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17 giu 2018

"DEATH & DISASTER": ANDY WARHOL E L'IMMAGINARIO ESTREMO



Nel 1963 uno dei più celebri artisti contemporanei abbandona la tecnica della pittura per dedicarsi alla serigrafia - più facilmente replicabile e impersonale - scelta perfetta per esprimere la sua visione della morte. Quel personaggio si chiama Andy Warhol e attraverso la celebre serie: “Death & Disaster” entra da protagonista nella definizione del nostro attuale immaginario estremo. 

La morte tragica diventa una fonte di ispirazione, come nella fotografia delle cervella di Dead dei Mayhem o la spettacolarizzazione di gesti estremi, come se documentasse la figura di Benton. A mio avviso dobbiamo molto del nostro voyeurismo verso il macabro, ma anche del nostro modo di osservarlo attraverso i media, al genio americano. E anche il metal pesca da Warhol.

In questo primo ciclo, Andy riproduce in “129 Die in Jet” quella che è la prima pagina del “New York Mirror” del 4 giugno di quell’anno, in cui si documentava il disastro aereo in cui morirono appunto 129 persone. A questo primo lavoro seguiranno le scene di incidenti stradali, suicidi, sale operatorie, sedie elettriche, foto segnaletiche di criminali, armi e teschi. Nelle quali compare il gusto splatter tipico dei Cannibal Corpse e qualche richiamo ad un’iconografia dei Carcass, ma soprattutto una fredda resa del macabro, come potrebbero fare gli Slayer.

L’opera “Silver Car Crash” è tornata di attualità per essere stata battuta recentemente in un’asta per oltre 100 milioni di dollari: ma non ci vedete anche voi un collegamento inconsapevole ai Meshuggah? Si tratta infatti di una serigrafia monumentale che ritrae e destruttura gli attimi successivi a un incidente d’auto e sembra far uscire dal quadro il rumore dei riff della band svedese tra le lamiere.

«La notte appartiene a Andy Warhol – ha dichiarato Tobias Mayer, uno dei responsabili  della casa d’aste Sotheby’s – “Silver Car Crash” è la più importante opera di arte contemporanea che io abbia mai presentato in asta e il risultato lo comprova. Mi ha colpito inoltre l’attenzione e la preparazione dei nostri clienti.». Che fossero tutti fans dei Meshuggah?

L’idea fondante è l’estrapolazione di un frammento di realtà percepito all’interno di un perimetro di valori diverso; ad esempio in “Orange Car Crash” si riprende un incidente stradale del 1959 e replicandolo più volte su  fondi colorati, Warhol genera assuefazione visiva alla violenza. La stessa abitudine al massacro che ritroviamo in alcuni concerti grind, ma al contempo Andy attua uno svuotamento drammatico della sequenza come antidoto alle emozioni forti e alla morte, che è tipico dello sguardo di Araya mentre canta.

Per non parlare di: “Suicide (Purple Jumping Man)” che è sempre del 1963 e dovrebbe rivestire la casa di tutto il popolo doom. Paul Chain avrà osservato quest’opera in ogni attimo della sua infanzia, ma anche i Cathedral e i Candlemass non potranno che plaudere alle intenzioni cupe di Warhol. Alice Cooper possedeva veramente una serigrafia di questa serie, ma ha dichiarato di averla dimenticata in magazzino. La rockstar ha costruito una carriera sul gusto per il macabro e saliva sul palco ispirandosi al mondo horror, non poteva quindi non possedere uno di questi manifesti di crudeltà artistica.

Se è vero, come diceva il maestro di Pittsburgh, che tutti saranno famosi per almeno 15 minuti nella loro vita, forse Warhol avrebbe potuto riformularla affermando che tutti saranno celebri giusto il tempo di una traccia di “Forest of Equilibrium” ...