Devo ammettere una cosa molto triste. Complice la vecchiaia, probabilmente, sto rinvenendo in me un approccio alla musica che mi era estraneo fino a qualche anno fa. Il fatto, ossia, di non saper resistere al richiamo della f...ehm, del fascino femminile. E questo accade sempre di più in modo palese e manifesto, come quei vecchi signori che non sanno trattenere un apprezzamento bonario innanzi ad una bella donna che incontrano, celando dietro a quella che vorrebbe essere galanteria un universo di percezione e pensiero radicalmente maschilista, ove la donna può e deve brillare più che altro per meriti estetici.
Ho sempre apprezzato molto poco coloro che, nel metal, associano sistematicamente espressioni come “bella oltre che brava” ad una frontwoman, implicitamente confermando il maschilismo serpeggiante degli ambienti metal (due pesi e due misure, perché, per esempio, mai ci sogneremmo di descrivere come bello l’Axl Rose dei tempi d’oro, o sottolineare il bel fisico di Eric Adams o Joey DeMaio – brrrrrrr). Il mondo del metal, del resto, è anche mondo di repressione sessuale, fatto di uomini per uomini (almeno queste erano le condizioni iniziali) dove la donna (quella “strana cosa”) era esclusa come sempre accade in quelle serate fra adolescenti innanzi ad una maratona di Risiko.