"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

9 lug 2023

"FONDI DI DISCOGRAFIA": OATHBREAKER - "RHEIA"

 



Strana parabola quella degli Oathbreaker, gruppo belga delle Fiandre, che ho scoperto in un viaggio da quelle parti, proprio durante l'ultima vacanza itinerante prima della pandemia.

È una parabola strana e dissonante, anche troppo disturbante. La furia hardcore post-Converge viene mescolata a umori shoegaze e una voce femminile che non porta melodie, ma grida e lacerazione. Insomma tutti gli ingredienti per fare di questa ricetta, una ricetta di successo nel mondo del post metal avanguardistico.

Ho dato loro una chance di ascolto attento e non solo in macchina o in giro per le faccende quotidiane, ma a casa con tanto di digipack e testi. In quel caso hanno vinto grazie alla trasmissione di emozioni, magari un pochino artefatte, ma pur sempre emozioni, e mi sono chiesto dove è iniziato il loro merito e finita la mia predisposizione a queste sonorità.

La protagonista è Caro Tanghe: dalla sua voce dipende il gradimento di tutto l'album, questa è la conclusione.

La partenza ipnotica della breve "10:56" e la successiva "Second son of R." ne rappresentano le due facce: non si tratta del consueto dualismo tra la Bella e la Bestia, ma del rapporto malato tra una disadattata in depressione e una pazza aggressiva come se Mr. Hyde non diventasse il Dottor Jekill ma un'altra mente malata, debole e rassegnata.

Una parabola che riesce parzialmente e se fossi un disonesto vi inviterei ad ascoltare "Being Able to Feel Nothing" che è la traccia migliore non solo del disco, ma proprio di un paradigmatico mondo post. C'è tutto quello di cui abbiamo bisogno: momenti pieni e vuoti, dissonanze e lacerati orgasmi alla Blonde Redhead o Chelsea Wolfe; un mix equilibrato di questo gruppo di squilibrati.

Questa ricetta però non è sempre ben miscelata nell'album che supera l'ora in un livello di qualità non omogeneo; se qualcuno si attendeva perciò un passo in avanti dal precedente "Eros/Antheros" verso l'album definitivo credo sia rimasto deluso.

Sulla carta ripeto è tutto perfetto: post metal e black metal con una voce originale, urlata e metropolitana, ma non hanno ancora messo tutto a fuoco. Hanno scelto anche Jack Shirley come produttore, uno degli artefici del "fenomeno Deafheaven", eppure manca quel pizzico in più per gridare al capolavoro.

Io però questi ragazzi dalle Fiandre li seguo e dovreste farlo anche voi con me; sono tracce come "Where I live" che mi lasciano un sopracciglio sollevato e mi fanno pensare. C'è della qualità da incanalare, c'è ancora bisogno di un pochino di pazienza ma "Rheia" è un album da conoscere e vi invito a seguire Caro Tanghe, sperando che non finisca vittima dei suoi stessi virtuosismi, o peggio ancora che intraprenda un'inutile carriera solista.

Non c'è bisogno di voi, ragazzi, ma restate uniti e, chissà, un giorno potremo dire insieme: ve l'avevo detto che eravate un grande gruppo!

Voto: 7,5

Canzone top: "Being Able to Feel Nothing"

Momento top: la parte conclusiva di "Where I live"

Momento flop: "I'm Sorry, This Ss"

Dati:  anno 2016, 10 canzoni, 64 minuti

Etichetta: Deathwish