26 giu 2019

IL METAL AI TEMPI DI YOUTUBE


Avevamo già visto come YouTube può venire incontro all’appassionato di musica: brani o album interi a costo zero; live anche non ufficiali per farsi un'idea di come i nostri beniamini si comportano su un palco; canali aperti da band e case discografiche per promuovere la propria musica, o dedicati a singoli generi al fine di indirizzarci verso la scoperta di nuovo materiale; algoritmi che mettono insieme le informazioni di navigazione e ci suggeriscono ascolti che potrebbero interessarci. Ed ovviamente mille altre fonti di informazione, curiosità, intrattenimento: un vantaggio che, come si è visto, non contraddice necessariamente la volontà di mettere piede in un negozio di dischi ed al tempo stesso mettere mano al portafoglio. 

YouTube, più in generale, è un ricettacolo di contributi di individui che, fra gli altri, vogliono condividere con il mondo un loro interesse; nel nostro caso: il metal. Ma non sempre, dietro al caricamento di questo o quel video, c'è solo passione... 

Attirati dal compenso in denaro che può far fruttare un certo numero di clic, o più semplicemente da quel lampo di notorietà che Andy Warhol aveva sapientemente predetto (“Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”), orde di disgraziati cercano il loro angolo di gloria postando sulla rete contributi non sempre indispensabili.

Uscendo per un istante dal mondo della musica (per poi rientrarvi dalla porta del metal, non vi preoccupate!), un esempio di uso perverso di YouTube sono quegli opinabili video in cui ragazze più o meno belle (ve n'è per tutti i gusti) mostrano le loro grazie con una scusa qualunque, per esempio provandosi abitini succinti, biancheria intima o persino sexy lingerie. Mi viene il sospetto che dietro a tutte le cliccate che questi video ricevono non vi siano solo  altre ragazze in cerca del capo d'abbigliamento da acquistare, ma semplici curiosi che non sfuggono al fascino femminile, o addirittura figuri armati di pugno chiuso, stanchi del porno ed alla ricerca di nuovi stimoli...

Ho la stessa sensazione quando mi imbatto in video in cui belle ragazze (per di più svestite, se non addirittura in bikini!), con in grembo una chitarra elettrica, mostrando cosce e seno, eseguono classici immortali dell’heavy metal (ho visto persino una cover dei Death - che il Divino Chuck abbia pietà di noi...). E così, ai tempi di YouTube, il Sacro Verbo del Metallo viene svenduto per due tette e qualche cliccata.

Categoria ben più squallida, tuttavia, è quella di coloro che giocano sul tempismo fra la pubblicazione di un post e il verificarsi di un evento qualsiasi. Come il caso di coloro che recentemente, a seguito del tragico rogo di Notre Dame, hanno postato video della cattedrale in fiamme con le musiche di Burzum a fare da colonna sonora, per l'antico vizio di Varg Vikernes di brucare le chiese: vergogna! Un poco meglio quel chitarrista che ha riproposto in successione cinquanta riff di Burzum (ma li avrà scritti, in tutta la carriera, cinquanta riff?!?), semplicemente aggiungendo nel titolo del post “(Notre Dame special”)”: caduta di cattivo gusto evitabile, visto che l'impresa era comunque degna di nota. 

Fra questi "esseri geniali", i peggiori dei peggiori sono gli sciacalli che scommettono sulla morte della star di turno per pubblicare un video con l’esecuzione di questo o quel brano, sempre per un pugno di cliccate in più. Il ragionamento tipico è il seguente: visto che Angus Young inizia ad avere una considerevole età, intanto preparo il video in cui suono “Highway to Hell”, così è pronto per essere caricato appena muore e catturare l'interesse di più utenti. Ragionamenti che indubbiamente fanno accapponare la pelle, se non altro per la mancanza di rispetto verso artisti che ci hanno dato così tante emozioni!

Non è tutta merda ciò che puzza, però, e quindi capita di imbattersi in performance degne di nota, come di quel bassista virtuoso che si è messo a risuonare svariati pezzi degli Iron Maiden, con corde e dita in bella mostra, a far capire la mostruosità tecnica e compositiva del signor Steve Harris (come se ce ne fosse bisogno). Si trovano molti esempi di casi analoghi, chi alla batteria, chi allo strumento che meglio padroneggia, e persino dei "maestri di canto" che analizzano le qualità tecniche di cantanti, commentandone minuto per minuto le prestazioni: per chi è interessato ad approfondire dal punto di vista tecnico determinati brani o artisti, la visione di questi video possono essere decisamente utili. 

Ma sconfinare nella caciara è questione di un attimo, ed ecco questa strana moda di riproporre brani dei Metallica con il banjo o con l’ukulele: il più delle volte si tratta di sketch simpatici, ma niente mi toglie dalla testa che questi esperimenti non siano poi così indispensabili per l'esistenza di tutti noi. Di contro, voglio portare alla vostra attenzione un esempio positivo, in quanto in rete si possono rinvenire autentiche perle di genialità, come il caso del tipo che è riuscito a riassemblare "De Mysteriis dom Sathanas" con Dead alla voce, mettendo insieme versioni studio e live. Per molti si è indubbiamente avverato un sogno! 

Si trova veramente di tutto su YouTube oggi: la serie "What's in my bag?", per esempio, filma questo o quell'artista in un negozio di dischi mentre fa compere: servizi di un’inutilità disarmante in quanto il VIP di turno spesso vuole dimostrare di avere una inaspettata cultura musicale, parlandoci di cose di cui non si intende. Emblematico il caso di Necrobutcher dei Mayhem che, invece di parlarci di black metal, si professa amante di Police ed INXS, e che ci consiglia "Music for the Masses" dei Depeche Mode se vogliamo ascoltare qualcosa di oscuro (...lui che ha suonato con gente come Dead ed Euronymous…). 

Vi sono poi le classifiche, le top ten sugli argomenti più disparati (i live act più scioccanti, i migliori riff del metal ecc.). Su questo fronte, a nostro parere, si registra una diffusa scarsa conoscenza della materia di volta in volta trattata, come nel caso delle dieci band "più malefiche" del metal (tema se non altro che istilla una certa curiosità), fra cui troviamo Emperor (ma perché?!?) e Behemoth (risate in sottofondo...). Oppure la classifica dei dieci migliori batteristi nel metal, dove una scelta scriteriata vede in alta posizione Lars Urlich e la presenza discutibile di musicisti come Alex Van Halen e il batterista degli Avenged Sevenfold: di certo non degli scarsi, ma nemmeno così imprescindibili se si pensa a tutti i superlativi battitori di pelli che il nostro genere preferito ha saputo offrire nel corso di quasi cinque decadi. Si capisce che chi stila queste classifiche ha una cultura parziale ed una capacità di analisi semplicemente nella media, quando in verità ci aspetteremmo un qualcosa di più a livello di competenza. Del resto nella rete c'è spazio per tutti, e in un istante una stronzata che sarebbe dovuta rimanere nelle quattro mura di un nerd qualsiasi diviene alla portata di tutto il mondo. 

Ovviamente la forza della rete è ben compresa anche dall’artista stesso, che la sfrutta per promuovere la propria arte o semplicemente la propria immagine: Michael Akerfeldt ci ha propinato un intero documentario sulla lavorazione di “Sorceress”, mentre più recentemente Devin Townsend non ci ha risparmiato un dettagliato track by track in cui spiega i singoli brani del suo ultimo album. Ma se almeno questi casi hanno un senso per i fan dell’artista in questione, di cui magari desidera sapere di tutto e di più, in certi altri casi sarebbe bene avere la fortuna di non imbattersi in certe “interviste giocose” in cui i nostri beniamini possono apparire dei gran coglioni (beninteso, lo sapevamo, ma non volevamo che ce lo spiattellassero in faccia in modo così spudorato!). E' il caso di Abbath, peraltro struccato, seduto ad un tavolo di un bar, a dire cazzate nel tentativo di risultare simpatico. 

C'è chi invece lo strumento ha saputo volgerlo a proprio favore. Nergal dei Behemoth, che certo di marketing se ne intende, in una stanza vuota, fra luci soffuse, seduto su un panchetto, si permette di controbattere con ironia alle offese ricevute su YouTube. E poi c’è il buon Varg Vikernes, un vero caso mediatico, che oramai possiamo definire YouTuber, oltre che blogger e forse anche artista. Ma non era un misantropo che vive nelle campagne senza elettricità e che alleva i figli lontano dalle comodità della vita borghese? Eppure ecco che i suoi monologhi imperversano per la rete,  video di qualità amatoriale dove lui, seduto nella sua jeep, ci propina quello che gli passa per la testa su qualsiasi argomento… 

Insomma, come tutti i mezzi tecnologici, non si può dire che YouTube, al pari della bomba atomica, sia buono o cattivo, ma dipende dall'uso che di esso se ne fa. Certo è comunque interessante, almeno per un attimo, fermarsi in questo oceano di input ed informazioni, e notare come pregi e difetti dell'heavy metal siano amplificati nel passaggio dalla carta stampata allo schermo di un computer. Quel che è sicuro è che ciascuno troverà qualcosa di suo gradimento...