Celebrare un compleanno di una Dea
è, evidentemente, impossibile: le divinità non hanno età.
Fittiziamente, quindi, Anna Maria van Giersbergen, per tutti soltanto “Anneke”, oggi compirebbe 50 anni. Uso il condizionale perchè sappiamo che non è così. Del resto, se un Essere Superiore di natura femminile doveva scegliersi una data da far risultare all’anagrafe, non poteva che optare per il giorno della Festa della Donna.
Sto seguendo, tramite i social,
il suo tour 2023, composto da una quarantina di date in teatro (ormai la
dimensione più congeniale all’espressione della sua Arte) a cantare il
repertorio di Kate Bush. La cantautrice britannica, da una dozzina
d’anni, non sta incidendo nuovo materiale ma, per sua fortuna, Anna Maria ha
deciso di onorarla attraverso questo tour-tributo che ha già registrato
diversi sold out. Inutile dirvi che, anche prendendo una canzone a caso
dell’esibizione, si rimane al solito esterrefatti dalla sua infinita classe e
superiorità verso qualsiasi altra ugola in circolazione. E questo detto senza
alcun tipo di partigianeria…
È chiaro che per noi metalheads
il suo nome sarà per sempre legato a quanto fatto nella sua prima parte di
carriera con i The Gathering, quando la sua voce ci stregò sin dal suo primo
vocalizzo, quel It has been always been in the back of my mind con cui si
apriva “Strange Machines” e, con essa, il capolavoro “Mandylion” (1995). Amore
a primo ascolto, lo potremmo definire. Per me, così come per tanti 18enni dell’epoca.
Un amore totale, puro, spirituale. Quasi sacrale (e si che l’allora ventiduenne
Anneke era pure una gran bella ragazza). Ma con lei neppure passavano per la
mente ‘pensieri impuri’.
Da quel 1995, AvG ci ha regalato
solo gioie, a profusione e per un decennio abbondante: “Nighttime Birds”, “How to Measure a Planet?”, lo splendido (e incredibilmente sottovalutato)
“If_Then_Else”, fino ai delicatissimi “Souvenirs” e “Home”, gli ultimi due
masterpiece degli olandesi con la sua voce.
Ma quando uscì “Home” (2006) la
vita di Anneke era già definitivamente cambiata: il 20/02/2005, infatti, era
nato Finn, suo figlio, avuto dalla relazione con il batterista Rob Sneijders
(meteora dei grandissimi Celestial Season e uomo molto, ma molto, ma molto
fortunato…) che di lì in avanti l’accompagnerà, oltre che nella vita, anche in
diversi progetti musicali. In primis quegli Agua de Annique che furono
una parentesi della carriera non riuscitissima, questo va detto, tanto che
vennero abbandonati dopo pochi anni per dedicarsi all’omonimo progetto solista,
a tutt’oggi attivo. A tal proposito, ascoltate l’ultimo, buonissimo, “The
Darkest Skies Are the Brightest” (2021) per i tipi della Inside Out. Un
disco leggiadro, vergato a fuoco, manco a dirlo, dalla sua voce ultraterrena
che, nel corso degli anni, continua a crescere tecnicamente e a incantare cuori
e anima di chi la ascolta.
Ovviamente, tutti la cercano e
tutti la vogliono anche nel suo “vecchio mondo” di riferimento, cioè quello
Metal; ambiente col quale continua ad avere sia un proficuo scambio di
collaborazioni - dai Moonspell agli Anathema,
passando addirittura per i Napalm Death (sic!), delle sue prestazioni si sono
avvalsi in tanti - sia delle vere e proprie ‘posizioni’ autonome come
dimostrano i progetti, portati anche in sede live, dei The Gentle Storm (in
collaborazione fifty-fifty con il solito Lucassen) e VUUR (di cui il nostro
mementomori ci ha regalato un sentito live report qualche tempo fa). Anche
se, va ricordato, le due collaborazioni più durature e artisticamente riuscite,
non a caso, rimangono quelle con le due menti più autorevoli in campo metal degli
ultimi 25 anni: il succitato Arjen A. Lucassen e Devin Townsend.
Comunque, a 50 anni Anneke sembra
aver trovato la sua dimensione in una libertà artistica totale: fa quel che
vuole, quando vuole abbracciando una concezione di rock a 360° capace di
inglobare le più disparate influenze. Tanto, lo sappiamo, ogni ‘cosa’ che tocca
si tramuta in meraviglia.
A beneficio di tutti coloro che,
magari, finora avessero vissuto su Ganimede, oggi Metal Mirror vi propone una breve
tracklist di dieci tra le interpretazioni che sono
maggiormente rappresentative, ad oggi, della parabola artistica di AvG.
1) "Eleanor”
(da “Mandylion”, 1995)
2) "The May Song” (da “Nighttime Birds”, 1997)
3) "Valley
of the Queens” (guest in “Into the Electric Castle”, Ayreon, 1998)
4) "Marooned”
(da “How to Measure a Planet?”, 1998)
5) "Saturnine”
(da “If_Then_Else”, 2000)
6) "You
Learn About It” (da “Souvenirs”, 2003)
7) "Alone”
(da “Home”, 2006)
8) "True
North” (guest in “The Retinal Circus”, D. Townsend, 2013)
9) "The
Moment” (da “The Diary”, The Gentle Storm, 2015)
10 "Freedom
– Rio” (da “In This Moment We Are Free – Cities”, VUUR, 2017)
Dieci brani, giusto così…per
gradire e stimolare la curiosità.
Da parte nostra, non resta che
fare gli auguri ad Anneke, il cui nome, personalmente, pronuncio ogni giorno,
come una sorta di ‘memento’ affinchè l’abbia sempre presente
(operazione resa più semplice in quanto Anneke è anche il nome della mia gatta…)