"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

28 feb 2019

I MIGLIORI ALBUM BREVI DEL METAL


A volte la lunghezza conta” si diceva nell’introduzione alla nostra rassegna sui migliori brani lunghi del metal. Ma a volte no!, potremmo aggiungere oggi, visto che ci confronteremo con i migliori album brevi del metal. Sì, album (non EP!) che, nonostante l’esigua durata, si sono dimostrati non solo ricchi, ricchissimi di contenuti, ma persino seminali e capaci di cambiare il corso della storia della musica pesante. 

In un'era in cui ci ritroviamo letteralmente inondati da pubblicazioni di dimensioni pantagrueliche, riteniamo salutare riscoprire una manciata di album che sanno dire molto in poco tempo. Ma quando un album può essere considerato breve? Presa per buona la regola non detta secondo cui almeno quaranta minuti un album ha da durare, abbiamo deciso di abbassare l’asticella fino a trentacinque minuti di durata, inteso come limite massimo sotto cui muoversi. E pazienza se per rigore metodologico abbiamo dovuto tagliare fuori masterpiece del calibro di “Overkill” dei Motorhead, “Battle Hymns” dei Manowar e British Steel” dei Judas Priest, rispettivamente dalla durata di 35:15, 35:48 e 36:10! 

26 feb 2019

A NIGHT WITH... BLUE OYSTER CULT: LIVE AT EVENTIM APOLLO, LONDON - 22/02/2019


Allora, io lavoro a Hammersmith. E a dieci minuti da dove lavoro c’è l’Eventim Apollo, quello di “No Sleep 'til Hammersmith”, tanto per intenderci. Ogni giorno ci passo davanti ed ogni volta il mio sguardo si volge verso l'insegna del locale su cui campeggia il nome dell’artista di turno. Di nome ne sfilano tanti (ultimo quello di Slash, mercoledì scorso), uno ogni giorno, ma questa volta non potevo tornare a casa voltando le spalle alla scritta Blue Oyster Cult

Cioè: i Blue Oyster Cult - storia della musica - suonano ad un passo da dove lavori, è venerdì sera e non ci vai? Per questo sono qui a presenziare a nome di tutti voi, in rispetto di tutti voi che non potete essere con me. Come avrei potuto non farlo? 

24 feb 2019

VIAGGIO NEL METAL ASIATICO: METAL E PETROLIO III - LA GIUNZIONE ASIATICO-MEDIORIENTALE DEL KUWAIT



Terzo e ultimo capitolo del metal petrolifero: Kuwait. Riallacciandoci al capitolo sull’Iraq, i due Stati litigarono per una diatriba simile a quella di Zio Paperone e Rockerduck in “L’isola tira-e-molla”: uno dei due scova un giacimento sottomarino e compra un terreno su un’isola per trivellare. Allora l’altro compra il pezzo di mare più qualche palmo di terra adiacente, e trivella anche lui. Paperone sposta l’isola iniettando sapone nel sottosuolo e tirando la base con una nave, e così fa in modo che le trivelle del rivale vadano a cadere nel suo terreno. L’altro fa la stessa cosa tirando nella direzione opposta, e così via, finché dai pozzi non uscirà che sapone in bolle.

22 feb 2019

I BRANI PIU' INDISPONENTI DEL METAL - N. 6 "PLEASURE SLAVE" (MANOWAR)



Nel bel mezzo dei problemi adolescenziali (uno: quello sessuale), la cosa che proprio non serve sono degli alibi, tipo “Sai quante donne potremmo avere schioccando le dita, se solo…appunto, se solo schioccando le dita potessimo avere tante donne”. Per cui, mentre uno cerca di capire quale sia il metodo per rimorchiare, che poi è un problema sostanzialmente di ottimizzazione statistica, un brano come "Pleasure Slave" ti cade tra capo e collo come una mazzata. Intendiamoci, non uno sfottò, del tipo noi re del metal siamo qui in mezzo alle donne, e tu lì da solo. Somiglia di più all’amico sfigato che ti racconta come avrebbe trovato il modo di farsela dare, o come fosse quasi sul punto…o come ci fossero due o tre, a quella festa, che gli giravano intorno e gli facevano allusioni, salvo il fatto che poi, stranamente, non ha battuto un chiodo.

20 feb 2019

I MIGLIORI EP DEL METAL - QUEENSRYCHE: S/T (1983)



Power Metal. Una delle definizioni più controverse nel vasto mare delle etichette metalliche.

Per chi, come noi in redazione, è cresciuto musicalmente negli anni novanta, il Power è sempre stato identificato istintivamente con il revival classico di quegli anni, per lo più guidato da band teutoniche (Gamma Ray, Rage, Running Wild, Iron Savior, Primal Fear, Heaven’s Gate, ecc).

Ma, una dozzina di anni prima di questa fase, vi era già stato un altro movimento denominato Power Metal. O meglio USPM, ad indicare la nazione di provenienza. Cioè gli Stati Uniti.

18 feb 2019

I DIECI MIGLIORI RIFF DI CHITARRA DEL METAL


Se nell’anteprima ci siamo dilettati a ripercorrere l’evoluzione del riff di chitarra nella storia del rock, adesso è il momento di fare sul serio. La celebre “Back in Black” degli AC/DC, che abbiamo appena citato nella classifica dei dieci migliori riff di chitarra del rock, costituisce un primo avvicinamento a sonorità veramente dure, ma concettualmente non ancora metal. 

I Motorhead di "Ace of Spades" (tanto per dirne una), gli Accept di "Balls to the Wall", gli Scorpions di “Rock You like a Hurricane” progrediranno nel processo di indurimento dei suoni, rasentando il metal vero e proprio, ma il legame con il rock è sempre evidente, quando invece il nostro compito è quello di analizzare come stilisticamente il metal sia stato in grado di sviluppare in modo autonomo il concetto di riff di chitarra. Andiamo dunque a vedere quelli che sono, secondo noi, i migliori dieci riff del metal

16 feb 2019

I MIGLIORI RIFF DI CHITARRA DEL METAL (anteprima)


Il riff di chitarra si è imposto come una modalità espressiva indispensabile nel rock come nel metal. La magia di quelle tre o quattro note è veramente difficile da spiegare a parole. Quando la sequenza è azzeccata, resistere è impossibile. Fischiettare, cantare, scapocciare, sognare: sembriamo quasi posseduti da quelle tre/quattro dannate note! Da parte del musicista, invece, un riff richiede creatività e capacità di sintesi: non è da tutti scrivere un bel riff che ti si stampi in mente ora e per sempre. Lo si sente, lo si riconosce, non si riesce a spiegarlo. 

Metal Mirror ci proverà per voi, passando in rassegna i migliori dieci riff di chitarra del metal

14 feb 2019

SDOGANAMENTI - I METALLICA SUL PALCO DI SANREMO



Ci sono due cose che all’Italiano Medio non dovete toccare. La Nazionale di calcio e il Festival di Sanremo.

Sin da bambini gli appuntamenti con la Maglia Azzurra e col Palco dell’Ariston, volenti o nolenti, ci vengono instillati assieme alle pappette dello svezzamento. Ed entrano a far parte sia del nostro immaginario personale che della nostra identità nazionale.

12 feb 2019

BEHEMOTH, AT THE GATES, WOLVES IN THE THRONE ROOM: LIVE AT O2 FORUM KENTISH TOWN, LONDON (08/02/2019)


 A Nergal non si può rimproverare nulla, ma davvero nulla. Si dice nei salotti bene del metal estremo che è un pagliaccio, che si è sputtanato con un blackened death metal da alta classifica. Eppure non si può certo affermare che sia l’ultimo arrivato o che si sia aggrappato a questo o quel carrozzone per opportunismo. All’inizio degli anni novanta lui c’era, e se negli stessi anni in Scandinavia si suonava black metal potendosi avvalere di una fiorente scena, compagni di merende e, in certi casi, di sussidi statali, il Nostro si è fatto da solo ed è riuscito ad imporsi nel contesto non facile della Polonia cattolica post-comunista, con ancora incombente l'ombra di un regime che non deve essere stato il massimo quanto ad incoraggiamento alla libera espressione artistica. 

C’era Nergal, e non si è accontentato di un posticino come band di culto nell'underground polacco, ma ha saputo conquistare il mondo, raggiungendo traguardi stilistici per qualcuno opinabili, ma senza dubbio baciati da professionalità e coerenza. Come dunque mancare alla tappa londinese dell’Ecclesia Diabolica Evropa E.V. Tour 2019, con supporter di primario livello quali At The Gates e Wolves in the Throne Room? Insomma, a tutti gli effetti un mini-festival dell’estremo! 

10 feb 2019

UNA SETTIMANA IN COMPAGNIA DI DEVIN - Parte IV


DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE DEVIN TOWNSEND - Cap. IV

Ed eccoci finalmente all'ultimo post dedicato al grande Devin!

Dopo aver concluso l'analisi dei dieci album fondamentali per conoscere ogni sfaccettatura della musica del Nostro, eccoci al tanto atteso "più uno". Stiamo ovviamente parlando di...

8 feb 2019

UNA SETTIMANA IN COMPAGNIA DI DEVIN - Parte III


DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE DEVIN TOWNSEND - Cap. III


Ed eccoci, col terzo post settimanale, agli ultimi tre gradini del nostro countdown della Rassegna su Devin Townsend.

6 feb 2019

UNA SETTIMANA IN COMPAGNIA DI DEVIN - Parte II



DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE DEVIN TOWNSEND - Cap. II

Nel post precedente ci eravamo lasciato alla posizione n.8 della nostra Rassegna.

Proseguiamo quindi con il countdown...

4 feb 2019

UNA SETTIMANA IN COMPAGNIA DI DEVIN - Parte I


DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE DEVIN TOWNSEND - Cap. I

Antica Tracia, la terra che diede i natali a Spartaco, il gladiatore-ribelle più famoso della Storia. I Romani la governarono a partire dal I sec. d.C. per quasi mezzo millennio. Numerosissime le testimonianze storiche dell’Impero, tra cui il meraviglioso Anfiteatro di Trimontium, attuale Plovdiv, Bulgaria centrale. In questo suggestivo scenario, negli ultimi anni, molti artisti Metal hanno scelto di ambientare un proprio live, da immortalare, e poi commercializzare, poi su DVD.
Recentemente gli Anathema, con il loro splendido “Universal” del 2013. E nel settembre 2017, per festeggiare i 20 anni dalla nascita del suo percorso solista, anche l’immenso Devin Townsend.

2 feb 2019

I MIGLIORI EP DEL METAL - MERCYFUL FATE: S/T (1982)



Nascono i Mercyful Fate, già con una prima malformazione congenita. Il nome è retaggio di una nomenclatura settantiana, che voleva nomi presi da modi dire, motti ironici, nomi propri, misteriosi accostamenti nome-aggettivo (tipo insomma “Pink Floyd”, “Led Zeppelin”, “Deep Purple”, “Balletto di Bronzo”, “Il rovescio della medaglia” etc.).

Un metallaro dell’epoca poteva quindi guardare con sospetto questo nome, che non suonava molto metal. Dietro di esso si nascondeva invece un'inquietante proposta che partiva dai Black Sabbath e li variegava, oltre ad appesantirne la componente horror, e a inserire alcuni “eccessi” metal, come il solismo chitarristico e i timbri disumani di voce. Facevano quindi l’effetto di quei serial killer di cui i vicini intervistati dicono “sembrava un tipo normale, salutava sempre”.