"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

8 gen 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM


Questa rassegna non ha inizio e non ha fine, non ha passato né futuro
 
Esordisco parafrasando (non a caso) la frase che i Dolorian utilizzarono per presentare “Voidwards”: quale miglior modo per introdursi nella dimensione atemporale del funeral doom

Il funeral doom è infatti un genere fuori dal tempo, per tanti motivi: per i tempi lentissimi, che finiscono per svuotare le comuni coordinate temporali; per i temi di cui si impregna e per le sensazioni che ci restituisce - senza tempo, appunto. Non ne poteva che scaturire, per la sua trattazione, una rassegna mastodontica (più di trenta i titoli contemplati!), dai contorni indefiniti ed aperta a sviluppi potenzialmente infiniti...

C’è una continuità con la rassegna sull’atmospheric black metal, di cui questa sul funeral doom costituisce la prosecuzione ideale. Laddove pandemia e lockdown ci hanno spinto ad evadere nei mondi immaginari ritratti suggestivamente dal black metal atmosferico, a circa due anni dall’inizio dell’era del corona virus, senza che la parola fine sia nitidamente avvistabile all’orizzonte, ci sentiamo di trovare conforto nel funeral doom, quasi a voler inconsciamente certificare l’istituzionalizzazione di uno stato di cose che non può essere più visto come una emergenza, ma semmai come un qualcosa di sistemico. 

Se l’etichetta atmospheric black metal ha finito per raggruppare una miriade di band ed artisti che non hanno molto a che spartire fra di loro, indubbiamente il funeral doom si presenta in modo più compatto alle nostre orecchie. Ma cosa è esattamente il funeral doom? Ed esso merita di essere riconosciuto come qualcosa di diverso dal gothic metal o dal doom stesso? 
 
La risposta è assolutamente si. Che stai ascoltando funeral doom te ne rendi conto in poco tempo: dagli umori enfaticamente cupi, dai suoni grevi, enormi, compressi, dall’eccessiva lentezza (da marcia funerea, appunto!) e soprattutto dal growl ottenebrante che si avvicina ai territori del brutal death. La presenza di tastiere e la lunghezza imponente dei brani completano il quadro. Ed é proprio intorno agli stilemi appena elencati che si vanno a registrare le differenze, anche significative, fra le diverse band: chi recupera certa ariosità del gothic metal, chi si macchia di black, chi addirittura adotta il linguaggio della psichedelia, del post-metal, dell’ambient. 

Sicuramente il funeral doom nasce da un processo di amplificazione abnorme di tutti i tratti identitari del doom che, al fine di raggiungere i propri scopi, non teme di esondare nell’empireo del metal estremo, tanto da divenirne una delle costole più temibili. Ma sarebbe riduttivo vedere oggi questo sotto-genere (ma di quale genere poi? Del doom, del gothic o del death metal?) come una semplice operazione di estremizzazione perché vi sono ingenti energie creative dietro, musicisti dotati di inventiva e tecnicamente preparati che si applicano con metodo e reale vocazione, tanto che le sonorità prodotte guadagnano una netta indipendenza dai generi sopra elencati. 
 
A marcare la distanza dal doom classico è il growl, tanto che il funeral doom, più che essere una propaggine del doom, potrebbe essere visto come la versione rallentata del death metal (e certo qualche accelerazione qua e là sopravvive); la distanza dal death, di contro, è garantita dalla lentezza e dalla lunghezza eccessiva dei brani. A rimarcare infine la distanza dal gothic è ancora il growl, che è spesso molto più basso e profondo (quasi un rantolo impalpabile) di quanto prodotto dai pur efferati cantanti del gothic metal. C'è da aggiungere che un growl di questo tipo apporta una carica spersonalizzante al funeral doom: laddove un growl più articolato o anche lo screaming tipico del black metal vanno a tingere di individualità la narrazione, il canto nel funeral doom diviene qualcosa di estraneo alle vicende narrate, qualcosa di distaccato, didascalico, come se si trattasse di una voce narrante fuori campo. 

I testi, ovviamente, pur incomprensibili ad orecchio umano, vanno a supportare una musica che sembrerebbe avere come unico fine quello di descrivere sensazioni di angoscia, rabbia, tristezza, solitudine, strazio, scompenso innanzi ai temi imperscrutabili della Perdita, del Lutto, della Morte. A questo nucleo tematico si associa la trattazione di ambiti, sempre esistenzialisti, legati alle sfere dell’occultismo e dell’esoterismo, con approcci che possono variare, nel registro, dal romanticismo ereditato direttamente dal gothic metal al degrado emotivo espresso dal depressive black metal. 

La forza del funeral doom, in definitiva, è proprio il "suono", il suo evolversi per lievi o addirittura impercettibili sfumature, la "sensazione complessiva" che restituisce. Una sensazione che non sgorga irruente come può accadere nel black metal o nel post-hardcore, ma che viene finemente costruita grazie a discrete competenze tecniche ed un'attenzione, anche maniacale, per il dettaglio. Non gioca un ruolo secondario la produzione. Tutte queste forze sono messe in campo per dare all'ascoltatore una esperienza

Ma dove, quando e come nasce il funeral doom? Anche qui la risposta è semplice: agli inizi degli anni novanta in Finlandia, dove band come Thergothon, Unholy, Unburied, Faltomy rilasciavano le loro prime cassettine. Ma a questo punto vogliamo fare una precisazione metodologica: la nostra rassegna si occuperà solo di album, e sebbene a livello di demo vi siano dei rimarchevoli lavori, il rischio di trattarli è quella di una eccessiva dispersione di energie. E poi diciamocelo chiaramente: in una demo, complici l'inesperienza della band e la mancanza di mezzi, un album di funeral doom ti esce quasi per sbaglio, mentre noi ci vorremmo concentrare su chi effettivamente è riuscito, con queste sonorità, a meritare la fiducia di una casa discografica e tagliare il traguardo del full-lenght. Per questo motivo faremo coincidere l'inizio dell'epopea del funeral doom con con l’uscita nel 1994 di “Stream from the Heavens” dei Thergothon, all’unanimità considerati come gli iniziatori effettivi del genere. I Nostri, di fatto, ebbero il coraggio (non ripagato dal pubblico, visto che si dissolsero ancora prima di dare alla luce il loro unico full-lenght) di istituzionalizzare una forma estremizzata di quel doom/death che stava proliferando all’inizio degli anni novanta e che vedeva come laboratorio privilegiato le nebbiose brughiere della Terra di Albione. 

I Paradise Lost del loro debutto “Lost Paradise” (anno 1990) furono indubbiamente fra i primi, se non i primi, a mettere insieme doom e death metal, producendo una musica rozza quanto suggestiva a base di tempi lenti, pregevoli intuizioni melodiche e il growl becero di Nick Holmes: una formula che avrebbe avviato un nuovo filone nel metal estremo, il gothic metal, presto popolato da ulteriori protagonisti, fra cui è inevitabile citare i soliti My Dying Bride ed Anathema che, almeno agli albori, conservavano un suono ruvido direttamente ereditato dal death metal. Non bisogna poi dimenticare i Cathedral di “Forest of Equilibrium” (1991) che, benché circoscrivibili ad un altro ambito "doomico" (non collegabile direttamente al metal estremo - se non per i trascorsi nei Napalm Death del singer Lee Dorrian) davano alle stampe uno degli album più lenti e pesanti della storia (dentro e fuori il metal).

Altri importanti precursori del movimento sono stati i meno conosciuti Winter, da New York. Nel 1990 costoro realizzavano il ferale “Into Darkness” (1990), opera di una malvagità unica che andava ad estremizzare la lezione dei Celtic Frost con brani ancora più marci, lenti e pesanti di quanto proposto da T.G. Warrior e soci nella decade appena precedente. 

Ma gli stimoli non giungevano solamente dal versante del doom, in quanto anche il death faceva la sua parte: sempre negli stessi anni, infatti, diverse formazioni decidevano di mollare il piede dall’acceleratore, scegliendo la via di un suono pastoso ed asfissiante che ben si sposava con le efferatezze del genere. Gli Autopsy di “Mental Funeral” (1991) e gli Asphyx di “The Rack” (sempre 1991) erano degni esempi di questo trend. Una perfetta sintesi fra il death più brutale e il doom più claustrofobico veniva offerta dagli australiani Paramaecium e il loro esordio del 1993 "Exhumed of the Earth" avrebbe senz'altro offerto più di uno spunto alle band funeral (e non solo). Non va infine ignorato il contributo alla causa di certo black metal che decideva di flirtare con umori doom e gothic, come accadeva nel debutto dei Katatonia Dance of the December Souls” (1993), fra i primi esperimenti in cui la materia gotica veniva macchiata di tinte blackish (si pensi allo screaming logorato di Jonas Renkse).

Siamo quindi giunti al 1993, anno in cui esce il primo album dei finnici Unholy, mostruosità death/doom che in un certo senso innescava, o semplicemente esprimeva, una sensibilità spiccata per gli umori luttuosi che la terra di Babbo Natale avrebbe presto dimostrato, finendo per divenire la più importante fucina al mondo di band dedite al funeral doom. Il doom catastrofico degli Unholy non è definibile ancora strettamente funeral doom, ma il disagio provocato da questa musica ha costituito certo la stella polare per molti conterranei che avrebbero deciso di intraprendere l’ostica via del funeral doom, genere che, come l’atmospheric black metal, si sarebbe poi propagato in tutto il mondo. 

Se in una prima fase il funeral doom si è distinto per la sua deformità (quale si trattasse di una degenerazione perversa del gothic/doom), una decina di anni dopo esso sarebbe stato in qualche modo riconosciuto ed accettato dal pubblico, tanto che è proprio a partire dal nuovo millennio che si sarebbe istituzionalizzato, battendo vie inedite all’interno di spazi di manovra ridottissimi, caratterizzandosi per una elevata qualità nella produzione discografica  e per la capacità costante delle varie band di migliorarsi album dopo album. Del resto, e questa non è una novità, è proprio lontano dai riflettori, dai trend commerciali (in ogni ambito), che si trova la vera creatività, quella che si approssima all’autolesionismo nel suo non voler assecondare nessun tipo di compromesso o mediazione.  

Buon funerale a tutti... 

I precursori: 

- 10) Paradise Lost - "Lost Paradise" (1990) 
- 9) Winter - "Into Darkness" (1990)
- 8) Asphyx - "The Rack" (1991)
- 7) Autopsy - "Mental Funeral" (1991)
- 6) Cathedral - "Forest of Equilibrium" (1991)
- 5) My Dying Bride - "As the Flower Withers" (1992)
- 4) Anathema - "Serenades" (1993)
- 3) Paramæcium - "Exhumed of the Earth" (1993)
-2) Unholy - "From the Shadows" (1993)
-1) Katatonia - "Dance of December Souls" (1993)

0) Disembowelment - "Trascendence into the Peripheral" (1993)

Gli essenziali:

1) Thergothon - "Stream from the Heavens" (1994)
2) Esoteric - "Epistemological Despondency" (1994) 
3) Skepticism - "Stormcrowlfeet" (1995) 
4) Funeral - "Tragedies" (1995) 
5) Shape of Despair - "Angels of Distress" (2001) 
6) Evoken - "Antithesis of Light" (2005) 
7) Tyranny - "Tides of Awakeing" (2005) 
8) Ahab - "The Call of the Wretched Sea" (2006) 
9) Worship - "Dooom" (2007)
10) Mournful Congregation - "The Book of Kings" (2011)

Altri album fondamentali: 

11) Pantheist - "O Solitude" (2003) 
12) Nortt - "Ligfærd" (2005)
13) Catacombs - "In the Dephts of R'Iyeh" (2006) 
14) Dolorian - "Voidwards" (2006) 
15) Colosseum - "Chapter I: Delirium" (2007)
16) Frowning - "Funeral Impressions" (2014) 
17) Lycus - "Chasms" (2016)
18) Slow - "V - Oceans" (2017) 
19) Bell Witch - "Mirror Reaper" (2017) 
20) HellLight - "As We Slowly Fade" (2018) 

Ulteriori ascolti: 

21) Comatose Vigil - "Not a Gleam of Hope" (2005) 
22) Ataraxie - "Slow Transcending Agony" (2007) 
23) Doom:VS - "Dead Words Speak" (2008)
24) Longing for Dawn - "Between Elation and Despair" (2009)
25) Abstract Spirit - "Tragedy and Weeds" (2009) 
26) Remembrance - "Fall, Obsidian Night" (2010) 
27) Funeral Tears - "Your Life, My Death" (2010) 
28) Loss - "Despond" (2011)
29) Ea - "Ea" (2012) 
30) Eye of Solitude - "Canto III" (2013)    

Pausa caffè
(x) Clouds - "Doliu" (2014)

Appendice: verso il degrado definitivo...

31) Celestiial - "Desolate North" (2006) 
32) Abyssmal Sorrow - "Lament" (2008)
33) Elysian Blaze - "Blood Geometry" (2012) 
34) Funeralium - "Deceived Idealism" (2013) 
35) Until Death Overtakes Me - "Collapse of Light" (2022)