Il
Qatar è un paese formato in rapporto 1:1 da nativi e immigrati da altri paesi,
ragion per cui anche qui come in altri emirati la scena non può dirsi
espressione di una realtà locale o autoctona, quanto piuttosto un crocevia.
Nel raccogliere
notizie su gruppi e gruppuscoli, trovo su un sito Qatariano un'intervista a
tali Shogun,
dalla lunghezza che da noi neanche gli Iron Maiden. Gli Shogun ci
raccontano ogni dettaglio della loro genesi, per poi tagliarmi le gambe con una
verità che prende corpo pian piano e inesorabilmente: trattasi semplicemente di
una cover band. Capisco che diffondere il metal in Qatar possa essere
meritorio, io però proporrei almeno qualche secondo di musica originale.
Naturalmente si fa per dire, e invece c'è chi quel ”qualche secondo” lo potrebbe intendere alla lettera.
Così fanno i Detonation Theory, che tramite un loro canale youtube inseriscono alcuni video, tra cui ad esempio uno spezzone live di 22 secondi, che evidentemente ritengono essenziale. C'è anche un bellissimo video sullo stile di "Nothing Else Matters", con foto e riprese di vita vissuta, in chiave decisamente ironica: il gruppo che suona con chitarre giocattolo dentro un negozio, una ripresa di una partita a ping pong anarchica in una sala giochi etc. Thrash con growl di buona fattura, con interventi solistici di sapore ottantiano. Poiché alcuni brani sono dichiaratamente cover, non giurerei che non lo siano tutte. Parrebbe originale “In death is my final part”, inclusa in una compilation, questa invece più “novantiana” stilisticamente. Il gruppo parrebbe ormai sciolto, a giudicare dalla pagina Facebook che carica spezzoni live ma con frasi nostalgiche del tipo “bei tempi andati”. Il migliore è uno dei primi video, in cui il frontman sembra avere scambiato il palco per una rete elastica.
Naturalmente si fa per dire, e invece c'è chi quel ”qualche secondo” lo potrebbe intendere alla lettera.
Così fanno i Detonation Theory, che tramite un loro canale youtube inseriscono alcuni video, tra cui ad esempio uno spezzone live di 22 secondi, che evidentemente ritengono essenziale. C'è anche un bellissimo video sullo stile di "Nothing Else Matters", con foto e riprese di vita vissuta, in chiave decisamente ironica: il gruppo che suona con chitarre giocattolo dentro un negozio, una ripresa di una partita a ping pong anarchica in una sala giochi etc. Thrash con growl di buona fattura, con interventi solistici di sapore ottantiano. Poiché alcuni brani sono dichiaratamente cover, non giurerei che non lo siano tutte. Parrebbe originale “In death is my final part”, inclusa in una compilation, questa invece più “novantiana” stilisticamente. Il gruppo parrebbe ormai sciolto, a giudicare dalla pagina Facebook che carica spezzoni live ma con frasi nostalgiche del tipo “bei tempi andati”. Il migliore è uno dei primi video, in cui il frontman sembra avere scambiato il palco per una rete elastica.
Ma il Qatar è soprattutto patria di Naser Mestahiri, presente su wikipedia sia come voce individuale che nella voce “musica del Qatar”. Il primo musicista “rock” del Qatar opera sia con il proprio nome, e battezzando con tale nome il proprio EP d'esordio, sia come condottiero di un gruppo dal nome tipicamente arabo: i Legionari di Asgard. Capirete che le premesse non sono ottime, e invece ci ritroviamo di fronte ad un musicista (peraltro di origini pakistano-giordane) che propone un hard rock coinvolgente, con le chitarre che si pavoneggiano così come nello stile di transizione tra hard rock e metal rock. Si può trovare “Animal” in rete, tratta dal primo album “1987”, anno di nascita di Naser.
In conclusione, ci troviamo nell'emirato in cui la scena metal è meno impostata, e procediamo quindi rapidamente verso il Kuwait.