29 dic 2022

"LO STATO DELL'ARTE" DEL POWER METAL

 



Che anno è stato, il 2022, per il power metal?

Le uscite da parte di ‘calibri da 90’ non sono di certo mancate nel corso dell’anno appena trascorso e Metal Mirror, oggi, le va ad analizzare. Del resto, certi nomi sono troppo importanti nel panorama metal mondiale per far finta di niente…

24 dic 2022

AVEVO UN SOGNO...


...o forse no. Come tanti avrei voluto impugnare uno strumento e diventare un musicista affermato. Non necessariamente una star, ma almeno uno di quelli che campano della propria professione. Non mi ha mai attirato il successo in sé, non ho mai ricercato certezze negli altri. Nella mia passione per la musica sono sempre stato romantico, un puro, mi sarebbe bastato suonare in un gruppo, cosa che fra l'altro ho anche fatto per un certo periodo, ma evidentemente non ci ho creduto abbastanza. 

Per un po' ho suonato il basso, avrò avuto sedici o diciassette anni. Non ho mai avuto un debole per questo strumento che spesso non udivo, lo scelsi solo perché nel gruppo di quelli di classe mia al liceo mancava il bassista. Non nacque alcuna passione per le quattro corde, a dirla tutta non ci ero nemmeno portato, avendo io il senso del ritmo di un bradipo. Aspetto positivo: almeno non mi si sentiva. 

19 dic 2022

I MIGLIORI ALBUM DEL 2022 - LA CLASSIFICA DI METAL MIRROR

 


La classifica di fine anno è un momento malinconico. Non perché si ripercorrano i fotogrammi dei giorni appena trascorsi o perché ci si senta più vecchi, ma per la necessità di constatare la direzione musicale del fenomeno estremo musicale con più disincanto, con un sorriso amaro e con fiera esperienza del proprio ego. 

Come quando passeggi per le vie del centro ed incroci il tuo vecchio compagno di classe trovandolo invecchiato, ma tutto sommato in forma e adeguato al trascorrere del tempo. Ti coglie così quel senso di ineluttabile malinconia per il tempo trascorso e per certi entusiasmi che non possono ritornare, pur mantenendo un piacevole effetto nel vedere quello che il vecchio amico è diventato. 

9 dic 2022

ADA ROOK - A ME I GIOVANI FANNO PAURA


Questo è il classico album che non reggo per più di due minuti. Ad album così mi ci posso anche avvicinare per curiosità (dai, la copertina è caruccia!), ma poi subito li abbandono sereno, forte delle mie incrollabili certezze. 

Ed infatti l’inizio ostentatamente caotico, la schizofrenia enfaticamente buttata in faccia all’ascoltatore, il disagio oltraggiosamente cacofonico e sintetico del primo brano mi aveva stuccato, ed ero lì lì per passare ad altro quando all'improvviso attacca un cazzuto passaggio di elettronica bella nineties che cattura la mia attenzione e in qualche modo mi irretisce. A quel punto arrivare al termine dei trentacinque minuti di “UGLY DEATH NO REDEMPTION ANGEL CURSE I LOVE YOU” è stato un attimo, forse un errore. 

4 dic 2022

E' TORNATO IL RE! LA RECENSIONE DI "LIGHTWORK" (D. TOWNSEND)

 


Il bello di un genio artistico come quello di Devin (o il brutto, a seconda da che punto di vista si guardi la faccenda) è che anche quando pensi di conoscerlo ormai a fondo, quando ti pare di aver introiettato ogni piega del suo stile musicale e aver messo un punto fermo nel tuo rapporto personale con lui (tanto da scriverne una Retrospettiva 'totale' che mirava a sviscerare ogni aspetto della sua musica) ecco che l’uscita discografica successiva mette in discussione tutte le certezze fin lì acquisite.

Era accaduto in maniera plastica con l’incredibile “Empath” nel 2019, disco che avevamo definito impossibile per il suo songwriting spiazzante, bislacco, iper-colorato; sicuramente diverso da qualsiasi cosa ascoltata in precedenza nella discografia del Nostro.

29 nov 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: EYE OF SOLITUDE

 


Trentesima puntata: Eye of Solitude - "Canto III" (2013) 

Agli Eye of Solitude piace vincere facile: copertina pittoresca, concept sulla Divina Commedia, funeral doom potente, melodico, schietto; i My Dying Bride come stella polare. 
 
Siamo nel 2013, del resto, quando oramai il funeral doom era già stato mangiato, digerito e defecato da molti. I Nostri poggiano indubbiamente sulle spalle dei giganti che il genere lo hanno creato, sviluppato e perfezionato, ma il pregio di “Canto III” è uno e fondamentale, ossia quello di essere un ottimo album. Gli Eye of Solitude, in fondo, non sono neanche dei nani, in quanto capeggiati da Daniel Neagoe che è indubbiamente un profilo di alta levatura nei ranghi del genere. 
 

24 nov 2022

GUIDE PRATICHE PER METALLARI: IL ROCK ITALIANO


Bene, adesso che ci siamo tolti il dente dedicando un intero articolo al rock progressivo italiano, possiamo con maggiore serenità rivolgerci al "rock italiano in senso più ampio", proposito, ahimè, dagli orizzonti comunque vaghi e confusi. 

19 nov 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: EA


Ventinovesima puntata: Ea – “Ea” (2012) 

E’ strano pensare che al mondo ci siano persone che venderebbero l’anima per dieci minuti di notorietà ed altre invece che trincerano il loro operato dietro al più assoluto anonimato. Quest'ultimo è il caso degli Ea, di cui non si sa nulla, nemmeno da dove provengano. Si ipotizza Russia, Stati Uniti, persino Antartide (così riporta Metal Archives), ma a parte quest'ultima cazzata, l'endorsement della Solitude Productions (nota etichetta russa che assiste principalmente band russe nell'esprimere la propria vocazione per il funeral doom) farebbe pensare che questi oscuri figuri siano proprio di nazionalità russa.  

L'origine e la collocazione geografica, in verità, non sono l'unico elemento di mistero che avvolge gli Ea, in quanto anche per tutto il resto le informazioni sul loro conto e sui loro album sono assai vaghe: booklet privi di note accompagnano i loro lavori, i testi sono ignoti e pare che persino la lingua utilizzata sia di loro invenzione, sebbene, sempre secondo Metal Archives, i testi dovrebbero essere redatti in una lingua morta ricostruita attraverso accorte metodologie archeologiche. Aspetto, questo, che non turba certo i nostri sonni: se anche fossero stati scritti in italiano dall'Accademia della Crusca stessa non ci avremmo comunque capito una mazza...

Con “Ea”, quarto album in studio, i Nostri toccano l’apice del loro ermetismo, rinunciando persino a brani e titoli e presentandosi con un'unica composizione di quarantasette minuti che porta semplicemente il nome della band. Quanto a noi, siamo ben lieti almeno per una volta di non dover stare a trascrivere nomi di musicisti e titoli, ma siamo anche consapevoli che tutto questo nel suo insieme (funeral doom, lingue inventate, brani di quasi un’ora di durata ecc.) possa spaventare chi si dovesse approcciare alla band per la prima volta... 

14 nov 2022

GUIDE PRATICHE PER METALLARI: IL ROCK PROGRESSIVO ITALIANO




Non chiedetemi perché, ma tutto ad un tratto mi è venuta voglia di scrivere qualcosa sul rock italiano, un qualcosa come "i dieci migliori album di sempre del rock italiano" (risate in sottofondo), ma ho dovuto mettere a freno la mia urgenza comunicativa perché, approssimandomi al tema, mi sono presto reso conto che bisognava fare chiarezza onde evitare minestroni indigesti. 
 
Si è reso inevitabile, tanto per iniziare, dedicare un primo spazio al rock progressivo italiano, fenomeno che merita, per importanza e contenuti, una trattazione a parte. 

9 nov 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: LOSS


Ventottesima puntata: Loss - "Despond" (2011)

E’ strano constatare come certi album di funeral doom siano restii ad essere descritti a parole e certi altri, invece, si prestino molto bene ad essere raccontati, tanto da indurre il recensore a ricorrere ad un track by track. Appartiene a questa seconda categoria l’ottimo “Despond”, debutto rilasciato dagli americani Loss nel 2011. 

C’è da ammettere che gli Stati Uniti hanno un tocco magico in campo estremo, cosa vera storicamente (si pensi al thrash negli anni ottanta e al death metal negli ottanta/novanta) ma che si è andata ad accentuare nel nuovo millennio. Indubbiamente, negli ultimi venti anni, i musicisti americani hanno saputo incarnare in modo vincente modelli europei, rileggendoli alla luce della loro sensibilità e degli stimoli ricevuti dalla loro terra: lo si è visto in modo evidente sul fronte del black metal, ma ovviamente anche in altro ambiti come per esempio nel funeral doom. Lo sanno bene proprio i Loss, che vengono da Nashville, non di certo un posto a caso per chi fa musica negli Stati Uniti...

4 nov 2022

METALLICA - IL NON RISVEGLIO



I Metallica sono come un genitore a cui non rivolgi più la parola dopo un comportamento che ti ha deluso. Quando un genitore abbandona un figlio, ci sono tre fasi di reazione. Nella prima, il dispiacere assoluto, la sofferenza cieca, la perplessità che non consente magari di provare neanche odio. Poi, la nebbia mentale, che aiuta ad andare avanti come se non ci fosse mai stato un passato, e per riuscire a non sentirne la mancanza, lo strappo. Un rancore sordo, che non ritiene di dover essere però speso. Infine, il ritorno dei sentimenti, la fase della resa dei conti, come un vulcano che torna in attività.

30 ott 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: FUNERAL TEARS

 


Ventisettesima puntata: Funeral Tears - "Your Life My Death" (2010) 

Come già detto per i Remembrance, giunti a questo punto della rassegna non è facile parlare di funeral doom ed evidenziare adeguatamente le specificità di certi artisti: mi riferisco, in particolare, a coloro che sono portatori di un suono ortodosso ed aderente in pieno agli standard del genere. 

Ciò ovviamente non significa che suddetti artisti non siano meritevoli di essere approcciati, anzi, come si diceva, se abbiamo deciso di includerli nella nostra rassegna il motivo è proprio perché ne vale la pena. E pazienza se non sappiamo cosa scrivere al riguardo! Del resto, quando le dita arrancano lungo la tastiera del pc alla ricerca di parole o anche concetti che restituiscano freschezza al lettore dopo avere trattato una venticinquina di altri album dello stesso genere, la cosa più semplice da fare è lasciar “parlare” la musica, ascoltare il disco e farsi un’idea propria. Ma il nostro problema rimane tale: come approcciarsi per iscritto ai Funeral Tears?

25 ott 2022

ANTHRAX - 40TH ANNIVERSARY TOUR - LIVE AT O2 ACADEMY BRIXTON (08/10/2022)


Non lo avrei mai detto, ma alla fine ci sono cascato: anche io sono andato ad un concerto degli Anthrax. E, cosa ancora più strana, ci sono andato con la gioia nel cuore. 

Io che, appena cinque anni fa, mi indignavo per l'"Among the Living Tour", io che in anni recenti ho privilegiato concerti di artisti di nicchia, in locali relativamente piccoli, proprio perché in quella dimensione ho ritrovato maggiori benefici, sia per la  convinzione e la credibilità dei musicisti mostrate sul palco che per la fruizione dello spettacolo come spettatore. Ma i tempi cambiano, le persone cambiano, soprattutto il mondo cambia e l'atmosfera da guerra fredda che respiriamo in questi giorni - ammettiamolo - un po' ci rimette voglia di trovare conforto nei lati positivi degli anni ottanta, come per esempio l'esplosione del thrash metal: una stagione in cui gli Anthrax furono indubbiamente dei protagonisti... 

20 ott 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: REMEMBRANCE

 


Ventiseiesima puntata – Remembrance: “Fall, Obsidian Night” (2010) 

Abbiamo parlato in modo sistematico di più di una ventina di album di funeral doom, e non penso che questo sia mai stato fatto prima nella storia del metal, almeno in lingua italiana. In fondo descrivere i primi dieci è stato semplice, perché erano quelli che abbiamo considerato gli “essenziali”, quindi con caratteristiche ben precise che andavano a descrivere o la genesi di un certo sound o le diverse sfaccettature di quello stesso sound offerte da quella specifica band. Tutto sommato il gioco è stato semplice anche con i secondi dieci, che abbiamo selezionato proprio perché offrivano ulteriori versioni o peculiarità di quello stesso suono. Con questa terza decina, invece, iniziamo a faticare a mettere le parole in fila, perché il rischio di ripetere cose già dette si fa sempre più pressante. Se parliamo di questi album, significa che li riteniamo valevoli di essere considerati, ma in certi frangenti francamente diventa difficile costruire una specifica narrazione che possa calzare a pennello al singolo album. 

Prendiamo i francesi Remembrance: eleganti, spudoratamente gotici, sulla scia degli Shape of Despair e dei Colosseum. Bravissimi, fantasiosi, intensi, tutto quello che volete, ma irrimediabilmente funeral doom. Cosa dire su di loro che non sia già stato detto sul conto di altri? Perdonatemi pertanto se una volta tanto sarò sintetico. 

15 ott 2022

CONSIDERAZIONI SUI MAIDEN DOPO LA VISIONE DEL "ROCK IN RIO" (02/09/2022)

 


Lo ha scritto bene il nostro Mementomori in occasioni della carrellata sui festival estivi 2022: le nostre bestemmie echeggiano ancora nel cielo di Bologna, altezza Parco Nord, Arena Joe Strummer.

Quel 07 luglio, la redazione di Metal Mirror (quasi) al completo si era mossa per festeggiare Dickinson & co. E con noi, altre 30000 persone circa (tra cui un papà albanese che aveva attraversato l’Adriatico con la figlia per assistere all’evento). Come finì quella sera, tra vento, fulmini e tempesta (tempesta che in precedenza aveva però risparmiato i gruppi di supporto, Lord of the Lost e Airbourne), tutti lo sanno.

Dopo giorni di sconforto, ritornati con le pive nel sacco a casa, abbiamo continuato a seguire l’andamento del tour dei Nostri, fino alla chiusura della parte europea del 31/07 a Lisbona: venues tutte sold out, stadi e palazzetti gremiti e funzionali. Unica data cancellata quella italiana. Molto bene.

10 ott 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: ABSTRACT SPIRIT


Venticinquesima puntata – Abstract Spirit: “Tragedy and Weeds” (2009) 

Ci siamo presi una bella boccata d’aria fresca immergendo il nostro sguardo nei poetici paesaggi dell’anima ritratti dai francesi Ataraxie e dai canadesi Longing for Dawn, nel mezzo ci siamo concessi un aperitivo con i Doom:VS, ma il funeral doom, quello più annichilente, è dietro l'angolo pronto per azzannarci senza pietà. Torniamo in Russia, a Mosca per l’esattezza, a farci due fanghi alle terme, come suggerito dalla copertina di "Tragedy and Weeds". Devo tuttavia ammettere che, considerate le premesse e visto il soggetto di copertina, ci poteva andare peggio, molto peggio... 

La discografia degli oramai defunti Abstract Spirit conta quattro album, fra i quali sono da segnalare il secondo “Tragedy and Weeds” del 2009, di cui parleremo oggi, e il successivo “Horror Vacui” del 2011. Partiamo asserendo che quando si parla degli Abstract Spirit è difficile non citare almeno i connazionali Comatose Vigil, visto che entrambe le formazioni vedevano la presenza della voce e della batteria di A.K. iEzor - ed anche questo dato non è molto rassicurante per chi conosce e non digerisce i Comatose Vigil, non certo gli alfieri del versante più soft del funeral doom, ma ripeto, poteva andare molto, molto peggio. Da un punto di vista delle sonorità esplorate, infatti, le due band presentano delle importanti differenze, cosa che peraltro rende gli Abstract Spirit - non ci crederete - ben più godibili dei cugini maggiori….

5 ott 2022

DEAFHEAVEN - LIVE AT EARTH (Evolutionary ARTs Hackney) - 23/09/2022


Mi suscita sempre una grande fatica mentale recarmi ad Hackney, un po' perché è distante da dove vivo, un po' perché non ci arriva la metropolitana, ma quando ho comprato il biglietto per il concerto dei Deafheaven all’EartH (Evolutionary Arts Hackney, appunto) era ancora estate ed io mi trovavo immerso - confortato oserei dire - nel ricordo ovattato di vagoncini color pastello (la linea dell’overground) diretti allegramente ad East London come se fosse il gaio trenino della Loacker che transita placidamente fra il rosso rosato di dolci tramonti e paesaggi incantati (vedi Hampstead Heath e Gospel Oak). 

Oggi invece è praticamente inverno, fuori da questo mesto treno regna l'oscurità, dai finestrini non si vede nulla e le facce dei passeggeri mi sembrano corrucciate e smarrite in pensieri oscuri, sebbene sia venerdì sera e tecnicamente dovremmo essere tutti più felici. Scendiamo dall'overground e il mood cambia di colpo, l'accogliente dimensione di Hackney, brulicante di gente e locali, ci ben dispone nei confronti della serata. L'EartH è un'ottima venue per chi ama le sonorità alternative: non vi passano spesso gruppi metal, ma per dei fighissimi Deafheaven l'eccezione si può fare. 

30 set 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: LONGING FOR DAWN



Ventiquattresima puntata: Longing for Dawn - "Between Elation and Despair" (2009) 
 
I Longing for Dawn hanno avuto vita breve, ma nello spazio di nemmeno dieci anni e tre album hanno saputo lasciare un solco profondo. 

Il quintetto di Montreal ha privilegiato l'esplorazione di quei passaggi dell’anima che si prestano bene ad essere descritti attraverso gli stilemi del funeral doom, ma contrariamente a molte altre band dedite a questo genere, i Longing for Dawn offrono un sound arioso, aperto, paesaggistico, estremamente poetico, cosa che si evince già dalla bellissima copertina di “Between Elation and Despair”. 
 

25 set 2022

NON DISTURBATE L'OROLOGIAIO - Una riflessione sui CULT OF LUNA e sul loro "THE LONG ROAD NORTH"


No, questa volta no. Non rifaremo lo stesso errore.

Quello di non ascoltarli. Di tralasciarli, disorientati dal marasma delle continue uscite discografiche.

Cult of Luna, intendo.

20 set 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: DOOM:VS

 


Ventitreesima puntata: Doom:VS - "Dead Words Speak" (2008) 

Può il funeral doom essere cool? Si, e i Doom:VS ne sono la dimostrazione, con un bel tiro, melodia a profusione ed un sound tutto made in Sweden. Un sound ruvido, d’impatto, che va dritto all’obiettivo, quello del progetto parallelo di Johan Ericson, ascia dei ben più noti Draconian.

Si sarà capito che non ci troviamo al cospetto della forma più letale del funeral doom, ma la pesantezza è notevole, bastante a far gravitare questa perlaccia nera di doom estremo intorno all’orbita del genere oggetto della nostra rassegna. 

15 set 2022

IL METAL AL TEMPO DI GORBACHEV - IL MOSCOW MUSIC PEACE FESTIVAL E IL SUO LASCITO

 



Per il metal Gorbachev significa una sola cosa: il concerto Moscow Music Peace Festival (MMPF), tenutosi il 12 e 13 agosto 1989 allo stadio Lenin di Mosca. Fu l’evento che segnò l’apertura ufficiale, macroscopica, in mondovisione, dell’URSS alla musica occidentale. Ciò succedeva nel clima già consolidato della distensione politica sovietica, interna ed esterna, indicata come perestrojka

L’Italia di fine anni 80, che non sapeva prendere sul serio nulla, disse la sua col film “Occhio alla Perestrojka” (1990) di Castellano e Pipolo, protagonista Jerry Calà. Gli italiani avevano avuto un certo successo nell’Est Europa, come territorio di conquiste senza impegno, ma la Russia era territorio ostico, e sconosciuto in questo senso. Gorbachev prima, e il crollo delle dittature comuniste dei paesi satelliti poi, aprì le porte all’abbraccio con la sterminata Russia. Tutto ciò fu il terreno favorevole al MMPF, che – riporto da Wikipedia – "fu organizzato in piena cooperazione tra USA e URSS con lo scopo di promuovere la pace e combattere l’abuso di droghe e alcool". 

Ho assunto una sostanza che mi impedisce di ridere, e solo per questo sono in grado di proseguire la stesura di questo articolo.

10 set 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: ATARAXIE

 


Ventiduesima puntata – Ataraxie: “Slow Trascending Agony” (2005) 
 
E dopo l’asfissia totale gentilmente elargita dai russi Comatose Vigil, ci concediamo una “boccata d’aria” con i francesi Ataraxie. Una boccata d'aria gelida, a dirla tutta, come suggerito dall'arido paesaggio invernale ritratto nella (stupenda) copertina di "Slow Trascending Agony". 
 
Attivi dal 2000 e debuttanti nel 2005 proprio con “Slow Trascending Agony”, questi quattro ragazzi dalla Normandia non possono essere considerati né dei pionieri del funeral doom né degli interpreti particolarmente originali del genere, tuttavia i Nostri hanno saputo negli anni accattivarsi le simpatie degli addetti ai lavori, e non a caso troviamo i loro album in molte classifiche sui migliori lasciti discografici in area funeral doom. Ma contrariamente al minaccioso titolo, l’esordio discografico dei francesi non è una lenta agonia, ma anzi si esprime attraverso un sound intimamente melodico, vibrante e ad alta caratura emozionale. 
 

5 set 2022

1972 - 2022: IL "METAL" CINQUANT'ANNI FA






Eccoci a festeggiare il cinquantennale del 1972, altra annata formidabile per il rock. Avevamo fatto una cosa simile per il 1967, probabilmente l’anno del rock per eccellenza. Le opere seminali di Beatles, Pink Floyd, The Doors, Velvet Underground, Jimi Hendrix e molti altri avevano gettato in quell’anno semi importantissimi per gli sviluppi successivi del rock, che proprio grazie a quei lavori stava accedendo ad una fase di maggiore complessità, maturità e consapevolezza. 
 
Solo cinque anni dopo lo scenario sarebbe stato totalmente diverso. Nel 1972 Jim Morrison era già morto e sepolto, Jimi Hendrix pure, i Beatles sciolti, il movimento flower power agli sgoccioli, Woodstock un confuso ricordo, le utopie dissolte mentre nuove forme di rock prendevano forma specchiandosi in un'altra epoca e consegnandoci un quadro sostanzialmente diverso. Per quanto riguarda noi amanti delle sonorità dure, l’hard rock si era istituzionalizzato con Cream, Led Zeppelin and Deep Purple. E, soprattutto, nel 1970 avevano esordito i Black Sabbath, alzando notevolmente gli standard di pesantezza sonora. Nella nostra selezione andremo a soffermarci proprio su quelle dieci opere che, nel 1972, andavano a consolidare quegli stilemi che porteranno, qualche anno dopo, all'affermarsi dell'heavy metal come lo intendiamo oggi.
 

31 ago 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: COMATOSE VIGIL



Ventunesima puntata – Comatose Vigil: “Not a Gleam of Hope” (2005) 
 
Altro giro, altra girandola di emozioni. Abbiamo racchiuso nella prima decina di nomi gli “Essenziali”, coloro a cui dobbiamo l’esistenza del funeral doom. Non che la seconda decina di nomi sia stata da meno, anzi, a guardar bene molti di quei gruppi avrebbero avuto il diritto di presenziare nella prima sezione, ma del resto non ci può essere spazio per tutti. Giunti alla terza tranche, il nostro lettore continuerà ad incontrare lavori di alto livello, perché nel funeral doom la miglior band non è poi cosi diversa dalla peggiore: questo perché le maglie stringenti del genere impongono percorsi obbligati che richiedono alle band un grande rigore che di solito si va ad associare ad un necessario virtuosismo nel maneggiare, in modo credibile, certe sonorità estreme. La verità è che mano a mano che ci si cala negli abissi melmosi del funeral doom, si impara a guardar nel buio e ci si rende conto di dettagli ed elementi distintivi che con il tempo divengono grossi quanto case. 

26 ago 2022

AN EVENING WITH...IMPERIAL DECAPITATION AND CATTLE TRIUMPHANT (LIVE IN LONDON, 19/08/2022)


Mai come in questo caso mi sono ritrovato ad andare ad un concerto con così poca voglia di assistere all'esibizione della band che sarebbe salita sul palco. Quando qualche settimana fa esclamai, scoprendo l’evento in rete e comprando all’istante il biglietto, “Oh wow, gli Imperial Triumphant vengono in città!”, probabilmente avevo ancora in mente le buone impressioni che mi lasciò l’ascolto di “Vile Luxury”, loro terz’ultimo album. Ma era il 2018, sarebbero seguite la pandemia e molte altre cose. La pandemia nel frattempo mi ha reso un vecchio fragile, maggiormente propenso ad apprezzare proposte - come dire - cariche di emotività piuttosto che roba fredda e cervellotica. Ed ahimè l’avant-post-death/black-jazzato (o chiamatelo come diavolo volete!) degli Imperial Triumphant è quanto di più freddo e cervellotico ci possa essere oggigiorno. Ho provato a riattizzare la fiammella ascoltando l’ultima release discografica “Spirit of Ecstasy”, uscita quest'anno, ma nonostante i videoclip di “Merkurius Gilded” e “Maximalist Scream” siano indubbiamente simpatici, il mio gelo nei confronti del trio è rimasto tale. 

Nell’arco di tre album (da menzionare ad onor di completezza anche il penultimo “Alphaville”) i Nostri hanno a mio parere tracciato una parabola leggermente discendente, considerato che, una volta destata la curiosità con una proposta decisamente originale, la band non è riuscita a far evolvere più di tanto la formula. Coerenza o carenza di idee? Quel che è certo è che i Nostri fra la via della genialità e quella della rottura di coglioni sembrano aver scelto entrambe, ma almeno si può dire che la loro fan base è costituita da reali ammiratori e non da ascoltatori di passaggio attirati dall’hype del momento. Io, in verità, non so più nemmeno chi sono, ma spero tanto che la magia dei newyorkesi si palesi stasera sul piccolo palco del Dome

21 ago 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: HELLLIGHT


Ventesima puntata – HellLight: “As We Slowly Fade” (2018) 

Si completa la seconda decina di titoli che abbiamo selezionato per raccontarvi l’epopea del funeral doom. Se avevamo definito i primi dieci album come gli “Essenziali” era perché quei titoli avevano contribuito, più di altri, a descrivere i contorni di un nuovo sotto-genere. Questa seconda decina di album, invece, è servita ad illustrare al lettore come gli stilemi del funeral doom potessero essere modellati e come gli artisti ad essi consacrati potessero spaziare con estro e fantasia. Abbiamo visto i traguardi sinfonico/progressivi che il funeral doom ha saputo tagliare con band come Pantheist e Colosseum, abbiamo saggiato la variante blackish di Nortt e ci siamo persi con piacere nelle masturbazioni esoterico/psichedeliche dei Dolorian: nomi, questi, che hanno finito con l'assumere lo status di storicità all'interno del genere e che pertanto potevano benissimo figurare nel primo gruppo, se solo vi fosse stato spazio bastante per tutti. 

18 ago 2022

RECENSIONE: "THE TESTAMENT" (SEVENTH WONDER)


Io i Seventh Wonder li ascolto tutti i giorni. E per ‘tutti’ intendo proprio tutti, nessuno escluso.

Ho infatti inserito come soneria del mio smartphone un loro brano, "One Last Goodbye" tratto dal capolavoro “Mercy Falls” (2008).

Quindi, potete ben capire, sono emotivamente coinvolto nel trattare l’ultima fatica di Blomqvist e soci. Gli voglio troppo bene per non avere, verso le loro composizioni, un pre-giudizio favorevole.

Ma proverò in questa sede a far prevalere il lato analitico, della ‘ragione’, su quello del ‘cuore’.

E il responso, vi anticipo, non sarà lusinghiero per gli svedesi. E di questo mi dolgo non poco...

15 ago 2022

FERRAGOSTO (LUTTUOSO) CON I CLOUDS

 


Ferragosto con i Clouds, fra foschia, cieli grigi e lutti da elaborare. E come al solito voi direte: ma è il quindici agosto, santoiddio, potremmo avere qualcosa di più festaiolo, almeno per oggi?? 

Non so come voi abbiate trascorso il 2022, ma io, personalmente, l'ho passato ascoltando funeral doom. Lo ascoltavo che c'era ancora la pandemia, e forse questa immersione nella cupezza più assoluta aveva un senso nell'allinearsi agli umori del periodo, anzi dell'epoca, e alla sensazione di isolamento che ci pervadeva durante il lockdown e restrizioni varie. Lo ascolto ancora, il funeral doom, anche se di pandemia ad un certo punto si è smesso di parlare. Ma ecco che la piaga ha rialzato la testa e in ogni caso c'era già la guerra ad intorbidirci l'umore, e chissà cos'altro si aggiungerà a tenerci "allegri"...Non è dunque una cosa così fuori dal mondo trascorrere Ferragosto ascoltando i Clouds, che in fondo mi liberano dal senso di asfissia che caratterizza molte delle produzioni in ambito funeral doom e che mi proiettano, se non su una spiaggia assolata, almeno in refrigerati scenari di consolazione emotiva... 

11 ago 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: BELL WITCH



Diciannovesima puntata – Bell Witch: “Mirror Reaper” (2017) 
 
Come spesso capita, quando un nuovo genere si va creando è come se si navigasse a vista in una nebbia in cui mondi diversi si incontrano e, al netto di originalità, creatività e coraggio, fare il passo più lungo della gamba è frequente, soprattutto quando si naviga in acque estreme. Per il funeral doom questo avveniva verso la metà degli anni novanta, quando il genere cercava la sua via estremizzando gli stilemi del doom e accoppiandoli con la brutalità del death metal. C’è anche da dire che, rispetto alle faticose origini, il funeral doom ha saputo da subito fare enormi passi avanti, fiorendo definitivamente nel nuovo millennio: si è smesso di guardare a queste sonorità come qualcosa di strano e molte band, assunti e metabolizzati gli stilemi di base, hanno saputo spaziare e spiazzare, perfezionando il genere, portando nuove sfumature ad un universo sonoro che sembrava relegato all’estrema lentezza/pesantezza. 
 
All'interno di questo orizzonte sonoro, c'è chi ha scavato ulteriormente nell'abisso, chi ha preferito rifinire il sound ortodosso dei padri e chi invece ha preferito stravolgere quello stesso sound con personalità. Appartengono a quest'ultima categoria gli americani Bell Witch, che in pochi anni si sono meritati un grande rispetto fra gli addetti ai lavori con tre album degni di nota. Io stesso, che un addetto ai lavori in senso stretto non sono, se dovessi indicare il miglior album funeral doom degli anni dieci, mi pronuncerei in favore proprio di questo “Mirror Reaper”: un lavoro che, partendo dagli standard del genere, ha saputo andare ben oltre, divenendo qualcosa di unico nell’intero panorama metal (e non).  

6 ago 2022

METAL E VECCHIAIA: LA FATICA DI ESISTERE SUL PALCO


E’ tornata la stagione dei festival e dei concertoni estivi: una buona notizia, dopo due anni di stop forzato per via della pandemia

Andare ad un concerto è sempre una bella esperienza: chi ci legge sa che siamo spesso in prima fila per goderci le vibrazioni esalate dal palco, e per esperienza personale posso aggiungere di non essere mai tornato insoddisfatto da un concerto, nemmeno quando le band sono state oggettivamente pietose. Questo perché la dimensione live è complessa e mette in campo fattori diversi, non esclusivamente legati alla forma fisica o all’ispirazione di chi sta sopra il palco. 

Fatta questa premessa, ci permettiamo di appuntarci un po’ di impressioni su quelli che sono stati gli eventi a cui abbiamo avuto modo di presenziare fra giugno e luglio e che ci permettono di tracciare un trend sullo stato di salute del nostro genere preferito. 

1 ago 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: SLOW


Diciottesima puntata - Slow: "V - Oceans" (2017)  
 
Si diceva che non è facile descrivere il funeral doom, nel senso che non è sempre facile far emergere le peculiarità di una singola band laddove ci si muove entro canoni stilistici assai rigidi e stringenti. Per questo a volte è necessario ricorrere a delle espressioni forti ed azzardate, forse semplificatrici ed oggettivamente inesatte, ma utili ad inquadrare una determinata proposta. 
 
Se i Colosseum erano i Queen del funeral doom, gli Slow, sempre all’interno del genere, sono sicuramente i Pink Floyd. Detto questo, stiano alla larga i fan di David Gilmour e soci, perché i cinque brani di “V - Oceans” devastanti e compatti, in essi di pinkfloydiano vi è soltanto l'espansione del suono, brani lunghi, monumentali e l'ampio utilizzo di tastiere e chitarre sognanti che esondano volentieri in territori post-rock e shoegaze. Un equilibrio raro, quello raggiunto dal one-man project belga con il full-lenght numero 5, in quanto del funeral doom vengono intercettati gli aspetti essenziali, ma poi vengono convertiti in un medium volto all’espressione di un sound fresco e profondamente emotivo: c’è indubbiamente molta umanità, fra questi solchi, e finalmente non (soltanto) una attitudine depressiva ostentata ed artificiosa. 

27 lug 2022

METAL&CATARSI: LA RECENSIONE DI "METALHEAD"


 

Il Metal come veicolo di emozioni, di espressione del . Come strumento di vita.

Il Metal come esorcizzazione di un dolore devastante, infinito, paralizzante. Come catarsi.

Il Metal come rinascita, quindi.

22 lug 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: LYCUS


Diciassettesima puntata: Lycus – “Chasms” (2016) 

Si usa classificare i Lycus come una funeral doom band, ma gli americani sono portatori di una visione assai peculiare del genere, senz'altro più ampia e che va oltre il genere stesso, per questo la loro collocazione all’interno dello movimento risulta inevitabilmente come una forzatura. 

I Nostri vanno lenti, indubbiamente, e sono assolutamente pesanti, anche questo è palese, ma nel loro suono si scontrano mondi diversi: dalla forza d’urto del post-metal ai blast-beat impastati del black metal con tre voci a darsi il cambio fra growl, screaming e ascetici cori. Ma non sono post-metal né tanto meno black metal i Lycus, autori di una magmatica quanto annichilente forma di metal estremo che solo per esclusione definiamo funeral doom. 

17 lug 2022

PORCUPINE TREE: DANNATA PERFEZIONE!



L’uscita del nuovo album dei Porcupine Tree dopo tredici anni di latitanza discografica è stato indubbiamente un evento. Lo è stato certamente per i fan di Steven Wilson, ma soprattutto per quelli che non lo sono, ossia coloro che innanzi ai lavori solisti del Nostro hanno sempre rimpianto l'operato della band madre. C'è poi da dire che, venutasi ad accrescere la popolarità intorno al nome di Wilson grazie ad una pregevole carriera solista e a mille altri motivi che non stiamo ad elencare, il ritorno dei Porcospini si era ammantato di grandi aspettative a partire dal momento in cui era stato annunciato lo scorso anno, quando oramai nessuno ci sperava più. 

Indubbiamente Steven Wilson è un guru, se non IL guru delle sonorità neo-progressive, qualsiasi cosa vogliate intendere con questa etichetta. Nessuno come lui ha spinto per svecchiare quegli stilemi che si sono imposti nei primi anni settanta e che molti pensavano relegati ai fasti di quella gloriosa stagione del rock; nessuno come lui ha sdoganato tali sonorità a fasce più ampie di pubblico, incluso quello del nostro beneamato metal (e l’amicizia con Michael Akerfeldt non è certo casuale). L’uscita di “Closure/Continuation” è dunque un’ottima occasione per ascoltare e (ri)vedere dal vivo i Porcospini, sia per fan di vecchia data come noi che per giovini che si sono approcciati al personaggio solo di recente e che vedevano probabilmente il nome dei Porcupine Tree oramai come una chimera irraggiungibile. Ma al di là della contentezza che procurano la notizia e il fatto in sé, come dobbiamo valutare questo sospirato ultimo parto discografico? 

12 lug 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: FROWNING

 

Sedicesima puntata - Frowning: "Funeral Impressions" (2014) 
 
Il rischio di scrivere su un genere come il funeral doom è quello di ripetersi. Abbiamo detto mille volte che il funeral doom è un genere bellissimo, dalle diversità di approccio impensabili, dalle milioni di sfaccettature ecc., ma poi alla fine, quando si va a descrivere questo o quel gruppo, si ricade nei soliti “tempi lentissimi”, “brani lunghissimi”, “growl cavernoso”, “umori funerei” ecc. Ed anche i Frowning non fanno eccezione al riguardo: nella loro musica si hanno umori funerei, un growl cavernosobrani lunghissimi e tempi lentissimi
 
Cosa dunque aggiungere per carpire la specifica cifra stilistica della one-man band tedescaPartirei dicendo che l’esordio “Funeral Impressions” (e come non trattare un album con un titolo cosi?) incontra ovunque i favori degli addetti ai lavori e in certe classifiche pubblicate in rete lo troviamo persino al di sopra di titoli ben più storici e seminali per il genere, nonostante il progetto, formatosi nel 2011, sia relativamente giovane. Vediamo cosa ha di tanto speciale. 

7 lug 2022

A SCUOLA DI EMOZIONI CON GLI AMENRA


Cosa sono le emozioni?
E senza nemmeno degnare di una risposta l'idiota quesito, passiamo a parlare degli Amenra, un nome che non buca lo schermo, che non ti rimane impresso nella mente, che non ti si appiccica addosso. Un nome che, almeno per quanto mi riguarda, era passato inosservato per ben due volte persino sulle stesse pagine del nostro blog

Una prima volta nella classifica dei top album del 2021, dove i belgi si piazzavano niente meno che al primo posto all'interno della categoria “Per chi si sente un ricercatore delle ombre musicali, per gli instancabili curiosi che hanno ricevuto tanti stimoli nonostante la pandemia e guardano al futuro della musica estrema con ottimismo”. Una seconda volta nello scritto del buon Morningrise, che ribadiva il concetto in sede di approfondimento, incensando l’ultima (ottima) release discografica “De Doorn”. 

2 lug 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: COLOSSEUM


Quindicesima puntata: Colosseum - "Chapter 1: Delirium" (2007) 

E' sempre triste dover menzionare la morte di un giovane, in questo caso quella di Juhani Palomaki, avvenuta per sua mano il 15 maggio 2010 all'età di soli trentadue anni. 

Se si parla di funeral doom il suicidio di un musicista è un fatto che salta subito all'occhio ed attira inevitabilmente macabre significanze connesse ai temi trattati. Può esso divenire persino fonte di morbosa attrazione per l'ascoltatore, come se quel gesto estremo implicasse coerenza con la visione artistica professata, sensazione che si ha del resto anche con il black metal. Ma se il black metal ha conosciuto numerosi lutti, abbiamo imparato a conoscere il funeral doom come un ambiente in cui è la sostanza della musica a prevalere e molto meno proclami o fatti legati alla sfera personale dei musicisti. Eppure siamo già al secondo morto suicida nella nostra rassegna (il primo era stato Maximilien Varnier dei Worship), a dimostrazione che, ahimè, la vocazione per l'espressione di sentimenti tanto funerei non è sempre solamente un fatto artistico. 

27 giu 2022

FONDI DI DISCOGRAFIA - IL TRITTICO FINALE DEGLI STRAPPING YOUNG LAD

 


Spessissimo è il primo album della discografia di una band ad essere il suo eponimo.

Ma quando un gruppo già affermato titola un proprio album con il proprio monicker vuol dire che lo ritiene o come una sorta di nuovo inizio rispetto a quanto fatto precedentemente ovvero un disco particolarmente rappresentativo del proprio sound e/o della concezione musicale che in quel momento essa vuole esprimere. Insomma, qualcosa di importante.

22 giu 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: DOLORIAN


Quattordicesima puntata: Dolorian - "Voidwards" (2006) 

Si diceva che a certe band la definizione di funeral doom sta decisamente stretta, e questo è senz'altro il caso dei finlandesi Dolorian, che in verità sono autori di una proposta fin dalle origini difficile da classificare. Per comodità li si è spesso associati a questo genere, un po' per il loro doom dalle forti tinte nere e contiguo a quello dei connazionali Unholy, un po' per gli umori lugubri e per le tematiche in odore di depressive black metal, ma nella loro musica c'è molto di più: dark-wave, musica rituale, ambient. 

Devo ammettere tuttavia, che, al di là del tema oggetto delle nostre dissertazioni (il funeral doom), "Voidwards", il loro terzo album, mi ha molto colpito, incuriosito ed avvinto più di ogni altro ascolto fatto negli ultimi anni in ambito metal. Perché "Voidwards" è, prima di tutto, una esperienza: un'opera inafferrabile, fuori da ogni categoria, fuori dallo spazio e dal tempo, "infinita". Un'opera che, come precisano gli stessi autori, non ha inizio e non ha fine, non ha né passato né futuro

17 giu 2022

INCINERATION FEST - parte seconda: gli Emperor...

 


Eccoci dunque al momento tanto atteso. Chi ha avuto pazienza, si è letto tutto quello che abbiamo dovuto sopportare: l’Incineration Fest, la fauna umana, le esibizioni degli altri gruppi. Una giornata impegnativa, indubbiamente, che si presta finalmente a raggiungere il suo culmine, anzi, la sua ragion d’essere. 

7 maggio 2022, ore 9:28pm. Filosofiche luci verdi rischiarano il palcoscenico, un tendone gigante con una grande 'E' ci sovrasta: gli Emperor stanno per manifestarsi agli occhi di noi comuni mortali. Qualche pronostico: è lecito aspettarsi l’esecuzione quasi completa di “Anthems of the Welkin at Dusk” e due o tre brani da “In the Nightside Ecliplse”, che ci sta più che bene. Gli Emperor sono Leggenda, non mettono piede in studio di registrazione da venti anni, ma hanno il buon cuore di donarsi ai loro fan con rare comparsate dal vivo e mini-tour. E’ dal 2006 che non tornavano a Londra ed è bello essere qui presenti ad assistere ad una loro apparizione. Come dice un tizio davanti a me rivolgendosi a due ragazze: ho visto gli Emperor tutte le volte che ho potuto, questa è la quarta volta. Perché sono qui? Perché con gli Emperor è sempre come la prima volta... 

12 giu 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: CATACOMBS


Tredicesima puntata: Catacombs - "In the Depths of R'lyeh" (2006) 

Ci sono band a cui la definizione “funeral doom” sta stretta stretta. I Catacombs, invece, ci stanno belli larghi, anzi, potrei quasi dire che essi incarnano la quintessenza del genere, impersonandone il lato più brutale. 

Alla fin fine, se qualcuno mi chiedesse cos'è il funeral doom, penso proprio che gli direi: “Ma vatti ad ascoltare i Catacombs”, il che suonerebbe anche come una minaccia. Ed effettivamente lo è… 

8 giu 2022

INCINERATION FEST - parte prima: aspettando gli Emperor...


Si scrive Incineration Fest ma si legge Emperor, perché se ci siamo andati, se abbiamo speso più di settanta sterline (solo per il biglietto), se abbiamo deciso, dopo due anni di pandemia, di condividere il nostro prezioso spazio vitale con energumeni di ogni risma alla faccia del distanziamento sociale, è stato per loro, per gli Emperor, e non per le decine di altri gruppi che sono stati raccolti dagli organizzatori di questo evento notoriamente dedicato al metal estremo ed estremissimo. 

Giunto alla settima edizione, e dopo una pausa di due anni, è dunque tornato l'Incineration Fest, che in verità non mi ha mai convinto per l'insoddisfacente rapporto fra prezzo del biglietto e appeal dei nomi di volta in volta selezionati. Quest’anno poi la locandina era "la sagra del logo indecifrabile". Dietro a questi loghi, il niente. Tuttavia, fra quei loghi, quest'anno ve ne era uno ben riconoscibile e che non poteva essere ignorato: come non esserci, dunque? Come far finta di niente e poi guardarsi allo specchio il giorno dopo e dire "non sono andato a vedere gli Emperor per questioni di vil denaro?"

5 giu 2022

"NICKO 70" - TANTI AUGURI MR. McBRAIN!

 


16 Maggio 1983 – 22 maggio 2022

Dalla rullata iniziale della mitica “Where Eagles Dare”, opener dell’altrettanto mitico “Piece of Mind” alla rullata di “Senjutsu”, brano di apertura, a Zagabria, della terza parte del Legacy of the Beast World Tour, tour che era stata interrotto nella primavera del 2020 a causa della pandemia da Covid-19.

1 giu 2022

VIAGGIO NEL FUNERAL DOOM: NORTT

 


Dodicesima puntata: Nortt - "Ligfærd" (2005) 
 
Eccoci finalmente alla variante black. Il funeral doom, si è visto, nasce da un percorso di estremizzazione del doom attraverso l'incontro con il death metal, in particolare passando per l’impiego di registri in growl, che nella maggior parte dei casi si approssima al brutal. Gli umori e le tematiche trattate, tuttavia, collocano il genere in prossimità di certe frange sfilacciate del depressive black metal. A volte vengono presi in prestito i riff in tremolo, altre volte lo screaming, altre ancora i suoni degradati, la produzione rigorosamente lo-fi o l’approccio minimale nella scrittura: aspetti, questi, che allontanano il funeral doom dal quel contesto di "solidità death metal" che lo caratterizza nella sua versione canonica. 
 
La variante black metal è dunque molto diffusa ed è bello poterne iniziare a parlare con Nortt, un campione indiscusso dell’ibridazione fra sonorità black e doom, tanto che egli stesso descrive la sua musica come "Pure Depressive Black Funeral Doom Metal". 
 

28 mag 2022

RECENSIONE - "REVEL IN TIME" (STAR ONE)

 


‘To revel’ = gozzovigliare, fare baldoria

Cazzeggiare, insomma.