Il gioco dei "migliori dischi" è pura follia.
Se 10 sono troppo pochi, 100 sono troppi. E a quel punto svanirebbe il gioco della scelta perché quello in cui il suddetto gioco consiste non solo le inclusioni, ma le esclusioni.
E così: fuori i The Ocean, fuori gli Haken, fuori i Marduk, fuori gli Obituary,
fuori gli In Flames, fuori i Cannibal Corpse, fuori (neanche a dirlo) i
Metallica...
Al limite, meglio la radicalizzazione e la riduzione a uno o due titoli che
racchiudano bene l'oscura parabola della vita del metal nel 2023. Quindi non i
più belli, ma i più significativi.
Però: ho ascoltato talmente tanto attraverso le piattaforme, i CD, i vinili e i
consigli degli amici che mi sembra di non aver sentito nulla.
Il tema centrale, a mio modo di vedere, sono i generi estremi. Se qualcosa
il metal dice di innovativo oggi lo si trova nel death metal e nei suoi
derivati estremi o slabbrati. Se qualcosa deve assumersi la responsabilità e il
peso di queste righe non è il metal classico o quello progressivo, ma il
folgorante progresso di alcune band che trovano la formula vincente in
territori estremi.
Si può radicalizzare dal punto di vista tecnico (Cattle Decapitation), dal
punto di vista contenutistico (Dødheimsgard) o per una serie di contaminazioni
talmente inaspettate che lasciano ammaliato l'ascoltatore (Zulu). In ogni caso la
partenza è sempre l'universo più estremo del metal.
C'è infine da segnalare un vento nostalgico che soffia verso vecchi (nuovi?) lidi: il vento portato dallo scozzese Hellripper o dai tedeschi Cruel Force, un vento già sentito e apprezzato, ma che sembra essere figlio di un cambiamento climatico del pianeta metallaro.
10 sono troppo pochi si diceva a inizio articolo, ma 100 forse non è troppo
soprattutto perché è il numero che celebriamo come traguardo di copie del nostro libro sul metal italiano in un solo anno dalla sua uscita.
Non è cosa da poco, ma spiace segnalare che nessun disco nostrano
quest'anno è riuscito a guadagnare un posto al sole dopo il trionfo dello
scorso anno con i Messa.
Segno di un'assenza dolorosa che colmeremo con questi dieci titoli, ma soprattutto con il debutto degli Zulu da Los Angeles che, grazie ai loro 28 minuti (vi ricorda la durata di qualcosa del 1986 di Araya e soci?), guadagnano la vetta della classifica. Un disco multigenere di spirito negroide, come ai tempi ci stupì Zeal and Ardor.
"A New Tomorrow" sembra un mixtape di
tutte le anime della musica nera: dall'hip hop al reggae, dal soul al funk, ma
soprattutto a sferzate hardcore.
Niente poteva essere lo specchio migliore di questi complicati tempi che viviamo.
Siamo tutti Zulu!
Classifica:
1. Zulu - "A New Tomorrow"
2. Tomb Mold - "The Enduring Spirit"
3. Dødheimsgard - "Black Medium Current"
4. Cattle Decapitation - "Terrasite"
5. Hellripper - "Warlocks Grim & Withered Hags"
6. Subsignal - "A Poetry of Rain"
7. Svalbard - "The Weight of the Mask"
8. Thy Catafalque - "Alföld"
9. Cruel Force - "Dawn of the Axe"
10. Winter Willow - "Existentiell Vånda"
2022 ; 2021 ; 2020 ; 2019 ; 2018 ; 2017 ; 2016 ; 2015