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28 nov 2019

I MIGLIORI EP DEL METAL: "LUMINA AUREA" (SWALLOW THE SUN)


L’EP, come si diceva nell’introduzione alla nostra rassegna, costituì per band emergenti, o poco più che emergenti, uno strumento sostenibile per immettersi od affermarsi nel mercato discografico senza dover sostenere i costi elevati di un full-lenght. Almeno questo accadeva negli anni ottanta ed inizio novanta, dove per il metal il passaggio dalla cantina allo studio non era cosa da dare affatto per scontata. Con internet, e dunque con le accresciute possibilità di condividere e diffondere materiale tramite la rete, la necessità di ricorrere ad un EP, almeno per farsi conoscere, venne meno.

Per quanto riguarda il nuovo millennio, l'impiego dell'EP si è caratterizzato per altre funzionalità: onorare il contratto con una casa discografica di cui ci si vuole liberare, per esempio, oppure  buttare in pasto al mercato del materiale giusto per aver una scusa per rimettersi in tour, che rimane la principale fonte di guadagno per una band oggigiorno. Ma vi sono stati dei casi in cui anche dei "lavori brevi" si sono distinti per qualità ed ispirazione, riflettendo un'esigenza comunicativa specifica, come successo con "I" dei Meshuggah, o un momento particolarmente significativo per l'artista: è il caso di “Lumina Aurea”per Juha Raivio, leader dei finlandesi Swallow the Sun

Il 18 aprile 2016 moriva a quarant’anni Aleah Stanbridge, cantante e collaboratrice di Swallow the Sun ed Amorphis, dal 2009 compagna dello stesso Raivio. Gli Swallow the Sun erano fermi dal 2015, anno di uscita del superbo triplo-album “Songs from the North I, II & III”. Raivio si era nel frattempo dedicato ad altro: prima ai Trees of Eternity, progetto condiviso proprio con Aleah, e poi agli Hallatar, eletti quale strumento per sondare l’abisso del dolore dopo la tragedia dell’anno precedente. Se la band madre era stata inizialmente lasciata in stand-by, ad essa si ricorse per apporre il sigillo finale al periodo buio vissuto dal suo leader e dunque creare le premesse per un nuovo inizio. Questo sigillo portava il nome di “Lumina Aurea”, edito nel 2018, non a caso rilasciato il 21 dicembre, il solstizio d’inverno: il giorno più buio dell’anno, ma anche il giorno dopo il quale la luce inizia a guadagnarsi spazio crescente nella sua marcia verso la primavera. 

Abisso e rinascita, dunque, i temi trattati in “Lumina Aurea”, che consta di un unico brano di quasi quattordici minuti accoppiato alla sua versione strumentale. Tecnicamente parlando, esso si classificherebbe come singolo, ma francamente un lavoro di ventisette minuti e mezzo ci pare più vicino a quelle caratteristiche che descrivono un Extended Play, interpretazione che peraltro è stata accolta anche altrove nel mondo recensorio

Sia quel che sia, “Lumina Aurea” è da considerarsi un episodio a parte nella discografia degli Swallow the Sun, a partire dalle scelte stilistiche. Per l'occasione, infatti, le consuete sonorità gothic metal verranno accantonate per lasciare spazio alla meditazione dark-ambient. A tale scopo anche la formazione verrà rivoluzionata: i sei musicisti si faranno così da parte, incluso lo stesso Raivio, che qui preferirà ricoprire il ruolo del regista/compositore. In primo piano, invece, troveremo il solenne recitato in latino di Marco Benevento dei romani The Foreshadowing (già compagni di tour dei finlandesi), nonché le percussioni a mano e i corni di Einar Selvik del progetto pagan-folk Wardruna

Sinistre tastiere, canti gregoriani e il recitato di Benevento si integrano fluidamente, assecondando la natura rituale della composizione. La distorsione delle chitarre, che suonano alquanto ovattate, e lo screaming straziante stanno sullo sfondo, per poi guadagnare maggiore incisività nella seconda parte del brano con fraseggi black, un solenne arpeggio, partiture di organo e cori angelici che non inficeranno, ma anzi supporteranno, la vocazione di requiem che intende perseguire il brano. 

Mai in precedenza gli Swallow the Sun avevano osato tanto. E laddove le parole non riescono a descrivere l’esperienza, giungono in aiuto le immagini del bellissimo videoclip che è stato realizzato ad indispensabile complemento del brano: un'escursione mozzafiato nel cuore dell’inverno nordico, fra imponenti valli innevate e gelidi corsi d’acqua. Il montaggio che alterna continuamente vertiginose riprese aeree, campi lunghi e primi piani, e il lento, oseremmo dire funereo, movimento di macchina descrivono alla perfezione il cammino di un misterioso essere incappucciato che prima si trascina faticosamente legato a spesse funi e poi si dirige, a bordo di una piccola imbarcazione, verso una destinazione ignota. 

Questa destinazione potrebbe essere l’Aldilà, se nella sequenza descritta dal video si vuol leggere la liberazione dalle catene della vita terrena; oppure, al contrario, potrebbe essa rappresentare l’abbandono del mondo del dolore, del lutto e il prossimo ripristino di una modalità esistenziale rinnovata. Optiamo per questo secondo scenario, visto che pochi mesi dopo, precisamente nel gennaio del 2019, sarebbe uscito album “When a Shadow Forced into the Light” che avrebbe riconsegnato gli Swallow the Sun ad una nuova vita. 

I finlandesi, nella loro carriera quindicennale, si sono imposti come fra i più brillanti interpreti del gothic metal di ultima generazione, ma è paradossalmente in “Lumina Aurea”, scevro dalle leziosità che caratterizzano gli album ufficiali, che a nostro parere è da rinvenire il loro parto più sincero ed emozionante.