"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

30 mag 2023

INCINERATION FEST MON AMOUR - LONDON, 13/05/2023


Incineration Fest, un anno dopo. È buffo constatare la diversità di approccio rispetto all'edizione 2022. L'anno scorso c'erano gli Emperor. Punto. Tutte le aspettative erano rivolte ai norvegesi e sinceramente poco mi curai delle altre band, salvo gradirne le esibizioni con lo spirito di sbocconcellarle come se fossero un antipasto. Per il sottoscritto era il secondo evento dal vivo dopo la pandemia e questo ovviamente andava ad influire sulle sensazioni generali della giornata, alimentando timori e preoccupazioni, anche irrazionali, ma comprensibili. Tanto fu la mia paranoia di perdermi accidentalmente, per qualsiasi motivo, l'esibizione di Ihshan e soci che mi accampai dal primo pomeriggio al Roundhouse, fregandomene totalmente dei gruppi sui palchi negli altri locali del circuito del festival (fra cui, volendo, potevano esserci degli interessanti Unleashed). 

Quest'anno le sensazioni sono del tutto diverse: un anno è trascorso, molti concerti sono passati in rassegna, la dimensione live è tornata ad essere una consuetudine e ci possiamo dunque appropinquare all'evento con maggiore scioltezza. All'Incineration mi sento a casa conoscendone adesso caratteristiche e procedure. Quest'anno, poi, il bill è decisamente più ricco e ben sette sono i nomi che mi sono appuntato sul taccuino: Asphyx, Profanatica, Rotting Christ, Suffocation, King Dude ed ovviamente i due co-headliner, niente-popo'-di-meno-che Enslaved e Marduk. Insomma, un programma da leccarsi baffi e poco importa se il tutto si è prospettato fin dall'inizio massacrante con circa sette ore in piedi, musica brutale senza pause ed una delicata gestione della logistica, visto che le band si sarebbero alternate in diversi locali. L'approccio è bulimico, la sfida è vedere tutto il vedibile. E dunque che devastazione sia! 

25 mag 2023

PRIMA DEL FUNERAL DOOM: ANATHEMA


Meno quattro: Anathema - "Serenades" (1993) 

E’ strano trovare un nome come quello degli Anathema all'interno di una rassegna sul funeral doom. E’ strano perché da almeno cinque lustri la band inglese non ha più niente a che fare con il metal estremo, ed oggi si trova in una posizione assai distante persino dal metal in generale, grazie ad un processo di mutazione costante che ha finito per condurla dalle parti dei Radiohead (altro nome che non vorremmo mai leggere in una rassegna sul funeral doom...). E non ci stupiamo che i Nostri ad un certo punto del loro cammino abbiano deciso di  riformulare il proprio monicker in Ana_Thema, proprio per distaccarsi dai minacciosi ed anticlericali toni degli esordi. 

Ma prima della svolta compiuta dall'EP “Pentecost III” (1995), dove sarebbe stato abbracciato il paradigma della psichedelia pinkfloydiana ed avviato così un processo di progressiva emancipazione dalle sonorità del metal estremo, vi sono stati un paio di ottimi lavori che ancora potevano essere inclusi nell'alveo delle sonorità doom-death, ossia l’EP “Crestfallen” (del 1992) e il full-lenght di esordio “Serenades” (dell’anno successivo): due lavori gemelli che, nella variegata discografia degli inglesi, costituiscono un corpus unico e distaccato. 

20 mag 2023

IL METAL NON RIDE - IV. SKYCLAD: C(H)ICAGO DI NOTTE

 


Gli Skyclad sono uno dei gruppi della resistenza metal. Nei primi anni '90 provano in un'impresa difficile, quella di rialimentare la fiamma del genere classico, quando nessuno si filava più neanche quelli estremi. Il tema neopagano, presente fin dall'inizio, si coniuga in seguito anche ad uno stile iconografico di tipo celtico e strumenti tradizionali, primo fra tutti il violino. Sono riconoscibili, oltre che per l'idea di suonare partiture folk con l'orchestra metal, e quindi usare gli elementi metal per fare del folk, anche per la legnosissima voce di Walkyier, già cantante dei Sabbat.

15 mag 2023

PRIMA DEL FUNERAL DOOM: MY DYING BRIDE



Meno cinque: My Dying Bride - "As the Flower Withers" (1992) 

I Paradise Lost furono la scintilla, dei precursori del movimento doom-death che di lì a poco sarebbe fiorito: partendo dalla terra di Albione, si sarebbe poi presto espanso in tutto il globo. 

Nel 1992 il mondo non era ancora così affollato di gruppi dediti a questo genere. Come si diceva, il metal estremo in quegli anni era ancora un universo fresco di big bang che si espandeva un po’ da tutte le parti senza assumere conformazioni precise. Nel 1992, più precisamente, usciva il full-lenght di debutto di uno dei nomi di punta del doom-death (prima) e del gothic metal (poi): parliamo dei My Dying Bride, da indicare - senza se e senza ma - come una delle entità più influenti per lo sviluppo delle sonorità funeral doom, anche più degli stessi Paradise Lost che, avendo abbandonato presto l’ovile dell’Estremo, non avrebbero potuto incidere più di tanto sulle frange più oltranziste del doom.  

10 mag 2023

LA MIA VOGLIA DI VIVERE: IL TEMPO DELLA VERITA' SUL DEATH METAL

 


Il death consapevole. Ci voleva solo il tempo, o il troppo poco tempo, per far venire alla luce l'essenza del death. Il tempo che passa, quello che porta in superficie i cadaveri inabissati in acqua, gonfi di quella vita “dopo la morte” che procede ad alterare, consumare, e restituire la visione rivelatrice dei corpi morti. Col tempo che passa si capisce che cosa canta il death, quale è il binario nascosto, dissimulato, della sua poetica. 

5 mag 2023

PRIMA DEL FUNERAL DOOM: CATHEDRAL


Meno sei: Cathedral - "Forest of Equilibrium" (1991) 

Dopo aver divagato per le lande del death metal torniamo al doom. E lo facciamo con prepotenza, non scandagliando i fondali dell'underground per rinvenire malefiche scorie che possano in qualche modo aver "illuminato" (si fa per dire) il sentiero che batteranno in seguito gli alfieri del funeral doom, ma celebrando la grandezza di una delle più belle e solide opere che il doom abbia partorito nella sua storia: "Forest of Equilibrium" dei grandissimi (immensi) Cathedral