“O Critone, noi siamo debitori di
un gallo ad Asclepio: dateglielo e non dimenticatevene!”
Come sapranno molti di
voi, questa citazione riporta le celebri ultime parole di Socrate prima di
morire, ma hanno sempre rappresentato per me un mistero. Forse Socrate non
voleva semplicemente lasciare debiti, forse affrontava la morte in modo
interlocutorio, forse la cicuta aveva fatto un effetto tale da rincoglionirlo,
ma a me è sempre restato un dubbio interpretativo.
Chissà nel Metal quanti personaggi famosi stanno studiando la loro ultima frase, anche perché le numerosi morti illustri che stanno coinvolgendo il mondo estremo, spinge tanti artisti a fare gli scongiuri e a prepararsi per il trapasso.
Quando arriveremo sul punto di morte, le ultime parole da pronunciare dovranno essere ricordate per sempre o sarebbe più opportuno morire in silenzio?
Alcuni prenderanno le orme di Karl Marx che, stimolato dalla cameriera nel lasciare una frase storica ai posteri, rispose: “Vai fuori di qui! Le ultime parole vanno bene per gli sciocchi che non hanno detto abbastanza in vita”, e questa è una reazione che immaginerei anche per Tom Araya.
Altri artisti invece sarebbero d’accordo con la visione dello scrittore Mark Twain che, a tal proposito, sottolinea come un uomo illustre dovrebbe far attenzione alle sue ultime parole... scriversele su un pezzo di carta e farle giudicare dai suoi amici. Certo non dovrebbe lasciare una cosa del genere all'ultima ora della sua vita.
E allora immagino Ozzy specchiarsi ogni mattina e provare: “Oscurità”, “Nero prendimi per sempre”, anche se in realtà credo che Osbourne se ne andrà solo con un ghigno davanti ai fotografi accorsi nella sua villa per l’occasione.
Magari Glen Benton potrebbe studiare un’uscita scenografica da questo mondo con qualche blasfemia, ma anche Trey Azagthoth potrebbe evocare tutti i suoi demoni in punto di morte.
Jon Oliva, che ha convissuto con il dolore, invece punterebbe ad un semplice: “Mi portate un’altra coscia di pollo arrosto?...”; mentre Alex Staropoli chiuderebbe secondo me la sua vita con un lapidario richiamo a Turilli: “Luca?”.
Altri affideranno invece le ultime parole famose al loro personaggio preferito, come in "Blade Runner" si registra la celebre conclusione: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”. Allo stesso modo Arjen Lucassen starà cercando di comporre la strofa per la sua dipartita, interpretata ovviamente da sei cantanti diversi, magari durante un funerale dove la tomba sarà a forma di navicella spaziale.
Una cosa è certa: c’è Maynard James Keenan che è ancora in dubbio, prova mille frasi ma non è mai convinto, è titubante, annuncia di averla trovata, ma poi ritratta e forse, ma solo forse, uscirà prima il prossimo album dei Tool....