L’altra sera al ristorante un mio
amico ha preso la panna cotta ai frutti di bosco come dessert. Subito dopo aver
concluso l’ordinazione al cameriere, mi ha confessato di avere un debole per
quel dolce e a me è venuto in mente questo disco degli Anthrax.
Sono passati 25 anni da “Sound of
The White Noise” che tanto ho apprezzato nella mia vita musicale, sarà perché a
me la presenza di Belladonna alla voce ha sempre trasmesso poca incisività,
sarà perché amo le tonalità di Bush, sarà perché in quel periodo mi ha tenuto
fuori dalla moda dilagante per il mondo grunge, sarà anche perché mi ha
stregato fin da subito “Only” tanto da diventare una delle mie canzoni più
gettonate sotto la doccia.
Non c’è qui molto spazio per il
passato degli Anthrax, gli esordi e i dischi seminali della band sono alle
spalle come pietre miliari, ma la virata di “Sound of The white Noise” è una
delle migliori produzioni che il genere thrash ha saputo fare allontanandosi
dai suoi stilemi classici.
La contaminazione in questo genere ha spesso creato ibridi poco riusciti, soprattutto in un periodo in cui il thrash si stava macchiando per sempre del germe dato dal Black Album dei Metallica, gli Anthrax scelgono una via piena di groove e confezionano un disco fresco e coraggioso.
La contaminazione in questo genere ha spesso creato ibridi poco riusciti, soprattutto in un periodo in cui il thrash si stava macchiando per sempre del germe dato dal Black Album dei Metallica, gli Anthrax scelgono una via piena di groove e confezionano un disco fresco e coraggioso.
Scotti Ian & soci non sono
nuovi a collegamenti con altri mondi (basti ricordare la collaborazione con i
Public Enemy), ma in questo caso compiono un passo più maturo: restano loro pur
migliorando. Come quando chiedi un parere a tuo figlio ed invece di sentire un
commento infantile, ti accorgi d’un tratto che è cresciuto e quel giovane
ragazzo sta delineando le sue caratteristiche da adulto. Così questo album
contiene il sound Anthrax, ma lo supera con maturità e lo testimonia anche la
ballad “Black Lodge” scritta con la collaborazione di Angelo Badalamenti dove
gli echi grunge emergono, ma sempre con personalità.
È una mosca bianca questo rumore
bianco degli Anthrax, perché seguiranno album controversi che porteranno
il gruppo quasi in oblio, ma contiene i crismi di un album top e sottovalutato
come tutte le cose a cui Bush partecipa.
Come quelle persone che in una
discussione in trattoria parlano e arriva il cameriere a prendere le
ordinazioni a metà discorso, così John Bush non porta particolarmente fortuna
ai dischi in cui canta e questa volta forse sarò io per lui ad ordinare a
squarciagola una bianca panna cotta!