I Pyrrhon sono una band
imprevedibile.
L'imprevedibilità è una cosa piuttosto ingannevole nella vita. È orribile quando accade in bagno o all'Agenzia delle Entrate o durante la manutenzione dell'auto. Quando si tratta di musica, però, ha il potenziale per essere uno degli elementi più grandi su cui una band può appoggiarsi.
La band newyorkese si è appoggiata così tanto all'imprevedibilità che il loro quinto album in studio, "Exhaust", è stato pubblicato il 06 settembre 2024 senza alcun annuncio precedente. L'album è semplicemente apparso su Bandcamp e i loro fan hanno ricevuto una bella sorpresa.
Attivi da circa una quindicina
d'anni, i quattro album dei Pyrrhon prima di questo erano vicini al death
metal, non per i puristi del genere, ma con influenze prog, jazz e noise
rock. Lo sono ancora in questo ultimo "Exhaust", probabilmente più death
metal in realtà, ma i risultati rimangono abrasivi, con il cantante Doug Moore
che, nelle dieci canzoni del platter, passa da un ringhio profondo ad un urlo quasi hardcore.
Il pirronismo, cito la mia
enciclopedia vecchio stampo, è una filosofia scettica, fondata dall'antico greco
Pirro (318 - 272 a.C.), che affronta i principali problemi della filosofia, ma allo stesso tempo
li ritiene irrisolvibili. Un punto di vista rinunciatario, ma con una punta di
folle ironia. Ironia che pervade anche la loro musica.
Non agitatevi, voi che cercate la follia "tradizionale", perché ce n'è ancora. "Stress Fracture" utilizza una strana linea di basso che rifluisce e striscia. La stessa canzone alla fine scatena una chitarra claustrofobica e in preda al panico prima che inizi a correre in avanti e a rotolare giù per le scale, creando una conclusione irregolare. Tutto in "Last Gasp" sembra spesso allungato e rallentato per creare un'esperienza da sogno febbrile. "The Greatest City On Earth" abbina alcuni dei momenti di batteria più travolgenti dell'intero album a schemi più semplici durante il quale fare headbanging. La canzone si apre con una linea di chitarra stordita ma lancia anche un pestaggio ubriaco che si trasforma in una tempesta esasperante di note di chitarra sparate a caso.
Nel frattempo, Moore continua a dimostrare
quanto la sua voce possa essere volubile e frenetica, mentre urla, strilla,
guaisce e si lamenta, tanto da risultare imprevedibile appunto.
"Exhaust" è un'esperienza meno
estenuante rispetto ai precedenti lavori dei Pyrrhon. Non solo l'album in
sé è stato inaspettato, ma lo sono stati anche i 38 minuti di durata e il
cambio di stile che lo rendono l'album più snello della band fino ad oggi,
incluso il fatto che solo una canzone supera cinque minuti. Anche il noise rock
ha un'influenza molto più forte questa volta.
Per un album dedicato al burnout,
un tema fin troppo apprezzabile per chi ha più di venticinque anni, Pyrrhon si
lancia con un vigore sperimentale e un'ambizione praticata, incontaminata dal
tempo.