Malmsteen è uno di quegli artisti a cui il genere non imponeva canzoni d'amore da mestierante, eppure si è voluto incaponire nel forgiarle con regolarità.
Ce ne sono quindi da poter considerare. Un album in particolare, "Odyssey", ne snocciola diverse, una dietro l'altra, grazie anche al tono suadente del cantante dell'epoca, John Lynn Turner. Turner, appunto, era l'unico che potesse render seria una canzone d'amore di Malmsteen, mettendo un po' di glassa glamour su quei toni epici che rendono il tutto inevitabilmente tamarro.
E noi abbiamo pescato
proprio due perle di tamarrismo d'epoca, e con ben altri interpreti, ossia la maschia “You
don't Remember, I'll never Forget” e la mesta “Save our Love”.
Due bassissimi momenti di psicologia amorosa: il primo retaggio della
mentalità elementare del maschio anni '80, secondo cui, come diceva
una vecchia canzone, “se mi lasci non vale”; il secondo una degenerazione di quella nuova mentalità per cui si può mettere
sul tavolo un rapporto e parlarne in maniera civile.
La voce di Mark Boals ci
racconta quanto segue ("You don't Remember"):
Ero io, eri tu e noi
due dovevamo durare per sempre, qualsiasi stronzo avrebbe capito che
eravamo nati per stare insieme...
Senza di te, la mia
vita non ha più senso, tu sei andata e per me è una coltellata
Come hai potuto
lasciarmi?
Tu non ricordi già
più, io non dimenticherò mai
Tu semplicemente non
ricordi, io non dimenticherò mai
Perché mi hai voltato
le spalle e hai lasciato il tuo amore svanire e morire?
Sei diventata così
fredda e mi hai fatto sentire così vecchio?
Quando sei andata via
mi hai spezzato il cuore
e solo per vedere in
quanti pezzi lo avresti ridotto, dopo avermi lasciato
Tu non ricordi già
più, io non dimenticherò mai
Tu semplicemente non
ricordi, io non dimenticherò mai
Abbiamo appurato una cosa
a questo punto: il metallaro medio non ha risorse quando viene
lasciato. Ma questo rispecchia effettivamente la psicologia maschile.
La fine non è ammissibile: da qui a ritroso si ricava che noi due
eravamo fatti l'uno per l'altra. Non il contrario, quindi, ossia che non si
accetti la fine di qualcosa di grande. Non si accetta la fine, la
grandezza di ciò che finisce è automatica. Ci sono amori che
diventano grandi nel rifiuto ed erano prima mediocri.
Questo è uno dei tasselli fondamentali per capire, ad esempio, il fenomeno dello stalking. Partendo dal presupposto che la fine è ingestibile da parte del cervello maschile, il tipo della canzone comincia a sragionare e passa dal rimprovero ("Hai lasciato il tuo amore svanire", come fosse un fuoco che uno doveva alimentare, o una bolletta che si è lasciata scadere), all'accusa iperbolica ("Volevi farmi soffrire per vedere in quanti pezzi avresti ridotto il mio cuore").
Questo è uno dei tasselli fondamentali per capire, ad esempio, il fenomeno dello stalking. Partendo dal presupposto che la fine è ingestibile da parte del cervello maschile, il tipo della canzone comincia a sragionare e passa dal rimprovero ("Hai lasciato il tuo amore svanire", come fosse un fuoco che uno doveva alimentare, o una bolletta che si è lasciata scadere), all'accusa iperbolica ("Volevi farmi soffrire per vedere in quanti pezzi avresti ridotto il mio cuore").
Ricorre anche in questo
brano l'immagine del metallaro che perde dieci anni di vita, diventa
“vecchio”, come nella canzone degli Helloween decima
classificata. Qui lei diventa fredda e lui parallelamente diventa
vecchio, privato della linfa amorosa. Una cosa simile all'idea della
rosa della vita de “La Bella e la Bestia” forse... E nell'altra
canzone il tipo doveva essere forte e giovane ed invece non ci
riusciva per il dolore. Il dolore quindi invecchia.
Curioso che nell'uomo
memoria e passione siano elementi allineati, cosicché se una se ne
va, evidentemente “non ricorda”, il che corrisponde
effettivamente alla maggiore capacità dissociativa della donna tra
memoria razionale e memoria emotiva. Nell'uomo le cose sono più
allineate.
Il bello di questo brano
è che questo testo è valorizzato da una voce epicheggiante, una
chitarra barocca che appensantisce i riff di ridondanze e tastieroni
solenni. Il contrasto tra questo impianto massiccio e orpellato, e la
pochezza del messaggio, lo rende unico.
Peggio mi sento con "Save
our Love", va detto, già sintomatico dell'Yngwie calante. Qui il
nostro metallaro naturalmente è stato lasciato e, neanche a dirlo, soffre come un cane. Ma anziché sfogarsi e rendersi ridicolo
nell'ostentazione del dolore, prova a “aprirci un dibattito”.
Una volta eravamo una
cosa sola, ora siamo due mondi separati
Nel profondo sai che
tu sei il mio secondo cuore
I miei ricordi, come
fosse ieri, non ci credo che sia tutto così lontano nel tempo
Tutti questi anni,
tutte le nostre lacrime
Eppure cantiamo sempre
la stessa canzone
raddrizziamo quello
che è andato storto
Non c'è inizio e non
c'è fine, non c'è ragione di far finta
Sperando in un aiuto
dal cielo
Dobbiamo noi salvare
il nostro amore
Mi hai detto che
abbiamo in mano la chiave
per dare e ricevere
amore eterno, questo doveva essere
Il mio amore per te è
sempre stato vero....
...
...
Per cui: lei ti ha
lasciato, dopo svariati anni lui ritorna alla carica (perché non l'ha
mai digerito), dicendole come se niente fosse “dai,
rimbocchiamoci le maniche e rimettiamo in piedi questa
storia”...ottimo! E con i soliti argomenti, ovvero: a) “non
doveva finire”; b) i miei ricordi sono sempre vivi, quindi è
inaccettabile che sia finita; c) mi avevi detto che durava per
sempre. Gli stessi argomenti per contestare un licenziamento senza giusta causa, che è il modo in cui l'uomo concepisce la relazione d'amore.
Ancora una volta per rendere sensata questa ipotesi di recupero il nostro protagonista maschile si inventa che la tipa che lo lasciò è ancora lì alle prese con i postumi della storia e lui giunge sul cavallo bianco rispolverato e imbolsito per toglierla dall'impaccio. E dirle che, fatti i dovuti conti, è il caso di ricominciare. Il tutto con la voce deboluccia di Goran Edman. Ma come? T'ha lasciato quando eri Mark Boals e ti riprende come Goran Edman? Non credo proprio. Ci vorrebbe semmai un Pappalardo a declamare un convincente invito al “Ricominciamo”...
Ancora una volta per rendere sensata questa ipotesi di recupero il nostro protagonista maschile si inventa che la tipa che lo lasciò è ancora lì alle prese con i postumi della storia e lui giunge sul cavallo bianco rispolverato e imbolsito per toglierla dall'impaccio. E dirle che, fatti i dovuti conti, è il caso di ricominciare. Il tutto con la voce deboluccia di Goran Edman. Ma come? T'ha lasciato quando eri Mark Boals e ti riprende come Goran Edman? Non credo proprio. Ci vorrebbe semmai un Pappalardo a declamare un convincente invito al “Ricominciamo”...
E' proprio in questa fase che però il maschio ferito proto-stalker è pericoloso: quando torna con delle proposte di conciliazione, dietro cui ci sta tutto l'odio tamarro mai sepolto.
Malmsteen compirà poi un
sacrilegio usando l'”Aria sulla IV corda” come motivetto per il
ritornello ripetuto fino allo sfinimento di “Prisoner of our Love”,
altro scampolo di romanticismo in salsa barocca. Ma quelle che
preferiamo sono queste canzoni sentite, sofferte e ahimé
realistiche, perché la psicologia del maschio è esattamente
contenuta entro questi limiti: nessuna accettazione della fine e
idea che se mi hai lasciato, si può sempre ricominciare.
Siamo così: ottusi e fieri.
Siamo così: ottusi e fieri.