I 10 MIGLIORI ALBUM DELLE CULT BAND (ANNI '80)
CONCLUSIONI
E siamo così giunti alla
conclusione della nostra Rassegna sui dieci migliori album delle cult band anni
ottanta. Un viaggio cominciato il 13 novembre scorso.
Diciamo la verità: come accennato in quell'Anteprima non siamo partiti con le idee chiarissime. Ci siamo fatti
muovere sì dalla ragione, ma soprattutto dalla passione per certi vecchi dischi
senza avere un’idea ben definita di chi e/o cosa potesse essere definito
propriamente “cult”. Consci che, qualsiasi fossero state le nostre scelte, esse
sarebbero comunque state limitate, non esaurienti e fortemente discutibili.
Ci siamo autoimposti una
metodologia, evitando band troppo di nicchia e/o semi-sconosciute. Insomma, il
profilo dei gruppi da trattare doveva avere delle caratteristiche un minimo
definite: poco conosciute ma, come detto, non troppo; importanti storicamente
ma di scarso successo; o di buon successo ma per troppo poco tempo;
qualitativamente di livello elevato ma colpiti da varie sfortune (morti,
incomprensibili scaricamenti delle etichette, litigi interni, errate scelte di
sviluppo stilistico e/o commerciali, innumerevoli cambi di line-up) che ne avessero minato la longevità o il mantenimento della qualità della proposta. E così nel corso
dei dieci capitoli ne abbiamo viste davvero di ogni…
Quello che sicuramente è saltato
agli occhi dei lettori più attenti è stata la ristrettezza dei campi su
cui siamo andati a battere: una prima parte, dal 1980 al 1983, interamente
dedicata a band inglesi della New Wave of British Heavy Metal; e una seconda
parte, dal 1984 al 1988, interamente dedicata (ad esclusione dell’ultimo capitolo sui Blue Murder)
a band americane.
Certo, si è cercato di
tratteggiare le due scene, britannica e statunitense, da diversi punti di
vista, descrivendone, band dopo band, le diverse sfaccettature. Ma alla fine
(soprattutto nel caso della New Wave), si è rimasti nel solco di un heavy metal
classico, direttamente collegato all’eredità dei pionieri degli anni settanta.
Ci tengo a specificare anche il
perché di quello che potrebbe sembrare una grave mancanza/dimenticanza. E cioè
l’assenza nella rassegna di gruppi propriamente thrash.
Ovviamente non ce ne siamo
dimenticati. Semplicemente (e ovviamente aggiungerei) crediamo che il thrash sia stato
negli anni ottanta troppo importante per trattarlo assieme ad altri generi. Crediamo, cioè, che da solo avrebbe meritato una trattazione a parte, tutta per lui.
In
realtà stavo per cedere alla tentazione e, per il 1987, ero quasi certo di
inserire i “cuginetti terribili” delle Filippine, e cioè i Death Angel con il
loro “The Ultra-Violence”. Ma poi mi sono detto: perché loro e non, ad esempio,
i Flotsam and Jatsam? O i Forbidden? E i Vio-lence o i Sacred Reich dove li
mettiamo? Non meriterebbero anche loro di rappresentare un thrash cult al pari di
altri grandi nomi, forse un po’ più “famosi”, ma pur sempre non di primissimo
piano (penso agli Over Kill, ai Dark Angel o ancora agli Annihilator)?
Chi avremmo dovuto inserire,
insomma? Certo, mi si potrebbe rispondere che, per il 1985, avremmo dovuto
dare spazio a “Seven Churches” dei Possessed.
Tra tutti i gruppi thrash cult loro lo avrebbero davvero meritato più di ogni altro (non foss'altro per la sfiga che colpì il singer Jeff Becerra, paralizzato e costretto a vivere su una sedia a rotelle!). Certo, lo
riconosco. E peraltro MM ne ha già più volte rimarcato l’importanza assoluta della band californiana (leggi qui) Ma ho preferito sacrificare
anche loro sull’altare della metodologia autoimposta e quindi…fuori anche Jeff
e compagnia (cui però vogliamo molto bene e al quale quindi dedichiamo
la foto di questo post!).
Altra specifica: il metal negli
anni ’80 NON fu solo Gran Bretagna e Stati Uniti. Eppure siamo andati a parare
solo lì. Perché? Beh, perché crediamo che la rilevanza artistica, e la conseguente
egemonia, di questi due paesi nell’arco di almeno tre decenni (’60, ‘70 e ’80)
sia stata indubbia; prima per il Rock, poi per il Punk e successivamente anche
per il Metal.
Attenzione, non stiamo dicendo che
il resto del mondo, e dell’Europa in particolare, stesse a guardare. Tutt’altro.
Avremmo potuto fare altre scelte, le alternative non mancavano: alcune di queste le avremmo ritrovate ancora nel
mondo anglosassone, come ad esempio l’ottima corrente canadese di speed metal
(Anvil, Exciter o ancora gli inclassificabili Voivod). Ma non solo: si sarebbe
potuto pescare, e bene, anche altrove. Ad esempio vi era audace fermento artistico
anche in Italia (basti pensare a Death SS, Necrodeath, Bulldozer) per non
parlare di Svizzera, Germania, Danimarca fino ad arrivare su su in Svezia alle
opere del seminale Quorton. Ma questa “geografia del metallo”, MM l'aveva già
mirabilmente descritta (leggi qui). E non solo: onestamente faccio fatica a
considerare band assolutamente decisive per il metal tutto (come Celtic Frost,
Kreator, Destruction, Sodom, Helloween, Mercyful Fate e Bathory), come cult! Il
loro essere seminali è oggettivamente riconosciuto da tutti: pubblico metal,
critica e loro colleghi.
Ecco spiegata, speriamo, la ragione delle nostre scelte per le cult band anni '80.
CRISI?!? MA DOVE?!? MA QUANDO?!?
“ […] all’inizio degli anni
novanta il ciclone grunge spazzò via fustacchioni palestrati, chiodati e
lungo-criniti, e con essi gli acuti strappatonsille, i guitar-hero, i cori
anthemici, le pose plastiche, le moto, le birre e le pupe. Rimossi i cadaveri
dal campo di battaglia…”.
Già, rimossi i cadaveri...“di
fronte al metal, finalmente, si spalancavano i cancelli della contaminazione”.
Queste due splendide immagini del
nostro Mementomori ci portano a vedere con rinnovato fascino la geografia
temporale del Metallo…
Nel periodo, così si dice, di
maggiore crisi per la nostra musica preferita, negli anni del post-grunge, il metal moriva (?). E al contempo mutava:
nacquero invero, già agli albori della decade novantiana, scene di incommensurabile importanza e bellezza. E nacquero ovunque, portandosi anche dietro in molti casi anche quelle radici ottantiane che
sembravano essersi rinsecchite.
Certo, ancora una volta in primo
piano vi erano band inglesi e americane a tirare le fila, ma questa volta (affianco a numi tutelari come My Dying
Bride, Paradise Lost, Anathema, Carcass, Morbid Angel e Death) trovavamo a
guidare le fila del metal mondiale gruppi olandesi, francesi, brasiliani,
scandinavi a go-go, italiani, greci, portoghesi. E come sempre anche i
tedeschi…il Metal si era ormai allargato definitivamente a macchia d’olio. E i
dati di vendita ovunque lo certificavano. Così come il proliferare di fanzine e
riviste specializzate. Certo nella maggior parte dei paesi si rimaneva a
livello underground e solo pochi gruppi riuscivano ad avere un solido successo
planetario. Ma queste sono sottigliezze. Ciò che contava erano la grande solidità del
movimento, l’alta qualità delle produzioni discografiche e soprattutto la
geniale inventiva e spregiudicatezza nel coniugare generi e stilemi
apparentemente distanti tra loro, dando vita a sottogeneri di grande fascino e
fortuna commerciale. E MM ha già affrontato il tema con la Rassegna sul “Nuovo Metal”.
Sfido io qualsivoglia genere
musicale che, in anni di sua crisi, ha saputo rinnovarsi ed evolversi in
maniera così stupefacente, ricca e inaspettata come il Metal!
Dal
prosciugamento dell’alveo del fiume principale (heavy, hard n’ heavy, glam) in
realtà si crearono tanti e variegati rivoli, che nel giro di pochi anni
divennero altrettanti rii pieni d’acqua. A rendere fertile un terreno, quello
della decade novantiana, che sarà attraversato da musicisti incredibilmente affascinanti, che di certo non si piansero addosso per quello che era
stato ma seppero dare nuova linfa e slancio a tutto il Genere.
E allora, mi chiedo: perché non
proseguire nella nostra Rassegna, questa volta addentrandoci in questi
strampalati, incestuosi, originali e fecondi anni ’90?
Se gli ottanta sono stati gli
anni dei “classici”, i novanta potremmo definirli quelli dei “moderni”, di
un’avanguardia che, ovviamente adesso che siamo nel 2016, è già diventata a sua
volta “classica”. Ma il cui insegnamento è, per noi di MM, ancora molto
“contemporaneo”, ricordo indelebile e pietre di paragone per giudicare anche
l’evoluzione del metallo del nuovo millennio.
E allora via, si parte! Ancora dieci dischi, uno all'anno. Dal 1990 al 1999. Un'altra carrellata elettrizzante (almeno per noi che la redigeremo...) di band cult, magari non troppo note, sempre poco fortunate, ma di incredibile valore artistico.
Facendoci guidare da una parola-simbolo del periodo, già su richiamata: contaminazione!
Fuori concorso: King's X
1990: "THE KEY"
1991: "MENTAL VORTEX"
1992: "BLUES FOR THE RED SUN"
1993: "DEMON BOX"
1994: "DELIVERANCE"
1995: "CARPET"
1996: "IRRATIONAL ANTHEMS"
1997: "OMNIO"
1998: "A FALLEN TEMPLE"
1999: "SOLIDIFY"
Facendoci guidare da una parola-simbolo del periodo, già su richiamata: contaminazione!
Fuori concorso: King's X
1990: "THE KEY"
1991: "MENTAL VORTEX"
1992: "BLUES FOR THE RED SUN"
1993: "DEMON BOX"
1994: "DELIVERANCE"
1995: "CARPET"
1996: "IRRATIONAL ANTHEMS"
1997: "OMNIO"
1998: "A FALLEN TEMPLE"
1999: "SOLIDIFY"