“Il metallaro è un onnivoro,
piuttosto pronto e curioso nel ricevere impulsi dal mondo esterno. E a
filtrarli, e spesso distorcerli, attraverso una sensibilità tutta particolare”.
E’ una citazione questa che lessi
una quindicina d’anni fa su un editoriale della redazione di Metal Hammer, mia
bibbia metallica per tutti gli anni novanta. Mi è tornata in mente riflettendo
sul fatto che davvero il metallaro è un fruitore musicale particolare. E nel
suo essere onnivoro, unico.
Di getto mi vengono in mente almeno tre motivi per dire questo.
Innanzitutto perché la musica fa
parte del nostro essere, del nostro DNA. Ce l’abbiamo sempre in testa e
approfitteremmo di ogni singolo minuto libero durante la nostra giornata per
ascoltare anche una sola canzone o perfino un singolo riff di un gruppo che ci piace. E ne riusciremmo a
godere.
Ed è sempre, dico sempre, il primo argomento di discussione, quando ci si ritrova con "animali della stessa specie". Si commenta l’ultima uscita di quello o
di quel talaltro gruppo; si parla di nuovi gruppo che ci hanno colpito o di vecchi che ci hanno deluso. Eccetera...
In secondo luogo perché ascoltare
musica è talmente vitale per noi che non esiste contesto o momento della
giornata nel quale non varrebbe la pena schiacciare play sul lettore. Ci si
alza la mattina mezzo rincoglioniti dal sonno? Mentre siamo in bagno, con
naturale nonchalance, noi metallari saremmo in grado di ascoltare i
Cannibal Corpse per tirarci su lo spirito. Sotto la doccia? In sottofondo magari ci spariamo un disco di King
Diamond. Prepari un pranzo in cucina tra i fornelli? Ti fai accompagnare con
totale naturalezza dai Wolves In The Throne Room. E avanti così.
E infine, come terza cosa, perché per noi il metal,
ascoltare metal, è una cosa seria, maledettamente seria. Va fatta con
scientificità, con totale trasporto, fisico e mentale. Io li vedo sui mezzi
pubblici i ragazzini di oggi che ascoltano la loro merda di dance/pop/techno con una
auricolare (UNA auricolare sola!!) mentre contemporaneamente parlano con un
amico! Ma mi chiedo: come cazzo si fa? Ma quello è ascoltare musica? Noi ce la
faremmo, così, giusto per fare un rapido parallelo, ad ascoltare con scazzo i
Symphony X con un’orecchia sola mentre nel frattempo smanettiamo sullo
smartphone parlando con un amico di sport o di quel video/messaggio postato su
Facebook da un qualche conoscente? No, non riesco neppure a figurarmelo in
testa…
Certo, presumo che non tutti i metallari siano
onnivori. Però, a 47 anni dal primo vagito del nostro genere
preferito (che, ricordiamo, abbiamo individuato nel primo riff “iommico” di
“Black Sabbath”, 13 febbraio 1970) credo che la maggior parte di noi sia
davvero open-minded.
Prendo l’esempio del sottoscritto
perché è banalmente quello che conosco meglio. Esempi recenti, di quest’ultimo
mese: la scorsa settimana nel mio lettore mp3, con totale naturalezza, avevo uno dietro l’altro “Persecution Mania”
dei Sodom (omaggiavo il trentennale della sua uscita discografica…) e “Waking
Season” dei Caspian. E ho goduto come un riccio ad ascoltare entrambi. Non so
neppure io da quanto non ascoltassi un disco totalmente strumentale come quello
dei Caspian (mi sa dai tempi di “The extremist” di Satriani…1992!). E in più un
disco strumentale post-rock/shoegaze/prog!!
O ancora, qualche settimana
prima, passavo senza soluzione di continuità dai Brutal Truth ai Van Der Graaf
Generator. Eppure…
Senza spocchia, ma mi chiedo:
avete mai visto uno che di norma ascolta del pop-rock a-là-Ligabue et similia
ad apprezzare, che ne so?, non dico i Napalm Death, ma anche “solo” un “Cause
of Death” degli Obituary? Riuscirebbe, facendo riferimento a quest'ultimo, a comprendere, e ad apprezzare, lo stupefacente
rifferrama di un James Murphy? Boh, può essere che ve ne siano. Io non ne ho
conosciuti in 40 anni di vita.
Di metallari invece sì. Ne ho
conosciuti e ne conosco tanti. Che riescono a passare, tanto per fare un altro esempio, dai Cattle Decapitation a
Renato Zero.
E’ la bellezza, e la fatica, di essere
onnivori. A volte esserlo può sembrare una condanna, perché vorresti avere
tutto di molto; o tutto di (quasi) tutto. Ma non si può, non se ne ha il tempo. Allora
devi selezionare. Parlando, confrontandoti con i tuoi “simili”. E anche questo ha il suo fascino.
Del resto, alla fine, cosa conta se non l'emozione? Le vibrazioni
che la musica ci suscita (ne ha parlato benissimo il nostro Mementomori recentemente scrivendo sui Clouds)? Quelle sensazioni ataviche che, soprattutto il metallo, ci tira fuori dalla pancia
e dalla testa, talmente radicate nel nostro sangue che non potranno mai essere
sopite. E se si ha la sensibilità di avvertirle anche in un disco strumentale
di post-rock (a proposito: ascoltate i Caspian!) tanto meglio.
A cura di Morningrise