrare storie fantascientifiche o scenari futuribili. La copertina poi, opera dello stesso Morfeus (l'altro è Daemon) è ulteriormente efficace e coerente. Una sagoma vampiresca che si staglia contro il disco lunare, dalla cima di un picco roccioso. La figura ci guarda, esattamente il contrario della maniera dei paesaggi romantici, in cui il protagonista è ritratto di spalle o di lato, ed è riempito dalla natura che lo circonda. Se in quei quadri è la natura che sostituisce il volto umano, e ne rappresenta l'emozione, in questo quadro l'emozione è consapevolmente rimbalzata da sguardo a sguardo. Così come farebbe un mago, una strega, che vogliono ammaliare con lo sguardo. Quindi si può parlare di un romanticismo “di ritorno”? Forse. Ma in questo è compreso un significato ulteriore: il paesaggio che ti guarda in faccia, anziché essere la proiezione dei suoi sentimenti, ricorda l'aforisma per cui “se guardi troppo a lungo l'abisso, sarà l'abisso a guardare dentro te”. Se ascolti troppo a lungo il black metal, sarà il black metal a guardare dentro te. 

Morfeus è autore anche di una grande copertina, quella dell'unico disco degli Odium, “The Sad Realm of the Stars", dal tono malinconico e crepuscolare. Un dipinto simile, di cui però ignoro l'autore, è quello della copertina dei Keep of Kalessin, “Through times of war” (1998), con un castello stagliato contro una luna piena semioscura. Al di là del senso pratico della caratterizzazione astrologica (nessuno), è evidente che la scelta del titolo “Moon in the Scorpio” voglia alludere a questa esegesi. In particolare, essa è a mio avviso espressa perfettamente dallo sviluppo iniziale del brano omonimo. I primi versi salmodiati introducono poi un movimento arioso di tastiere su un ritmo ondeggiante, che poi si inasprisce improvvisamente con un'accelerazione orchestrale, sempre orpellata dalle tastiere. Si tratta di uno di quei cambi di tempo che da soli spiegano cosa sia il black. 

Su internet si discute molto dell'effettiva importanza dei Limbonic Art, da molti ritenuti sopravvalutati e sostanzialmente uguali a mille altri. Diciamo che i numeri parlano da soli in termini di gradimento: i primi due dischi su Youtube si assestano sulle 393000 visualizzazioni (Moon...) e 216000 ("In Abhorrence Dementia", il successivo). Dopo di che si precipita a 73000 con "Epitome of Illusions", 12000 per "Ultimate Death Worship", e nell'ordine delle migliaia per i successivi. 
I Limbonic Art sono insomma delle meteore, sempre per rimanere in tema spaziale. Ma non è una colpa, perché in fin dei conti somigliano, in questo modo, a quelle comete maledette che passano una volta ogni mille anni, portandosi dietro una scia di perturbazione e di malombra. Purtroppo, nella loro scia appunto rimangono frammenti e scorie della loro luminosità, che stanno a "Moon in the Scorpio" come il torsolo sta alla mela. Anche l'uso della tastiera si è divenuto incerto, nascosto dietro un muro di brusio chitarristico con intenti stilisticamente non chiari. Scompaiono parallelamente i colori fluorescenti delle copertine (azzurro-viola) e le atmosfere spaziali, qualsiasi cosa questo voglia dire. La fuga tra le stelle del black metal è durata poco, fino ad ora non siamo arrivati lontano. Probabilmente, secondo la concezione di Euronymous, è già una bestemmia pensare al black metal come ad una fuga, per lui era piuttosto una proiezione all'indietro, dentro la terra. 

A ritroso nel tempo, i proto-black deathsters Beherit avevano provato a prosciugare la luna ("Drawning down the Moon", 1993), o a ritirarsi dalla luna, o altre traduzioni dal senso non lontano. Il collasso del cosmo sulla terra o l'esplosione della terra verso il cosmo? Due direzioni del metal, contrazione ed espansione, che ancora oggi sono momenti alternati del sentire black: l'infinito slancio e l'infinita immobilità. Lo sguardo sull'abisso o l'abisso che ti entra dentro. Che poi fanno capo allo stesso senso di smarrimento infinito. Il re che guarda sconsolato il suo regno di stelle dal trono è triste come il più piccolo degli uomini. Perché il cielo in cui le tastiere dei Limbonic Art ti portano a spasso alle velocità disumane della batteria elettronica è, in fondo, un deserto, una “prigione senza confini” (per dirla con De André).

A cura del Dottore