Affrontando adesso un genere come il dungeon synth crediamo di chiudere il cerchio di questa sorta di tetralogia di rassegne, rinnovando la connessione con gli escapisti intenti che, in origine, ci hanno spinto ad intraprendere la scoperta e l'esplorazione approfondita di questi generi di nicchia del metal estremo.
Cosa è, tanto per iniziare, il dungeon synth? La definizione di dungeon synth viene diffusa per la prima volta il 17 marzo del 2011 tramite il "sacro blog" dungeonsynth.blogspot.com. Tale definizione prendeva ispirazione dal nome dell'etichetta personale di Mortiis tramite la quale l'ex Emperor, da molti considerato il padre del genere, realizzò i suoi primi seminali lavori: la Dark Dungeon Music.
Queste sonorità - che esistevano da molti anni ma che non avevano ancora ricevuto la benedizione di essere considerate un genere musicale a sé stante - venivano così descritte da Andrew Werna, titolare di suddetto blog ed "ideologo" del dungen synth (nonché musicista egli stesso sotto l'insegna Valscharuhn):
"Dungeon synth è il suono dell'antica cripta. Il respiro della tomba che può essere comunicato propriamente solo attraverso una musica primitiva, mortifera, lo-fi, dimenticata, oscura e ignorata da tutta la società mainstream. Quando ascolti Dungeon Synth stai facendo una scelta consapevole: trascorrere del tempo in un cimitero, fissare, alla luce di una candela, un oscuro libro che contiene informazioni segrete su luoghi che tutti gli uomini sani di mente evitano."
Definizione estremamente suggestiva e che noi, in termini più profani, e con meno poesia, potremmo tradurre nel seguente modo: il dungeon synth è un sottogenere della musica elettronica votato a rappresentare scenari ed atmosfere fantasy (inevitabile che non venga in mente anche il celebre gioco di ruolo "Dungeons & Dragons"). Stilisticamente parlando, il dungeon synth si nutre di elementi mutuati dal dark-ambient, dalla musica neo-classica, dal folclore medievale e dal black metal: è una musica spesso strumentale e basata su suoni riprodotti per mezzo di tastiere e sintetizzatori.
Fatto fondamentale: il dungeon synth è di solito animato da un approccio minimale e realizzato con mezzi poveri. Porrei fin da subito un forte accento su questo aspetto, perché esso costituisce il maggiore fattore differenziale rispetto a molta altra musica similare, dall'ambient alla musica cosmica, passando per le colonne sonore dei film fantasy. Come un giorno avrebbe sostenuto Erang (uno degli esponenti di punta del movimento) la dungon synth è da pensare come la colonna sonora de "Il Signore degli Anelli" ma realizzata con dei sintetizzatori degli anni novanta (una
strumentazione che nessun compositore utilizzerebbe ad un livello
professionale). Così egli avrebbe spiegato il genere ad un
neofita, e noi troviamo l'immagine molto calzante ed utile alla
comprensione.
Non solo: una strumentazione basica, un approccio lo-fi avrebbero conferito al genere una connotazione fieramente "underground", quasi "punk" nella sua spinta anti-commerciale: una carica anti-sistema che, lungi dall'assumere connotazioni sovversive o di denuncia sociale, si traduce in un escapismo esasperato che ha quasi del patologico nel voler rifuggire con accanimento e in nome dell'isolazionismo più assoluto una realtà percepita come sgradevole o comunque non accettata o di scarso interesse intellettuale.
La storia del dungeon synth è affascinante ed anomala e ci aiuta a capire meglio come questo strano genere possa essere nato ed essersi sviluppato. Il dungeon synth nasce negli anni novanta come spin off, costola atmosferica del black metal, senza che tuttavia quell'insieme di esperimenti individuali - partoriti senza un intento programmatico collettivo - fosse percepito come un genere autonomo e distinto.
Le sperimentazioni di sole tastiere di coloro che intesero sviluppare la componente mistica del black metal in ottica ambient andavano ad inserirsi in una lunga tradizione di artisti visionari che hanno concepito la musica come un medium per edificare dimensioni parallele in cui l'ascoltatore (anche senza bisogno di stupefacenti!) potesse viaggiare con la propria mente. L'evidente punto di partenza erano le avvincenti escursioni sonore dei cosiddetti corrieri spaziali della kosmische musik degli anni settanta (Klaus Schulze e Tangerine Dream in primis). Non meno importanti si sarebbero rivelati gli alfieri della musica industriale come Throbbing Gristle e Nurse With Wound, nonché le esplorazioni dark-ambient del pioniere Lustmord, le varianti "ritual" e "martial" che dell'industrial restituivano rispettivamente Current 93 e Death in June. Altre influenze di peso vanno ricercate in area dark-wave, sia sul fronte più caustico ed iconoclasta (si pensi alle macabre sinfonie sintetiche dei Das Ich) che su quello di coloro che di quelle sonorità oscure hanno colto il nocciolo più etereo come Dead Can Dance e Cocteau Twins. New age e persino il pop "arcaneggiante" degli Enigma (vi ricordate il tormentone "Sadeness"?) costituiscono ulteriori tasselli di questo mosaico. Le colonne sonore dei videogiochi degli anni ottanta e novanta avrebbero invece influito solo sugli sviluppi successivi, insieme ovviamente alle soundtrack della cinematografia fantasy vera e propria.
A fare da ponte fra tutto questo armamentario sonico e le tematiche fantasy che diverranno tipiche nel dungeon synth, vi è il prezioso contributo del compositore britannico Jim Kirkwood, attivo sin dalla fine degli anni ottanta, ma scoperto anni dopo e considerato a posteriori come un importante precursore delle sonorità dungeon synth (da segnalare almeno "Where Shadows Lie" del 1990 e "Master of Dragons" del 1991, opere classificate come proto dungeon synth): le affinità erano più tematiche che stilistiche, visto che l'impianto musicale delle sue prime opere era ancora saldamente ancorato alla tradizione del kraut rock e del progressive. Detto en passant, è curioso ritrovare fra gli involontari precursori del dungeon synth anche un signore di nostra conoscenza: Glenn Danzig. Con l'album solista "Black Aria" (1992!) l'ex Misfits stupì tutti (deludendo molti a dirla tutta), sacrificando il proprio carisma vocale per cimentanrsi in un lavoro pressoché strumentale. Di traverso, il Nostro introduceva l'idea che per il metallaro fosse lecito appendere la chitarra elettrica al chiodo e concedersi una carriera parallela votata all'atmosfera.
Come detto sopra, l'epopea del dungeon synth sarebbe nata proprio così, come carriera "parallela" di esponenti di band black metal nel corso degli anni novanta. Il black metal
di quegli anni, già di per sé, comprendeva parti atmosferiche; in esso si potevano trovare
introduzioni, interludi o anche composizioni più articolate di tastiere
spesso evocanti umori marziali, desolanti paesaggi fantastici, cupi
scenari medievaleggianti (e certo la letteratura di J.R.R. Tolkien non ha un ruolo secondario in questa "musicazione di mondi fantastici").
Non ci si sorprende dunque se qualcuno, partendo da questi embrioni,
abbia voluto sviluppare un discorso più ampio che intendesse esplorare
proprio quella componente atmosferica/suggestiva/evocativa del black
metal e porla al centro del discorso liberandosi dell'"armamentario metal"
per abbracciare senza remore un approccio assolutamente contemplativo e
tramite il medium delle sole tastiere.
Mortiis, già bassista degli Emperor, verrà indicato come padrino del genere grazie alle sue escursioni da solista: i suoi album intendevano edificare proprio quei mondi di fantasia che erano già emersi nei testi da lui scritti ai tempi degli Emperor. Di pari importanza è da considerare Varg Vikernes (ancora!): se è vero, da un lato, che il Nostro solo successivamente si sarebbe cimentato in album interi di sole tastiere (scelta almeno inizialmente obbligata per via della sua permanenza in carcere), dall'altro lato già negli album elettrici dei Burzum egli aveva tentato una sintesi fra black metal ed ambient (basti pensare ad una traccia come "Tohmet", meditazione di quasi quindici minuti posta in chiusura dell'epocale "Hvis Lyset Tar Oss"). V'è da aggiungere che il carattere seminale di Mortiis e Vikernes è anche dettato dal fatto che le loro opere potessero godere di una produzione professionale ed un'adeguata distribuzione, oltre che di una certa visibilità entro la cerchia del pubblico metal: condizioni vantaggiose di cui non potettero giovarsi molti altri musicisti pressoché sconosciuti che si cimentarono nei medesimi esperimenti rimanendo confinati entro il recinto limitato della demo e della distribuzione amatoriale.
Ma Mortiis e Vikernes non furono i soli "personaggi in vista" ad operare in quella direzione: cosa, questa, che dava al fenomeno una certa consistenza, sia in termini artistici che di esposizione. C'era Fenriz attivo sotto l'insegna dei Neptune Towers (abbracciando, in verità, il paradigma della musica cosmica tout court), c'era Satyr con il suo progetto solista Wongraven e, fuori dai confini norvegesi, c'erano i Pazuzu, proiezione atmosferica dei già atmosferici Summoning, e gli Abruptum, operazione a quattro mani di It degli Ophthalamia e Morgan dei Marduk, che dell'ambient avrebbero invece adottato una accezione rumorista e votata agli impulsi più autodistruttivi.
Il black metal, in definitiva, era negli anni novanta un universo in espansione che non si poneva limite alcuno e numerosi sarebbero stati i musicisti operanti nel suo alveo che, saltuariamente o tramite un percorso più strutturato e continuativo, avrebbero ad un certo punto scollinato in territori ambient, tanto che tutti questi esperimenti, lungi dall'essere categorizzati come un genere a sé stante, sarebbero stati visti come un'estensione del linguaggio stesso del black metal. Esperimenti sul cui sviluppo e
successo nessuno negli anni novanta avrebbe scommesso una lira, ma che
invece nel tempo sarebbero divenuti la base per un nuovo genere.
Dopo una fiorente fase negli anni novanta, a partire dagli anni zero il dungeon synth avrebbe vissuto un periodo di minore prolificità dettato dalla crisi del black metal tradizionale ad inizio millennio. Grazie all'avvento di internet, alla possibilità di condivisione di queste sonorità irriducibilmente underground, unitamente alla riscoperta di lavori degli anni novanta che non avevano goduto di una distribuzione adeguata (questo grazie agli sforzi di etichette specializzate nel settore, fra cui è doveroso citare almeno l'americana Out of Season), il genere avrebbe vissuto una rifioritura nel corso degli anni '10, non più come insieme di tentativi isolati ma con le fattezze di un movimento dotato di consapevolezza e comunione di intenti.
Si sarebbe originata così una "seconda ondata" di artisti dediti a queste sonorità, sebbene in realtà quella fosse la prima ad operare con cognizione di causa. Molti di questi artisti continuavano ad operare guardando alle gesta dei loro predecessori, ma altri facevano evolvere il genere con produzioni più accurate e sperimentazioni o contaminazioni inedite, recidendo nei fatti il cordone ombelicale che ancora teneva unito il genere al black metal per orientarsi verso orizzonti più genericamente fantasy. Modern dungeon synth e old school dungeon synth si sarebbero confrontati pacificamente in questo strano revival che faceva rivivere sonorità vecchie di venti anni. Di traverso si sarebbero sviluppati sotto-filoni tematici come il winter synth, il forest synth, il fantasy synth, il pastoral dungeon synth, il dino synth ecc. a seconda di quali atmosfere o tematiche si volessero di volta in volta rappresentare.
Se il mondo del dungeon synth sarebbe dunque emerso in tutta la sua vastità solo in anni recenti grazie ad internet, è alla stessa dimensione di internet che questo mondo sembra rimanere relegato (anche per la natura di irriducibile nerd che devi avere per ascoltare questa musica) con blog e forum che divengono i luoghi dove la storia del genere viene configurata e divulgata (si abbia presente il già citato dungeonsynth.blogspot.com). Anche il canale YouTube The Dungeon Synth Archives e la sezione dedicata di Bandcamp sono risorse oggi importanti per gli appassionati del genere, ma non si preoccupino coloro che volessero saggiare le gesta dei loro beniamini dal vivo: si registra infatti l'emergere e l'incremento di eventi ed interi festival dedicati a queste sonorità - cosa che non deve stupire visto che molti artisti, a scapito del carattere misantropico del loro operato, non disdegnano affatto di promuovere la propria musica su un palco. A tal riguardo, è utile aggiungere il carattere teatrale che il dungeon synth può assumere sulle assi di un palcoscenico, con musicisti disposti ad indossare abiti di scena (spade, mantelli e cotte di metallo da cavalieri, sai da monaci o templari, costumi di creature fantastiche, mitologiche, persino dinosauri!) che vadano visivamente a riflettere l'immaginario rappresentato dalla loro musica.
Bene precisare che, nonostante questo "scoppio di popolarità", il dungeon synth avrebbe continuato a muoversi nella dimensione dell'auto-produzione e delle registrazioni casalinghe, auto-confinandosi ai ranghi del più irriducibile underground, con album distribuiti ancora in cassetta o nel formato digitale (laddove pubblicare tramite vinile o cd rimane un qualcosa di eccezionale). Importante sottolineare anche che il pubblico del dungen synth è in realtà un non-popolo: monadi che vivono in solitaria questa passione non condividendo una dimensione sociale reale. Se anche un genere di nicchia come il black metal si contraddistingue per uno specifico look, lo stesso non si può certo dire per il dungeon synth, che comunque rimane principalmente appannaggio di appassionati di black metal. Per questo motivo non ci dobbiamo stupire se osservando le foto di molti booklet di produzioni dungeon synth continuiamo ad imbatterci in loschi figuri muniti di face-painting, borchie e mazze chiodate.
Per onestà intellettuale devo ammettere di aver snobbato il genere per molto tempo, scoraggiato dall'aspetto amatoriale di queste produzioni, figlie di competenze tecniche limitate e di una strumentazione rudimentale. Forse il mio sguardo ha peccato di superficialità, ma ho sempre trovato frustranti quei suoni da "organetto giocattolo" con i buchi fra una nota e l'altra, quelle "sinfonie dai denti radi", potremmo dire. Ma in qualche modo (ed anche grazie alla pandemia e al remote working!) ad un certo punto ho sentito il bisogno di intraprendere questo viaggio, intuendo il luccichìo di un potenziale fascino che questa musica avrebbe rivelato strada facendo. Un fascino che, invero, trapela da molte - bellissime - copertine dal tratto naif, spesso realizzate a mano e ritraenti per lo più paesaggi, mesti castelli e personaggi fantastici. Un mondo artistico dentro ad un mondo artistico, potremmo dire, al servizio della pura immaginazione: perché per fare dungeon synth hai bisogno solo di una tastiera ed ovviamente della voglia di esplorare senza reticenze le lande della immaginazione.
Se ci sono esperti (e ve ne saranno certamente in qualche appiccicosa cameretta del centro o del nord Europa), non li conosco, ma anche senza saper leggere né scrivere, con umiltà e il consueto rigore metodologico, mi son rimboccato le maniche, ho fatto le mie ricerche, ho ascoltato svariate ore di "pianoline medievaleggianti" e ho messo insieme una trentina di titoli che credo rappresentino il genere nella sua storia ormai più che trentennale. Ho deciso di suddividere la mia rassegna in tre sezioni: 1) la nascita del genere negli anni novanta; 2) la rinascita avvenuta all'inizio degli anni dieci del nuovo millennio grazie ad internet (ed in particolare al blog dungeonsynth.blogspot.com); 3) la diffusione massiccia del fenomeno una volta che il genere ha attecchito nuovamente e ha acquisito consapevolezza (una accelerazione che si ha avuto da quando gli artisti hanno iniziato a promuovere la propria musica tramite Bandcamp, dal 2017 circa).
Non è stato semplice raggiungere una sintesi, anche perché nella storia del dungeon synth, a parte qualche punto fermo, il resto della partita si gioca sul terreno dei gusti personali. E considerata la similarità formale, concettuale e stilistica di molte opere non è sempre facile scegliere. Ce ne rendiamo conto scorrendo i vari forum, dove le segnalazioni di titoli sono svariate, ma non sempre queste segnalazioni trovano riscontro nelle varie classifiche o in commenti di altri appassionati. Quel che mi sono limitato a fare è cercare di raccogliere quei nomi e quei titoli su cui ho notato una maggiore convergenza di pareri positivi, il tutto amalgamato dalla mia sensibilità, perché strada facendo mi sono creato anche io le mie opinioni. Non coltivo ovviamente pretese di esaustività, perché in quel mondo di nastri, demo e cassettine vi saranno certamente perle di inestimabile valore che non sono state intercettate dalla mia rete.
Spero almeno che questo mio sforzo si possa rivelare utile ai fini di introdurre il lettore nell'universo (di una vastità insospettabile) del dungeon synth. Diamo dunque il via alle danze (macabre!) ed addentriamoci senza remore in queste segrete umide e pervase dal Mistero, accesso ad una dimensione parallela che si schiuderà sorprendentemente in paesaggi mozzafiato, cruente battaglie, feroci draghi, prodi cavalieri, perfidi stregoni e castelli diroccati...
Anteprima: Jim Kirkwood - "Where Shadows Lie" (1990)
0) Mortiis - "Fodt til a Herske" (1994)
1) Pazuzu - "And All Was Silent..." (1994)
2) Wongraven - "Fjelltronen" (1995)
3) Lamentation - "Fullmoon over Faerhaaven" (1995)
4) Depressive Silence - "Depressive Silence II" (1996)
5) Secret Stairways - "Enchantment of the Ring" (1997)
6) Burzum - "Daudi Baldrs" (1997)
7) Solanum - "Spheres of Time" (1997)
8) Gothmog - "Medieval Journeys" (1998)
9) Casket of Dreams - "Dragons of Autumn Twilight" (1998)
10) Essoupi - "Aktiv Dodshjaelp" (1999)
11) Til Det Bergens Skyggene - "Til Det Bergens Skyggene" (2011)
12) Lord Lovidicus - "Autumnal Winds and Times of Yore" (2013)
14) Hedge Wizard - "More True Than Time Thought" (2014)
17) Lunar Womb - "The Sleeping Green" (2016)
18) Fief - "Fief II" (2016)
29) Ulk - "Restoration Magic" (2022)
Ulteriori suggestioni:
Glenn Danzig - "Black Aria" (1992), Dark Funeral - "In Thy Forest..." (1993), Neptune Towers - "Caravan to Empire Algol" (1994), Vond - "Selvmord" (1994), Fata Morgana - "Fata Morgana" (1995), December's Fire - "Across the Sorrowfields of Baltic" (1995), Mournlord - "Reconquering Our Kingdom" (1995), Cernunnos Woods - "Awaken the Empire of Dark Wood" (1996), Daoine Sidhe - "Daoine Sidhe" (1996), Forgotten Pathways - "Shrouded in Mistery" (1998), Paysage d'Hiver - "Die Festung" (1998), Valscharuhn - "Seven Wonders of the Ancient World" (2012), Murgrind - "Inheritor of the Forest Throne" (2015), Eternal Fear - "Ancient Woods" (2017), Pumpkin Witch - "Hovel of the Pumpkin Witch" (2017), Spectral Castle - "Where My Dreams Go to Die" (2019), Fog Castle/Foglord/Fogweaver - "In the Kingdom of Fog" (2020), Sombre Arcane - "Realmsong" (2021), Ziggurath - "Tales from Southern Realms" (2022), Witan - "Alchemy" (2022), Putrid Marsch - "Laughing Shadws" (2022), Castlesiege - "The Council of Trees" (2023).