9 giu 2023

WRESTLING E METAL: AFFINITA' E DIVERGENZE


Lo scorso 26 marzo mi sono ritrovato in una situazione a dir poco insolita per me, ossia partecipare ad un evento di wrestling. Non uno qualunque: ad officiare gli onori di casa, infatti, è stata la Revolution Pro Wrestling (RevPro), la federazione più importante in Inghilterra (ed una delle più in vista in Europa). La giornata è consistita in una serie di incontri per svariati titoli ed è culminata nella cosiddetta "Revolution Rumble" (quella che in molti conoscono come Royal Rumble), ossia 30 partecipanti che si sono affrontati in un unico ring. Parlo da profano perché non sono appassionato di wrestling e a dirla tutta nemmeno da bambino ne fui stregato, come invece avveniva per molti miei coetanei (erano gli anni di Hulk Hogan, The Ultimate Warrior ed Undertaker, tanto per intenderci). 

Ma perché vi parlo di questo in un blog di musica? Perché ho sempre intuito che vi fossero delle analogie fra metal e wrestling, e questa esperienza ha stimolato in me riflessioni che sono andate in parte a confermare e in parte a confutare quelle mie intuizioni. 

Anzitutto il pubblico di questo evento. Esso non si è discostato molto dal parterre che puoi trovare in un qualsiasi concerto metal di stampo tradizionale. Non è una bella umanità quella che mi si è parata davanti agli occhi, e ho avuto la stessa medesima sensazione che ho provato molte altre volte quando mi sono trovato in ambienti metal. Erano sicuramente presenti diversi metallari (in borghese e non), ma a prevalere è stati un certo disagio da emarginazione sociale che di solito si respira a pieni polmoni ai concerti o nei locali metal, qui mitigato da una solida componente di nerd presumibilmente appassionati di fumetti e videogiochi: un'umanità buona ed innocua, tutto sommato rassicurante. Anche la quota femminile si è allineata agli standard degli happening metal. Forse questo è solo un caso, ma vale la pena provare a capire come mai la stessa tipologia di fauna umana è attratta da ambiti apparentemente così diversi come metal e wrestling, e se questo può certificare un collegamento fra i due mondi. 

Un legame c'è ed è evidente, lo dimostra l'utilizzo frequente di brani metal ad accompagnare l'ingresso dei combattenti sul ring. Questo è facilmente spiegabile in quanto generi adrenalinici come l'hard rock e il metal, soprattutto nelle loro forme più vistose e pittoresche (per non dire tamarre), si prestano in modo perfetto a fare da didascalia ad uno spettacolo di tal fattispecie. Si pensi, tanto per cominciare, alla emblematica colonna sonora del film "The Wrestler" che vedeva in scaletta nientemeno che brani di Cinderella, Quiet Riot, Slaughter, Ratt, Guns 'N Roses, Scorpions ed addirittura Accept. Ma il contributo della musica non si ferma al ruolo di mera colonna sonora: in certi casi si è andati ben oltre considerato il rispetto reciproco e il rapporto di amicizia che si sono andati ad instaurare fra gli esponenti dei due mondi (fra tutti svetta il legame fra Lemmy e Triple H, con il primo a prestare ufficialmente i brani dei Motorhead alle performance del lottatore e il secondo a partecipare a diversi concerti della band e persino al funerale dello stesso Lemmy). La figura di Kid Rock, che a molti di noi non piacerà, è probabilmente l'esempio più eclatante di questa simbiosi fra musica e wrestling, e non a caso ce lo ritroviamo nella Hall of Fame del Wrestling

C'è poi chi ha realizzato brani che hanno finito per ricoprire un ruolo ufficiale nel mondo del wrestling, come i Megadeth con "Crush'em" (associata ad eventi sportivi e promossa in modo significativo dal World Championship Wrestling) e i nostri Death SS, la cui "Give 'em Hell" è divenuta l’inno ufficiale della ICW, la più famosa federazione italiana di wrestling. E c'è chi ha persino calcato il ring vero e proprio come Alice Cooper e Misfits, oppure si è esibito in eventi correlati all'universo del wrestling, come Limp Bizkit, Nita Strauss, Black Label Society. Non potevano mancare nella lunga lista di nomi quei pagliacci dei Kiss, che hanno suonato "God of Thunder" in occasione del debutto di "The Demon" (il cui trucco si ispirava al make-up di Gene Simmons). Last but not the least, Ozzy, anch'esso finito nella Hall of Fame del Wrestling per meriti vari.  

Un connubio, quello fra metal e wrestling, che origina negli anni ottanta e che giunge ai nostri giorni, upgrade dopo upgrade, con nomi contemporanei come Corey Taylor (Slipknot/Stone Sour), Bring Me the Horizon e Code Orange. Dall'altro lato non sono mancati wrestler che hanno tentato una carriera musicale vera e propria, e qui il primo nome che viene in mente è quello di Chris Jericho. leader dei Fozzy, autori di un mix fra robusto hard-rock e metalcore orecchiabile su cui preferiamo tacere. 

Per quanto riguarda la mia esperienza diretta, ossia la partecipazione all'evento di domenica 26 marzo, posso dire che gli intro metal si sono accaparrati un buon 60% degli ingressi degli atleti, con il resto spartito fra hard-rock e hip-hop (siam nel 2023, bellezza!). Non ho riconosciuto pezzi noti, ma la formula "riff nu-metal e drum-machine" fa pensare a brani scritti a nastro e venduti al chilo appositamente per eventi di questo tipo. Non mancano le cover. Fra le tante sono passate la cover metal di "Come Together" dei Beatles e quella della sigla di "DuckTales" (vi ricordate di quell'inutile cartone animato della Disney degli anni novanta?), realizzate peraltro dallo stesso tizio (tale Leo). Ecco: anche la scelta delle cover dimostra come sia fittizio, artificioso e kitsch il mondo del wrestling. 

Ma attenzione, non v'è inganno: tutti sanno che si tratta di finzione e tutti conoscono le regole non dette, condizione sine qua non per poter apprezzare appieno lo spettacolo. Per un neofita come me, tuttavia, è stata davvero dura superare l'impatto iniziale. Cioè, sapevo che si sarebbe trattato di combattimenti decisi a tavolino dove nessuno si sarebbe fatto male per davvero, ma non mi aspettavo che fossimo così lontani dalla realtà. Anzi, così lontani dalla verosimiglianza. In certe passaggi i combattenti nemmeno si sfiorano, nei momenti più cruenti ed acrobatici si capisce che c'è una coreografia, un accordo fra contendenti volto ad attutire il contatto fisico e a massimizzare la resa spettacolare della manovra. Le stesse strategie di combattimento sono estranee a qualsiasi logica di buon senso, con avversari rantolanti che potrebbero essere facilmente sconfitti, ma che vengono lasciati a riprendersi per poi permettergli di tentare la riscossa. Una pantomima che non ingannerebbe un bambino, soprattutto in una posizione a bordo ring. 

A contare è la narrazione che sta dietro ai combattimenti. Di certo per essere un buon wrestler bisogna essere in parte stuntman e in parte attore, e di sicuro a contare più di ogni altra cosa è il personaggio: non è fondamentale essere dei prodigi a livello atletico, l'importante è che il personaggio funzioni! Nemmeno le regole si rifanno alla logica della competizione: l'incontro può continuare anche fuori dal perimetro del ring; possono essere utilizzati gli oggetti più svariati e contundenti, una panca, una sedia, un tavolo possono essere rivolti contro l'avversario; persino l'arbitro può essere menato da uno dei contendenti non soddisfatto dalla conduzione del match ed un combattente squalificato può tranquillamente rientrare nel ring e riprendere a combattere per sfogare la propria frustrazione. E' pacifico: nessuno nel pubblico batte ciglio, anzi si continua incuranti delle irregolarità a tifare per il proprio beniamino ed inveire ferocemente contro l'avversario, galvanizzati dagli accadimenti più improbabili. Insomma, non v'è bisogno che vi spieghi come funziona il wrestling, ma potrete capire lo sbigottimento di chi si ritrovi ad assistere ad un tale spettacolo senza la dovuta preparazione. 

Credo che questa reazione di incredulità mischiata a perplessità sia molto simile a chi critica il metal senza conoscerlo. Il metal colpisce duro l'ascoltatore, ma non è solo una questione di durezza del suono o di volumi. Sì, certo, v'è chi crede che si tratti di solo rumore, ma questa è la reazione di chi non conosce la "grammatica" della musica, o perlomeno quella del rock. Credo che a dare più fastidio alla gente comune sia semmai quella sensazione di finzione e di esagerazione che l'ascolto del metal suscita in modo sistematico in orecchie profane. 

Il metal non viene preso sul serio e non lo si ritiene un veicolo genuino di emozioni. Anche sentimenti come tristezza o rabbia, che sono molto frequenti nel metal, non vengono riconosciuti da chi, per esempio, crede che la tristezza possa essere espressa solo attraverso i dolenti e poetici versi e la voce fragile di un cantautore o che la rabbia sia appannaggio di band hardcore o di musicisti dediti al rumorismo colto. Il metal, come il wrestling, ha le sue regole e queste vanno conosciute per poterlo apprezzare. Ed è vero: le emozioni vengono deformate, rese attraverso stilemi ben precisi che le incanalano verso forme prestabilite, tanto distanti dal neofita quanto famigliari all'ascoltatore abituale, tanto che quest'ultimo nemmeno più noterà l'aspetto distorsivo delle modalità espressive del metal. Ma senti come è poetico questo verso dei My Dying Bride!, e senti che malinconia trasuda questo passaggio di black metal!, dirà con il tono più naturale ed ingenuo il metallaro all'amico che, sbigottito, non riuscirà mai e poi mai a cogliere codeste qualità nel metal.  

Critiche in stile mio nonno "questi sono dei drogati che non sanno suonare" non hanno ovviamente senso alla luce della preparazione tecnica, dell'intelligenza compositiva e della profonda ispirazione che animano molto metal (come del resto i combattenti di wrestling sono preparati atleticamente), ma mi ritengo disposto ad accettare le accuse che ritraggono il metal come qualcosa di grottesco, artificioso, innaturale in tante sue estrinsecazioni. Questo infatti è quello che emerge ad un primo impatto, prima ancora del massimalismo del suono. 

Come il wrestling, il metal tende ad esagerare, a volte rischiando di parodiare le umane sensazioni che intende trasmettere o che lo ispirano. Lo stesso look non sobrio dei musicisti toglie credibilità alla forma espressiva stessa: fra un cantautore ed un metallaro passa la stessa differenza che passa fra il corpo pieno di lividi di un pugile e la maschera di un lottatore di wrestling, fra il fisico asciutto del primo e il corpo lucido, gonfio ed abbronzato del secondo. Pensate ad un Abbath, al suo corpse paint ed alle sue pose grottesche, quasi ridicole. E pensate anche solo ai Manowar in perizoma (i quali peraltro non sfigurerebbero in un ring a combattere): il rischio "farsa" è obiettivamente dietro l'angolo. 

Ma le analogie finiscono qui: pur con i suoi sviluppi concettuali meta-sportivi, il wrestling rimane del puro intrattenimento mentre il metal è una forma d'arte vera e propria, chiamata ad esprimere emozioni ed ovviamente a suscitarne nell'ascoltatore. Non stupitevi, dunque, se vi trovate per caso ad un concerto metal e vedete un metallaro piangere: quelle lacrime sono vere!