Da qui si inizia a fare sul serio. Negli anni '80 si riusciva a conciliare l'approccio “patinato” e “cotonato” e le atrocità più gratuite. La censura televisiva c'era e non c'era, soprattutto nelle fasce serali. I soldi aumentavano ma la società non si calmava, anzi sembrava volersi comprare la distruzione, sviluppare “l'appetito per la distruzione”, come lo chiameranno i Guns and Roses.
Lo Street rock vide ancor prima di loro un altro gruppo dominare in quel di Los Angeles, ovvero i Motley Crue, che univano varie suggestioni del metal.
I Motley Crue cavalcarono il maschilismo più bieco vestendosi da checche.
La cosa quindi aveva tutti i crismi per non funzionare, eppure Tommy Lee s'è trombato (va beh anche sposato) Pamela Anderson. La cosa non è prova di virilità alcuna, è tutto un problema della Anderson, che prima di Lee era sposata con niente di meno che Bret Michaels dei Poison, l'uomo che fa stringere le chiappe a tutti i metallari maschi dopo il primo acuto.
I Motley Crue scrissero un ottimo disco sulla decadenza del mondo occidentale, in particolare di Los Angeles, che dedicarono alle donne, o meglio alla sigla che indicava i club con gli striptease “Girls Girls Girls”. La loro donna ideale è “gambe lunghe, labbra rosso fuoco (rosso “borgogna” per essere precisi), unghioni lunghi”. A proposito delle scorribande con le mignotte dei locali, i nostri commentano “i nomi chi se li ricorda, ma il sentimento ti resta dentro”. Mi viene in mente lo stesso concetto in contesto totalmente diverso, un'intervista sportiva all'allenatore di calcio Renzo Ulivieri che criticava l'espressione del giornalista “calcio intenso” usata per descrivere l'ultima prestazione: “Calcio intenso, ma dai....Intensi – ascolta – intensi sono i sentimenti..... quando trombi una....”.
Insomma erano una band ad alto tasso trombereccio. Basti pensare che Mick Mars, l'uomo meno espressivo del pianeta, trombava con una delle coriste del tour di "Girls Girls Girls" e guardatevi il video di “Wild Side” per capire di cosa sto parlando...
I Motley Crue scrissero canzoni d'amore, ma l'unica geniale fu "You're all I need".
Il tema è il seguente: non è che siccome io vado a mignotte e magari è in un club che ti ho conosciuto, non è che per questo è ammissibile che tu mi lasci o che tu possa avere un altro.
Si ritorna al concetto di fondo: “se mi lasci non vale”.
Si narra che Nikki Sixx avesse scoperto una tresca tra la sua donna e un attore-cantante, autore di un brano intitolato appunto “All I need” e rispose con un certo stile, come poi avrebbe fatto anche Eminem con “Kim”, vagheggiando di un tragico femminicidio. Il punto geniale fu quello di comporre una canzone strappalacrime, autenticamente struggente, per poi schiaffarci un testo iperbolico e dargli quindi un tono sarcastico. Il video fu bandito, chissà poi perché visto che non è particolarmente cruento, forse proprio per il testo che lo accompagnava.
“La lama del mio coltello, rivolta lontano dal tuo cuore
in quelle poche ultime notti
Si è girata e ti ha tagliato a pezzi
Quest'amore che racconto, ora è solo più che mai
dentro questa cella dalle pareti imbottite”
Se siete rimasti seri probabilmente ormai pensate che una canzone debba insegnare come si vive, indicare cosa è giusto, come nella peggiore routine di molti rapper italiani ad esempio, anziché descrivere la realtà per quel che è, tirando fuori la semplicità dell'assurdo, anziché lasciare la solita domanda “come è stato possibile ?”.
L'amore è una lama puntata altrove, questo è l'amore. La morte c'è già, è lì sulla punta del coltello, ma è puntata altrove. Da dove venga fuori quindi il potenziale omicida di un amore frustrato è domanda che si risponde da sé: dal coltello con la punta già sguainata.
Insomma non come diceva Little Tony: "La spada è nel cuore e ci resterà", ma l'elsa è nel cuore, che rivolgerà la punta lontano o verso l'amata.
“Quante volte ho detto che saresti stata solo mia
Ti ho dato lacrime e sangue, ti ho amato come si ama il veleno
Quando mi hai preso le labbra, io ti ho respirato in me
Qualche volta l'amore sta meglio morto stecchito”
Se siete ancora seri dopo la seconda strofa avete dei problemi. L'amore, nella visione estrema di chi commette un delitto passionale, se non può essere è meglio che esista ma morto. Non che cessi di esistere, che esista morto e per questo l'atto dell'omicidio prevale sull'idea di lasciar perdere.
“Sei tutto ciò di cui ho bisogno, voglio che tu sia solo mia
Ti amavo, oh sì, così ho dovuto lasciarti andare
E ho dovuto prenderti la vita
Sei tutto ciò di cui ho bisogno, di cui ho bisogno
E ti amavo così tanto, ma tu invece non mi amavi”
Lasciarti andare, se non si fosse capito, è il compromesso di chi non ammette la fine: tu fai finire la nostra storia, allora mi costringi a prenderti la vita. Se non te la prendo, il nostro amore è finito. Se te la prendo, sopravvive nella dannazione eterna, nella tragedia, ma sopravvive.
“Giaci fredda, ora siamo entrambi soli
Ma ucciderti mi ha aiutato a tenerti a casa
Certo deve sembrare terribile
E del resto l'amore può essere triste
Ma finalmente abbiamo fatto notizia”
Questa icastica affermazione, specie se sovrapposta alle immagini del video, richiama poi alla dimensione televisiva delle tragedie passionali, in cui si esiste perché si è in tv, e quindi, lontana da essere un deterrente, l'attenzione dei media diventa una specie di amplificatore che incentiva il senso di un gesto di per sé “plateale”. Qui il tutto è giocato sul filo del sarcasmo.
“Parevi sorridere lì legata, pensavo tu fossi felice
Non aprivi gli occhi, pensavo tu stessi riposando
Ho così tanto da imparare sull'amore in questo mondo
Ma finalmente abbiamo fatto notizia”
“Ti amavo così tanto...che ti ho messo a dormire”
Perfino la possibile autocritica (l'assassino è un immaturo che deve ancora capire cos'è l'amore) è disintegrata dal sarcasmo di “però abbiamo fatto notizia”. La stessa intuizione, della complicità tra spettatori e attori nella televisione del dolore, fu poi sviluppata in "Natural Born Killers" di Oliver Stone.
Ci sarà alla fine una via di mezzo tra le reazioni senza palle delle posizioni inferiori della classifica e la tragedia delle reazioni violente? Può darsi, ma l'uomo ancora non le conosce e viaggia sempre sul filo della reazione all'intollerabile, cioè la fine della storia d'amore.
Il sarcasmo aiuta a capire di più, se non altro.