"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

3 gen 2019

I BRANI PIU' INDISPONENTI DEL METAL - N.2: "KRAF DINNER" (ANNIHILATOR)


Gli Annihilator erano una promessa di inizio anni 90. Ricordo perfettamente che comprai il loro disco d’esordio sulla fiducia, spinto dalla posta dei lettori di HM in cui un tipo lo consigliava caldamente e si indignava che “Alice in Hell” non fosse stato subito e adeguatamente segnalato. Poi lo fu, e anzi gli Annihilator divennero un gruppo sulla cresta dell’onda, nonostante avessero i loro punti deboli. Il cantante del primo disco non era proprio insuperabile, un po’ aspro e legnoso, anche se, alla fin fine , efficace. Il pezzo forte era il chitarrista, thrasher ma virtuoso, che si sbizzarriva soprattutto nella parte ritmica, a differenza del classico guitar hero che la buttava per lo più sui virtuosismi da assolo. 

Il secondo disco è meno innovativo, ma regge. Il cantante è più solido, a dir la verità alcuni brani suonano un po’ riempitivi e molto “relativi” allo stile chitarristico, cioè altrimenti anonimi.

Compro il disco e nel tornare a casa col malloppo mi leggo l’intervista a Jeff Waters, che ci spiega brano per brano l’opera. Si arriva a "Kraf Dinner" (non Kraft, anche se l’oggetto a cui è ispirata è Kraft Dinner): leggo che il testo parla della passione per quelle cene precotte a base di pasta e formaggio che sono molto diffuse tra chi la sera vuole qualcosa di rapido e gustoso quando a casa dal lavoro. Boh? Francamente – penso – capisco il concetto generale, ma non mi pare una cosa così particolare, ci sono mille tipi di pasto veloce tipo “quattro salti in padella”, quindi non vedo la novità. Dopo di che, dedicare un testo a un tizio che si prepara da mangiare in una bisunta cucina un pasto che tira fuori da scatole e incartamenti, mi pare veramente una cosa obbrobriosa. Molto meglio gli Autopsy che parlano di escrementi in "Shitfun". Più sopportabile l’ano ostentato sulla copertina del live dei Type O Negative. Ma chi se ne frega del cibo che metti in tavola, dei formaggi con cui condisci la pasta, delle salse che spalmi sul pane e degli odori relativi? Ma fattele in casa tua da solo queste cose ed evita di parlarne!

Questo fastidio fisico per l’oggetto del testo di "Kraf Dinner" è stata una spina nel fianco. Da allora quel disco non credo di averlo più toccato; lo doppiai in cassetta per ascoltarlo ma era come se a toccarlo mi desse l’idea di “unto”, di “sudicio di cucina non pulita”, di patacche di salsa andata a male. Roba da esercitare il diritto di recesso. Quando ascoltavo “Never neverland” non potevo fare a meno di odorare, avevo come la sensazione fisica che Waters fosse in cucina a pasticciare tra i miei fornelli e a scartarmi roba presa dal frigo.

Mi figuravo conversazioni con Waters in cui gli chiedevo, concitato e infastidito, come diavolo gli fosse venuto in mente e avesse trovato divertente il dettagliarci sui suoi pasti di fortuna. Mi sovviene per analogia una scena del film "Cobra" con Stallone, in cui ci viene mostrato il nostro eroe, che ha appena impallinato un rapinatore psicopatico, ritagliarsi cinque minuti di pace a casa con della pizza in un cartone avanzata dal giorno prima. Il superpoliziotto Cobra che si mangia un quarto di pizza freddo fu fastidioso quasi quanto immaginarsi Waters che si mangia i maccheroni al formaggio.

Il “Kraft Dinner” è appunto una tipo di pasta pronta, però nel testo della canzone non si capisce bene, sembra che se la prepari da solo. Peggio che mai, perlomeno il piatto già pronto era più asettico, dobbiamo addirittura immaginarci uno che scartabella pezzi di formaggio e li mescola nella pasta. Forse il titolo dice Kraf e non Kraft per evitare guai con la marca. Lo stesso espediente, ricordiamolo, che utilizzò Mario “The Black” quando intitolò "Reliquarium" anziché Reliquiarium come in latino corretto, per evitare “guai con la chiesa”.

Il disco, ripeto, non era male. E neanche la canzone era male, anzi, il virtuosismo di Waters fu utilizzato sapientemente per dare alla canzone brio e scioltezza. Il problema è che anche superando il disgusto, ma che ci stai raccontando Jeff a noi Italiani? Di uno che si mangia un piatto di pasta come se ci dovesse sembrare bizzarro o trasgressivo? Questa è roba da B-side, da parodia. Potevano farla i Nanowar of Steel, i Tossic.

E poi, per quanto possiamo venerare un artista, non ce ne può fregare nulla di sapere cosa si cucina, come e di immedesimarsi nel suo appetito di Macaroni e Cheddar cheese. Non mi risulta infatti che a nessun altro sia venuta la brillante idea di raccontarci delle sue abitudini alimentari in un brano metal, birra a parte. E queste cose vanno stigmatizzate, altrimenti finirebbe che ci raccontano di quando si tagliano le unghie o di che carta igienica si servono.

Da lì le fortune degli Annihilator sono cambiate. E anche se tra di noi non ce lo siamo mai detti, e se nelle recensioni si scherza sulla vena giocherellona di "Kraf Dinner", secondo me in molti si sono sentite le dita unte e l’odore di Cheddar sotto il naso, e hanno cominciato a snobbare il buon Jeff.

A cura del Dottore

(vedi Anteprima)