"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

7 mag 2017

BUCHI NELL'ACQUA - I DIABOLOS RISING - IL BRUTTO ANATROCCOLO DEL BLACK SPERIMENTALE, CHE NON DIVENNE MAI CIGNO



Parliamo di un altro buco nell'acqua, il progetto Diabolos Rising di Magus Wampyr Daoloth dei Necromantia e Mika Luttinen degli Impaled Nazarene.
Non un buco nell'acqua totale, in verità, ma globalmente sì. Non vendette molto, e non è ricordato quasi mai nella storia del black metal. Nello stesso periodo c'erano i Mysticum, con una drum machine “a mitraglia” in primo piano, che però sono più citati, forse perché gravitavano intorno all'Inner Circle norvegese. Invece ha alcune caratteristiche che precorrono o segnalano delle tendenze importanti di questo genere.

L'idea era quella di portare l'elettronica nel black, cosa che poi molti stavano facendo o avrebbero
fatto. Ma i Diabolos superarono a piè pari la questione della contaminazione, e scrissero un album di black elettronico, in toto. L'unico elemento umano era la voce, peraltro spesso filtrata o deformata. Presero delle strutture black e le resero sinteticamente, dall'ipervelocità ai ritmi cadenzati, a quelli sincopati, fino all'altro estremo del caos sonoro, cioè la quiete assoluta. Uno dei brani è infatti un silenzio che dura 6 minuti e rotti, un “tacet” sintetico.

Naturalmente il primo impulso, quando comprai il disco, fu quello di tornare indietro a chiedere un risarcimento parziale proporzionale a quei sei minuti di truffa sonora. Poiché non era possibile, sono stato costretto a consolarmi dando una spiegazione a quel silenzio.
I DR provarono a tracciare un continuum tra riempimento sonoro e sottrazione sonora, i due estremi di un flusso sonoro uniti da una comune idea di “suono sintetico”. Avete presente il senso di fisicità che si ha ascoltando alcuni brani thrash, quando gli strumenti si fermano a prender fiato, a volte apposta, per poi ripartire? Per esempio nel break centrale di "Praise of death" degli Slayer, o nell'ansimare di Cronos prima della chiusura di Black Metal, nel silenzio generale. Ecco, quella è la musica vera, muscolare. Anche se è una registrazione quella che stai ascoltando, si potrebbero fermare, potrebbero rallentare. La versione live amplifica questo effetto, a costo di rendere invece meno precisa l'esecuzione.
Il suono sintetico abolisce questa sintonia umana. Chi ascolta non comunica con l'orchestra, e l'orchestra non sta comunicando con te. Essa è. Non ha bisogno di interagire. Sarebbe stata, comunque. E' un flusso, un flusso metafisico a cui si può attingere. Quando si muove in velocità è come il flusso eterno del “panta rei” di Eraclito; quando è silenzio è come l'Essere che “è” senza alcun attributo di Parmenide.
I Diabolos descrivono questo flusso. Questa spiegazione varrà almeno quelle famose 3500 lire sulle 20000 che costò il disco? Ma dai, sì!

Fino ad allora, è bene ricordarlo, le ipervelocità non erano un marchio del black metal, piuttosto erano tipiche del grind e di parte del death (Napalm Death, Morbid Angel). Gli Impaled Nazarene inserirono passaggi iperveloci nei dischi, ma era sempre riconoscibile la mano umana, nell'accelerazione e decelerazione, nelle sbavature inevitabili. Qui la drum machine cambia il registro, da fisico a metafisico, e dà una suggestione siderale, spirituale. Lo stesso effetto lo otterranno i Limbonic Art, usando un'orchestra ibrida, con drum machine e strumenti reali. Qualcosa di simile faranno gli ...And Oceans in versione più sognante.
Per non parlare delle future applicazioni della “sottrazione sonora”, con tutti i gruppi di ambient/synth. Cioè quando hai fatto un brano di sei minuti di silenzio, cosa vuoi fare di più in termini di sottrazione sonora?

Va beh, qualcuno può dire, ma i Mysticum? Quelli effettivamente hanno iniziato prima a menare di drum machine, però in termini di suggestione suonano come un criceto impazzito dentro la ruota, più che una spinta lineare o una fluttuazione. Altro pianeta quindi, liricamente.

Fin qui i pregi. Passiamo alle dolenti note. I testi non sono un granché, si poteva osare di più. L'unico aspetto interessante, tra vaneggiamenti di alchimia e di magia nera, sparate misantropiche e roba rifritta, è un brano: "Satanas lead us through". Nel suo complesso, anche nel testo, anticipa una tipologia di brano di black sinfonico tirato, con misticismo a manetta, del tipo: “Satana guidaci verso il regno del crepuscolo cremisi, dove la stirpe dei serpenti tiene viva la fiamma del tuo culto”,
Poi, naturalmente, stiamo parlando di Magus Wampyr Dalaoth, non di Ugo Foscolo, per cui è inevitabile che arrivi la grezzata: “Ave Satana, Salve Satana, Angeli Merda!”.

Poi un altro disco, in cui il potenziale dell'esordio è letteralmente gettato alle ortiche. Sul piano lirico, zozzerie sadomaso naziporno, noiosissime, alternate a titoli pretenziosi che nascondono discreti vuoti creativi. Secondo me in tutto ciò il contributo di Mika Luttinen non può essersi limitato a berciare nel microfono, qui ci sono evidenti tracce dei peggiori Impaled Nazarene.
Il canto del cigno è il singolo, “Satanic Propaganda”, un ironico inno di “sveglia!” rivolto ai cristiani, che così “Il vostro Dio è morto, non siete mai stati salvati, solo furbescamente intrappolati, il vostro Dio è morto!”...in un mantra techno con schitarrate sintetiche. Ottima l'immagine Your church fornicates you, sgrammaticata ma efficace, traducibile come la vostra chiesa vi inchiappetta vergognosamente. A livello sonoro, niente di paragonabile all'esordio. Curiosissimo il tema di Rain man in versione electro-ambient.

Un aspetto che questo progetto contribuirà a rivelare però è la vocazione del movimento black o in generale “estremo” europeo alla trans-nazionalità. Prima ancora che il metal metta le sue bandierine su tutte le nazioni, i DR si formano per unione di un finlandese e un greco. La cosa non stupiva, perché anche i Necrodeath ebbero contatti con i Mayhem, e l'ungherese Attila cantava nei Mayhem etc...ma anzi lasciava proprio sperare che il movimento assumesse connotati pan-europei, come poi avvenne.

Un senso quell'asse greco-finlandese lo doveva avere, dico un senso che vada oltre il piacere di avere Mika Luttinen alla voce. E, a parte le finezze testuali, musicalmente il progetto richiama più al black mediterraneo che non a quello nordico.
Un modello che non ha mai preso il volo, commercialmente parlando, ma del quale profetizziamo il prossimo avvento.

A cura del Dottore