"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

11 mag 2017

BLACK METAL STORIES - AGENTE GRISHNACKH, LICENZA DI UCCIDERE (Parte I)


Personalmente il tema dell’"uomo dietro all’artista" non mi ha mai appassionato, preferendo limitare la mia attenzione ed energie ai contenuti delle opere. Conoscere la “persona” e il “privato” di che le ha composte non è un qualcosa che mi solletichi particolarmente l’interesse.

Di questo argomento si parlava recentemente con un collega in redazione, che mi raccontava la sua delusione (delusione relativa, per carità) per un musicista che segue da sempre e apprezza moltissimo, dopo aver notato, all’uscita di un suo concerto, alcuni atteggiamenti/comportamenti che non si sarebbe aspettato in base all’idea che si era fatto di lui nel corso degli anni.

Nel mio piccolo, recentemente, ho avuto un’esperienza analoga con Varg Vikernes. Lo metto subito in chiaro, però: adoro i Burzum; li ho sempre ascoltati e continuerò ad ascoltarli. 
Ma, anche noi fan indefessi delle sonorità burzumiane, non possiamo nasconderci un’amara verità: che, suo malgrado, il nome del Conte sarà sempre ricordato, ancor prima o quantomeno assieme alle sue gesta musicali, per l’omicidio di Euronymous. Nonostante tutti i capolavori rilasciati, nonostante la sua indubitabile importanza nell’ambito della musica estrema, nonostante quello che potrà mai fare in futuro a livello artistico, i più (non noi di Metal Mirror che lo abbiamo celebrato a più riprese, anche di recente per i suoi meriti post-scarcerazione) lo ricorderanno per quanto successo in quella fatidica notte del 10 agosto 1993. Leggerne, nero su bianco, la dinamica, i retroscena e i dettagli è stato, lo devo ammettere, alquanto deprimente. Per il Varg-uomo, ovviamente. E questo proprio nello stesso periodo della sua vita in cui aveva appena composto quell’immane capolavoro di “Hvis lyset tar oss” (a dimostrazione di come “arte” sublime e “privato” disumano possano coesistere e cozzare tra loro nello stesso tempo). L’album verrà pubblicato a posteriori, nel 1994, con il Conte già in prigione, ma venne concluso nel marzo del 1993, appena 5 mesi prima dell’assassinio.

Tornando ad esso, quello che romanticamente mi sono sempre prefigurato di quella notte era una sorta di duello all’ultimo sangue: i due giganti, i due Padrini del neo-nato Black Metal che si scontravano in un duello epico, all’arma bianca, all’ultimo sangue. Ognuno portatore (che ne so…dico a caso…) di una visione della Musica e della Scena Black da far prevalere sull’altra. Tipo un duello alla Sergio Leone…”il mondo è troppo piccolo per tutti e due…”.

Poi vai a leggere la cronaca nuda e cruda, le testimonianze dei diretti interessati, tra cui quella dello stesso Conte, e ti cadono le braccia. Quell’omicidio è stato davvero quanto di più grottesco uno si possa immaginare, pieno zeppo di situazioni tragicomiche, di dettagli patetici e di errori che neanche un dilettante allo sbaraglio…

Non saprei quasi da dove cominciare, ma non volendo farla troppo lunga, andiamo direttamente a quella sera, a Bergen e alla preparazione del viaggio che porterà il Conte, assieme allo squilibrato Snorre Ruch, in arte Blackthorn (all’epoca seconda chitarra dei Mayhem), all’abitazione di Oslo di Aarseth.

Giustamente, come prima cosa, bisogna crearsi degli alibi, possibilmente di ferro: così il Nostro lascia il bancomat a un amico che avrebbe dovuto prelevare del denaro nottetempo, in modo tale da far vedere che non si fosse mai allontanato dalla città. Inoltre viene noleggiata una videocassetta di un film già visto, per descriverne, alla bisogna, i contenuti. Ma qui troviamo il primo grossolano errore del nostro Agente 007: lascia una carta sbagliata al complice e così il prelievo bancomat non potè essere effettuato (anche se a posteriori, Varg dichiarerà che lui non aveva mai avuto un bancomat).

Come seconda mossa non proprio avveduta Vikernes decide di riempire il suo portabagagli con un vero e proprio arsenale: svariati coltelli, un’ascia, una mazza da baseball e altri simpatici oggetti. Cosa che stride alquanto con le sue affermazioni secondo le quali era partito per Oslo senza aver l’intenzione di uccidere Aarseth. Difficile da credere, posto che su questo punto vi è un’altra profonda contraddizione: quella per la quale il Conte ha affermato di essere a conoscenza del fatto, riportatogli da fonti per lui inequivocabili, che lo stesso Aarseth lo volesse uccidere. 
Com’è che l'allora ventenne si convince della veridicità di questa soffiata? In primis per il fatto che Euronymous non l’avesse detto ai quattro venti; che porta Varg a dire a se stesso: “Ok, allora è una cosa seria”; e per il fatto di aver ricevuto dal leader dei Mayhem una lettera dal tono…molto gentile! E allora la nostra faina si chiede: “Che roba è?”. E’ evidente che c’è sotto qualcosa, mi vuole far fuori davvero. E visto che “un giorno o l’altro potrebbe anche riuscirci, allora l’ho uccido prima io”. Sillogismo che non fa una grinza, no (oltre ad essere affermazioni che non collimano perfettamente con la non intenzione di uccidere...)?

Ma queste erano solo premesse. Torniamo insieme a quella sera: i preparativi, la tensione che monta…dopo poche ore dalla partenza da Bergen nulla sarà come prima

Per Varg. Per Snorre. Per il Black Metal intero. 

E soprattutto per Øystein...

(continua e finisce domani)

A cura di Morningrise