Personalmente il tema dell’"uomo
dietro all’artista" non mi ha mai appassionato, preferendo limitare la mia
attenzione ed energie ai contenuti delle opere. Conoscere la “persona” e il “privato” di che
le ha composte non è un qualcosa che mi solletichi particolarmente l’interesse.
Di questo argomento si parlava recentemente
con un collega in redazione, che mi raccontava la sua delusione (delusione
relativa, per carità) per un musicista che segue da sempre e apprezza
moltissimo, dopo aver notato, all’uscita di un suo concerto, alcuni
atteggiamenti/comportamenti che non si sarebbe aspettato in base all’idea che
si era fatto di lui nel corso degli anni.
Nel mio piccolo, recentemente, ho
avuto un’esperienza analoga con Varg Vikernes. Lo metto subito in chiaro, però:
adoro i Burzum; li ho sempre ascoltati e continuerò ad ascoltarli.
Ma, anche
noi fan indefessi delle sonorità burzumiane, non possiamo nasconderci un’amara
verità: che, suo malgrado, il nome del Conte sarà sempre ricordato, ancor prima
o quantomeno assieme alle sue gesta musicali, per l’omicidio di Euronymous.
Nonostante tutti i capolavori rilasciati, nonostante la sua indubitabile
importanza nell’ambito della musica estrema, nonostante quello che potrà mai
fare in futuro a livello artistico, i più (non noi di Metal Mirror che lo
abbiamo celebrato a più riprese, anche di recente per i suoi meriti
post-scarcerazione) lo ricorderanno per quanto successo in quella fatidica notte del 10 agosto 1993.
Leggerne, nero su bianco, la dinamica, i retroscena e i dettagli è stato, lo
devo ammettere, alquanto deprimente. Per il Varg-uomo, ovviamente. E questo
proprio nello stesso periodo della sua vita in cui aveva appena composto
quell’immane capolavoro di “Hvis lyset tar oss” (a dimostrazione di come “arte”
sublime e “privato” disumano possano coesistere e cozzare tra loro nello stesso
tempo). L’album verrà pubblicato a posteriori, nel 1994, con il Conte già in
prigione, ma venne concluso nel marzo del 1993, appena 5 mesi prima dell’assassinio.
Tornando ad esso, quello che
romanticamente mi sono sempre prefigurato di quella notte era una sorta di
duello all’ultimo sangue: i due giganti, i due Padrini del neo-nato Black Metal che si scontravano in un duello epico, all’arma bianca, all’ultimo sangue.
Ognuno portatore (che ne so…dico a caso…) di una visione della Musica e della
Scena Black da far prevalere sull’altra. Tipo un duello alla Sergio Leone…”il
mondo è troppo piccolo per tutti e due…”.
Poi vai a leggere la cronaca nuda
e cruda, le testimonianze dei diretti interessati, tra cui quella dello stesso
Conte, e ti cadono le braccia. Quell’omicidio è stato davvero quanto di più
grottesco uno si possa immaginare, pieno zeppo di situazioni tragicomiche, di
dettagli patetici e di errori che neanche un dilettante allo sbaraglio…
Non saprei quasi da dove
cominciare, ma non volendo farla troppo lunga, andiamo direttamente a quella
sera, a Bergen e alla preparazione del viaggio che porterà il Conte, assieme
allo squilibrato Snorre Ruch, in arte Blackthorn (all’epoca seconda chitarra
dei Mayhem), all’abitazione di Oslo di Aarseth.
Giustamente, come prima cosa,
bisogna crearsi degli alibi, possibilmente di ferro: così il Nostro lascia il
bancomat a un amico che avrebbe dovuto prelevare del denaro nottetempo, in modo
tale da far vedere che non si fosse mai allontanato dalla città. Inoltre viene
noleggiata una videocassetta di un film già visto, per descriverne, alla
bisogna, i contenuti. Ma qui troviamo il primo grossolano errore del nostro Agente
007: lascia una carta sbagliata al complice e così il prelievo bancomat non
potè essere effettuato (anche se a posteriori, Varg dichiarerà che lui non aveva mai avuto un bancomat).
Come seconda mossa non proprio
avveduta Vikernes decide di riempire il suo portabagagli con un vero e proprio
arsenale: svariati coltelli, un’ascia, una mazza da baseball e altri simpatici
oggetti. Cosa che stride alquanto con le sue affermazioni secondo le quali era partito per Oslo senza aver l’intenzione di uccidere Aarseth. Difficile da
credere, posto che su questo punto vi è un’altra profonda contraddizione:
quella per la quale il Conte ha affermato di essere a conoscenza del
fatto, riportatogli da fonti per lui inequivocabili, che lo stesso Aarseth lo
volesse uccidere.
Com’è che l'allora ventenne si convince della veridicità di questa soffiata? In primis
per il fatto che Euronymous non l’avesse detto ai quattro venti; che porta Varg
a dire a se stesso: “Ok, allora è una cosa seria”; e per il fatto di aver
ricevuto dal leader dei Mayhem una lettera dal tono…molto gentile! E allora la nostra faina si chiede: “Che roba è?”. E’ evidente che c’è sotto
qualcosa, mi vuole far fuori davvero. E visto che “un giorno o l’altro potrebbe
anche riuscirci, allora l’ho uccido prima io”. Sillogismo che non fa una grinza,
no (oltre ad essere affermazioni che non collimano perfettamente con la non intenzione di uccidere...)?
Per Varg. Per Snorre. Per il Black Metal intero.
E soprattutto per Øystein...
(continua e finisce domani)
A cura di Morningrise