"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

15 mar 2019

QUALE FUTURO PER IL METAL? LA VIA DEGLI OBSCURA



Partiamo da punti fermi: gli Obscura sono dei grandi. Anzi, dei grandissimi. Nonostante gli innumerevoli cambi di line-up, gli Obscura non hanno mai sbagliato un’uscita discografica e l’ultimo, acclamatissimo, “Diluvium” è un ulteriore esempio di superiorità compositiva rispetto al 95% dei gruppi in circolazione. 
Tutta la critica li acclama e anche noi di Metal Mirror, esigenti scribacchini rompicoglioni, li abbiamo inseriti (seppur solo all’8° posto) nella top ten delle uscite discografiche del 2018.

W Steffen Kummerer, quindi; e W quel fenomeno di drummer di Sebastian Lanser! Ascoltate gli Obscura, godete della loro tecnica, beatevi delle loro composizioni, cercate di andare a vederli live.

Perché gli Obscura sono il futuro del Met

Ehm, no…un attimo, aspettate. Mi stavo lasciando un attimino trasportare. L’ultima frase non consideratela. Ci siamo fatti prendere la mano dalla nostra consueta, annosa, smania di trovare la via nuova al Metal in questo seconda decade del Terzo Millennio. Una decade che, alla velocità della luce, sta già per finire e che gli Obscura hanno vissuto da protagonisti, centellinando le produzioni per ricercare sempre la qualità compositiva. Riuscendoci.

E allora? Allora, gli Obscura? Sono loro o non sono loro i leader che possono traghettare il metal nella sempiterna transizione dal post-post a un qualcosa di veramente nuovo e trasversalmente apprezzato dal retrogrado popolo metallico?

Ne abbiamo parlato a proposito di HakenBetween The Buried And Me, VektorIhsanLeprous, Ne Obliviscaris. E altri me ne scordo. Tutti grandi gruppi. Tutti geniali a loro modo. Ma che, alla fin fine, ci hanno lasciato qualche retrogusto tale da non poterli considerare i Paladini metal del Terzo Millennio.

Sulla carta, gli Obscura possono essere davvero la via nuova del Metal. Perché? Presto detto: racchiudono in sé oltre trent’anni buoni di Metallo pe(n)sante. Non sto sbulaccando. Pensateci bene: partiamo dai primi vagiti del death metal di fine ottanta (e il primo riferimento che mi viene in mente sono i loro conterranei Mekong Delta e il loro death metal sghembo e zeppo di riferimenti “colti”); per poi incorporare tutta la lezione death schuldineriana (e quindi buttando dentro tanti stilemi di heavy classico) e quella jazzy/fusion delle beneameata triade Atheist-Cynic-Pestilence (pauroso in tal senso il lavoro del bassista Linus Klausenitzer). Ci sono poi passaggi death “orchestrali” e parti più groove/power, il tutto mediato da una sensibilità prettamente progressiva. Dicevamo 30 anni di metal: si, perché anche il melo-death scandinavo è presente in certi passaggi, fino ad arrivare a soluzioni marcatamente opethiane (ascoltatevi “Mortification of vulgar sun” e sappiatemi dire), compresa la modulazione vocale growl/pulito roco.

Insomma, una sorta di technical death progressivo quello dei Nostri. Definizione audace ma che credo calzi a pennello con la proposta.

Ah, ve l’ho detto poi che Lanser è probabilmente quanto di meglio si trovi in circolazione dietro le pelli? Non ve l’ho detto? Ecco ve lo dico: Lanser è probabilmente quanto di meglio si trovi in circolazione dietro le pelli

Ok, allora: la accendiamo? La risposta sulla Via Nuova al Metal sono gli Obscura?

Ehm, no, ragazzi. No, mi spiace. Perché? Perché Cristo Santo, gli Obscura rompono le palle (ok, lapidatemi pure!) Non ce la faccio, non ce la faccio a tenere alta la concentrazione per più di 10’, poi la mente non gli sta dietro! Com’è che, ad esempio, riesco a non distrarmi neppure per un secondo ascoltando il triplo cd degli Schammasch (Black metal is love, diceva il nostro Mementomori) e qui all’inizio del terzo brano vado in affanno?

L’accoppiata iniziale, “Clandestine stars” + “Emergent evolution”, è da applausi, due killer songs strepitose! Varie, con un filo rosso da seguire, violente e melodiche, con una struttura non semplice ma neppure labirintica. E dove, in meno di 8’ e mezzo, i Nostri sbaragliano la concorrenza senza colpo ferire. Ecco, se “Diluvium” finisse lì, fosse un vecchio vinile con A e B side, con una canzone per lato, lo ascolterei a ciclo continuo. E invece no: dalla title track in poi partono tre quarti d’ora di metal cervellotico, geniale forse (sicuramente?), ma insostenibile, pesante come il piombo (forse solo i Dark Angel in passato mi hanno devastato gli zebedei di più), difficilissimo da seguire e impossibile da canticchiare o anche solo da headbangare.

Insomma, troppo bravi, (soprattutto Lanser, ma forse questo l’ho già scritto), troppo tecnici, troppo tutto.

Troppo per essere dei leader

Però Lanser…che fenomeno assoluto!

A cura di Morningrise