"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

30 mar 2015

RECENSIONE: NEVERMORE "ENEMIES OF REALITY"



Che peccato! 
Prendete un bel piatto di carne, mettetelo accanto ad una polenta o a un contorno di patate arrosto e poi buttatelo inspiegabilmente nel frullatore che ne fa una sorta di pappone senza un sapore distinto... Questo accade in "Enemies Of Reality" dei Nevermore.

A volte mi piacerebbe nascondermi nello studio di questi gruppi e capire, sempre che ne abbiano la coscienza, se riflettono su come dare seguito a capolavori entrati nella storia della musica metal. 
I Nevermore sono una top band e hanno regalato fin qui tre gemme: "The Politics Of Ecstasy", "Dreaming Neon Black" e "Dead Heart In A Dead World"
Tanta roba! 

Un passo falso ci può stare, anzi è umano, ma se ci fosse un calo di qualità compositiva sarebbe comprensibile. Diventa a mio avviso meno giustificabile se il difetto entra in fase di registrazione e non per un calo generale delle idee. Questo disco ha buone idee, affogate però dentro una produzione castrante che rende i suoni cupi e confusionari. Troppo pastoso il complesso che arriva alle nostre orecchie, ma le canzoni non sono male e contengono una generale volontà di irrobustire il suono. 

La scelta a me piace e, come accadrà nel successivo "This Godless Endeavor", si pesta duro, si picchia con una logica ben precisa. Proprio per questo mi innervosisco ancora di più, perché la qualità del disco sarebbe ottima ma i suoni da cantina ... 
Tutto ciò ha un colpevole: Kelly Gray

Chitarrista e produttore Kelly rappresenta il contrario di Re Mida ultimamente, tanto che tutto quello che tocca lo trasforma in merda (vedi l'ultima parte della carriera dei Queensryche). 

Non possiamo prendercela con il gruppo: Jeff Loomis è un grande chitarrista, non solo per le ritmiche d'assalto ma anche per gli stupendi assolo che ci regala (andate a sentire la meraviglia del suo estro in "Tomorrow Turned Into Yesterday" o le linee melodiche in "Noumenon"). Accanto Warrel Dane meno perfidamente romantico e più grezzo del passato, ci regala una prova prepotente. Si legge Van Williams alla batteria, ma significa un rullo compressore ... Insomma nessun membro pecca, ma l'umore generale non soddisfa e aiutatemi a puntare il dito contro Gray! 
Tutto sembra filtrato da una patina di sporcizia, forse è una loro precisa scelta di voler apparire più marci o forse sono io che non mi sono lavato bene le orecchie. Vado in bagno, mi pulisco ben bene i padiglioni auricolari ma il risultato non cambia (ne sai qualcosa Gray?). 

La partenza fulminante della titletrack è una catapulta su un treno in corsa e Jeff Loomis diventa protagonista, oltre al bel ritornello con la voce di Dane sugli scudi. Io sono un fan e non faccio testo, perciò ho comprato e ascoltato tante volte anche questo loro disco, però che peccato! 

Che peccato anche perché così si darà spazio a coloro che non sopporto, ai superficiali, quelli che dicono: il mio preferito è "Dreaming Neon Black" o "Dead Heart In A Dead World"... ma va ?!? Grazie del commento illuminante! Aggiungerei anche che non ci sono più le mezze stagioni, una volta qui era tutta campagna mentre ora ci sono solo palazzi e che si fa presto a fare tardi... Odio le ovvietà! 

Da amico e consulente vi dico: ad un primo impatto sono rimasto deluso per colpa di Kelly Gray, ma anche dalla breve durata e dalla perdita del loro spirito malinconico, con il passare dei giorni e con l'uscita del disco successivo ho imparato ad apprezzare la loro scelta di irrobustire il suono, abbassando i momenti lenti e spingendo sull'acceleratore. 
Alla fine c'è una dedica a Chuck Schuldiner: "This record is dedicated to Chuck. Let the metal flow into eternity..."
Ecco spiegato e meritato il + aggiunto al voto finale. Non tutti i Gray vengono per nuocere ...




Voto: 7+ 

Canzone top: "Enemies Of Reality"
Momento top: il solo di Jeff Loomis in "Tomorrow Turned Into
Yesterday"
Canzone flop: "Create The infinite"
Anno: 2003
Dati: 9 canzoni, 41 minuti
Etichetta: Century Media