Un gruppo dal nome impronunciabile ci riporta ai nostri ragionamenti teologici, i polacchi MGLA. In Polonia il pallino della religione ce l'hanno sempre avuto, per motivi ignoti, al punto da mandare avanti anche un Papa, e il tutto sotto un regime militare comunista.
Dice che MGLA in polacco significhi "nebbia" e che si pronunci MGWA, il che non fa che inquietarci ancora di più, almeno a livello fonetico.
Contro chi siano in
guerra, è abbastanza scontato. Ma questi scendono sul piano
teologico, per la nostra contentezza. Non invocano Chthulhu, Belial o
Napo Orso Capo, ma invece sfidano a duello il pensiero cristiano
nelle sue articolazioni filosofiche, oltre il dogma.
In "Groza" (2008) tocca a Tommaso d'Aquino e Cartesio. Magari nulla, magari i MGLA
studiano filosofia all'Università e riversano nei testi allusioni
agli autori su cui si stanno scervellando. O forse sono professori,
chi può dirlo ?
Tra i grigi pilastri
della coscienza il sentiero della verità si fa stretto
Il peso della
benedizione sacerdotale spurga attraverso le ferite aperte
Ammirate: il
meccanismo, preciso e raffinato ad arte, della pecora e del capro
espiatorio
che sussiste entro i
confini della logica universale
la fiducia collettiva
nella stabilità morale
Il minimo comun
denominatore è consacrato. I punti di appoggio sono impiantati al di
sopra del senso comune. Le stelle assegnate ad ogni uomo e donna, a
misura gradevole di futile amore e volontà.
Fortezze di beata
inconsapevolezza
dovunque
tra D'Aquino e Cartesio
luccicanti come code di cometa, illuminano le stesse identiche tracce, come già scritto
Adunanze in cerchi con la faccia a terra e l'anima levata al cielo.
luccicanti come code di cometa, illuminano le stesse identiche tracce, come già scritto
Adunanze in cerchi con la faccia a terra e l'anima levata al cielo.
Il
distruttore della speranza. Il re della ruggine e della rovina, del
compromesso e della privazione. Profeta di sventura. Demolitore della
regola.
La
verità diviene bugia e la bugia verità.
Qui,
in effetti, potremmo essere in presenza di uno del demone più
necessario di tutti: l'unificatore ecumenico, il campione di ogni sforzo per rimuovere le distinzioni malefiche tra natura e apprendimento, corpo e anima, inibizione e impulso, tempo ed eternità, maschio e femmina, Inferno e Paradiso, e infine, naturalmente...tra uomo e Dio.
MGLA, Groza, "I"
Vediamo di capirci di
più. Per D'Aquino l'anima è creata "a immagine e somiglianza
di Dio". E' unica, immateriale, non ha volume, peso, dimensioni,
non coincide con alcuna parte del corpo ma è contenuta in qualsiasi sua
parte, ed è collocabile fuori dallo spazio e dal tempo della
materia.
Questo non-sense
semantico, cioè che esista una collocazione in una dimensione non
spaziotemporale, e che esista una corporeità dell'anima che
trascende il corpo, di fatto sono uno sviluppo del non-senso logico
di qualsiasi religione: dogmi che non si individuano con il
ragionamento ma si credono nonostante il ragionamento.
Il corollario del fatto
che l'anima sia specchio di Dio, e quindi con essa l'uomo, rende in
un certo senso l'uomo -se non uguale a Dio – un'immagine di Dio.
Così la distanza tra Dio e Uomo, infinita se si considera la
distanza tra corpo e anima, è invece infinitamente piccola se si
considera che l'anima umana è condivisa con Dio. In mezzo a tutto
questo ci sta il libero arbitrio: l'uomo può scegliere di
allontanarsi da Dio così come di avvicinarglisi. Non può decidere
di non avere un'anima, e quindi di non rispecchiare Dio, ma può
ignorarlo o ribellarsi.
La questione di Cartesio
penso sia quella sulla distinzione tra ragione e istintualità. Nella
visione cristiana, la volontà dell'uomo non può essere frutto di
automatismo. Si può agire volontariamente per istinto puro, o per
ragione pura, anche se forse alla fine la volontà che ne esce è una
sola, e in ogni caso è controllabile. Su questo punto nel medioevo
si mandavano affanculo tra università e università, come nel caso
del testo Summa de homine, citato dagli MGLA. Esistono due volontà?
Oppure alla fine la volontà è sempre una, se mai esistono due fonti
di decisione, l'istinto e la ragione?
Cartesio conclude che una parte del cervello fa pervenire delle informazioni all'anima, poi sono cazzi dell'anima di prendere decisioni, e lì non ci sono più scuse. Perché il corpo può fallare (per esempio uno si può cagare addosso), ma l'anima, se sbaglia, lo fa perché commette peccato. Questa è una delle boiate di Cartesio -e non è l'unica che ha detto – confutata da un libro di qualche anno fa, intitolato "L'errore di Cartesio", in cui si descrive come nei quadri neurologici, tipo le demenze, la volontà varia con il variare del cervello a disposizione, e la mente delle persone è specchio del loro cervello carnale. L'anima, cioè, è il risultato del cervello.
Cartesio conclude che una parte del cervello fa pervenire delle informazioni all'anima, poi sono cazzi dell'anima di prendere decisioni, e lì non ci sono più scuse. Perché il corpo può fallare (per esempio uno si può cagare addosso), ma l'anima, se sbaglia, lo fa perché commette peccato. Questa è una delle boiate di Cartesio -e non è l'unica che ha detto – confutata da un libro di qualche anno fa, intitolato "L'errore di Cartesio", in cui si descrive come nei quadri neurologici, tipo le demenze, la volontà varia con il variare del cervello a disposizione, e la mente delle persone è specchio del loro cervello carnale. L'anima, cioè, è il risultato del cervello.
Dire questo nel medioevo
non sarebbe stata un'eresia, ma roba da plotone di esecuzione. Già i
teologi si scannavano su dettagli, del tipo se esistessero diversi
gradi di responsabilità, e se cioè le decisioni prese per istinto
potessero essere scusate in termini di peccato.
Per i MGLA il
cristianesimo ha sua essenza nel livellamento di tutto, è una guerra
contro le differenze, che induce gli esseri umani a non potersi più
esprimere a livello individuale, perché esistere individualmente è
già una differenza. L'unica forma di esistenza è l'annullamento di
sé come servo di Dio, povero di spirito, che mai recherebbe offesa
al dogma dell'uguaglianza esprimendo una propria inclinazione, idea,
convinzione che crei una differenza tra lui e gli altri.
La base teologica di
questa dottrina sociale è l'uguaglianza dell'uomo a Dio, che lungi
dall'essere una bestemmia (non si tratta di dire che Dio è un
superuomo, o che l'uomo è Dio di se stesso), esprime il concetto di
derivazione dell'umanità dalla divinità. E' Dio che stabilisce come
sei uomo, e cioè che non lo sei in nessun modo particolare: l'anima
non è in nessuna parte del corpo in particolare, anche se in
qualsiasi parte. Dio è sullo stesso piano degli uomini tramite
l'anima, ma non con un uomo in particolare. Il figlio di Dio cosa fa
per il mondo? Muore, annulla se stesso per la salvezza dell'uomo, in
remissione dei peccati individuali. L'unico individuo che può
prendere un'iniziativa come tale, è Dio stesso nella forma di suo
figlio.
Gli altri sono specchi di
Dio, appesantiti dal corpo, dalla colpa, e quindi filiazioni che
devono redimersi, ascendere, il tutto dopo la vita terrena. La loro
realizzazione deve essere nell'annullamento della distanza da Dio,
che è data da qualsiasi connotato particolare. Della propria
particolarità, l'uomo deve chiedere perdono a Dio e cercare di
annullarla (o innalzarla a lui, che è la stessa cosa).
Insomma, i MGLA si
potrebbero benissimo studiare nei licei, per invogliare gli studenti
a entrare dentro questa inconcludente teologia in cui si ragiona
sulle qualità e la collocazione di un oggetto non identificato,
l'anima.
La morale degli MGLA è
la stessa che un professore di filosofia dell'Università di Pisa
cercò di esprimere durante un'esame.
Prof: "Vediamo un
po' signorina, se ha studiato. Parliamo delle qualità dell'anima.
Secondo Lei, l'anima caga?"
Studente: "Come,
professore ?"
Prof: "Sì, ha
capito bene. L'anima caga?"
Studente: "Ma,
veramente, non capisco....."
Prof: "Insomma
!...caga o non caga ?"
Studente: "Ma...io..."
Prof: "L'anima non
esisteeeeeeee !"
Semplice, no? Bastava
aver studiato gli MGLA.
A cura del Dottore