Nel lontano 1999 un ragazzino finlandese appena 18enne, natio di Tampere, provò a sfondare nell’allora fiorente scena goth metal con la sua band, i Wolfpack (nome orribile), autoproducendo un EP di 25’ dal titolo programmatico: “Kaiho”, (in finnico, Languore). Immancabile la presenza della voce femminile a dare al tutto un’aura di decadenza gotico-erotica. Niente da fare: i Wolfpack durarono un battito di ciglia.
Quel ragazzino, Jussi-Pekka Ahonen, è cresciuto e ha
deciso di cambiare “mestiere”: messi in soffitta basso, chitarra e tastiere (eh
si, il Nostro era un polistrumentista, mica pizza&fichi), si è dato al
disegno, diventando vignettista e creando “Belzebubs”, una serie di strisce di
fumetti che hanno per oggetto le vicende surreali e grottesche di uno
stravagante gruppo black metal, i Belzebubs, appunto.
Sløth alla chitarra (leader
carismatico della band), Hubbath voce
e basso, Samaël
alla batteria e Obesyx alla
chitarra solista. Sono questi i quattro musicisti inventati da Ahonen,
ispirandosi evidentemente a musicisti reali del mondo black degli anni ‘90 (a
partire da Abbath, come si può facilmente dedurre). Non accontentandosi,
Jussi-Pekka ha contornato Sløth, il personaggio principale, da altre simpatiche figure: Lucyfer, la sua compagna; Lilith e Leviathan, i loro
figli; e persino Chtulu, la suocera (sic!), creando una sit-com di stampo dark-satanico che scade volutamente nel ridicolo,
andando a sublimare, smitizzandolo, tutto il movimento Black.
Belzebubs è basato su episodi
brevissimi, (di solito 3 o 4 tavole per episodio), sul solco delle mitiche
strisce di Andy Capp e Flo (i nostri Carlo e Alice della Settimana
Enigmistica), in cui la band, attraverso battute e giochi di parole a volte geniali, viene descritta nel suo quotidiano tran tran, musicale e famigliare. Da
un lato, le canoniche dinamiche coniugal-filiali; dall’altra le vicissitudini
collegate alle destabilizzazioni della line-up, i litigi tra i diversi membri
(tutti con personalità molto diverse tra loro), e gli sforzi per produrre un benedetto disco. In entrambi i contesti cercando, per la verità con poco successo, di
non perdere mai la vena oscura e malevola che un vero blackster dovrebbe sempre
avere (in una dichiarazione d’amore per il suo Slöth, Lucyfer con lo sguardo “a
cuoricino” dichiara: I suoi occhi mi hanno accesa come l’eterna fiamma del
Gehenna!).
Dopo 3 anni di pubblicazioni Facebook,
il fenomeno è passato su carta e persino in italia quelli della Edizioni BD, specializzata proprio in
fumetti, hanno raccolto le strisce web di Ahonen per realizzare un volume di un
centinaio di pagine.
Ricordando, in primis ad Ahonen,
che l’ironia nel metal, in questo caso macchiettistica, è sempre un tema
scivoloso (soprattutto se proviene da un outsider che quell’ambiente non l’ha
vissuto appieno), la nostra attenzione passa al fenomeno parallelo al fumetto,
e cioè la band/non-band omonima. Scrivo non-band perchè la line-up non
si sa da chi sia composta; a parte il cantante, Niilo Sevänen,
cioè il frontman dei finlandesi Insomnium, il resto dei componenti riprende il
nome dei personaggi dei fumetti. Quindi: finlandese l’autore della webcomic,
finlandese il singer…potremmo pensare che la band sia finlandese, ma tutto è
avvolto volutamente dal mistero! La Century
Media, dopo aver apprezzato un loro singolo del 2018 (“Blackened call”) ha
fiutato l’affare e li ha messi sotto contratto per tre full lenght in studio;
il primo di questi, “Pantheon of the
Nightside Gods”, è uscito quest’anno a fine aprile.
Metal Mirror non poteva esimersi
dall’ascoltarlo e quello che ne è risultato sono stati 62’ di piacevole extreme
metal che di black in senso stretto, per la verità, non ha moltissimo (qualche
sparata in blast beat e l’ottimo screaming di Sevänen). Trattasi in realtà dell’ormai-diventato-canonico
metal onnivoro, in cui troviamo un po' di tutto: dal black sinfonico al melo-death, dall’heavy all'ambient orchestrale fino a quel progressive estremo che va tanto per la maggiore in quest'ultimo decennio. Insomma, il sound dei Nostri
centrifuga, in modo composto e professionale (pur senza particolare originalità),
gran parte del metal scandinavo (e non) degli ultimi 25 anni (Cradle of Filth, Emperor,
Covenant, Dimmu Borgir, gli Immortal più illuminati e, ovviamente, tutti quei
gruppi finlandesi che si sono cimentati in sonorità di questo genere, Insomnium
compresi).
Quello che “stona” è il fatto che
non c’è alcuna correlazione tra il fumetto (ironico e dissacrante il mondo
metal e la sua iconografia) e la musica, professionale e lontana da
qualsivoglia giocosità o leggerezza.
A fare da trait d’union tra fumetto
e musica, ci sono però i video dei singoli estratti. Proprio in “Blackened Call”,
ad esempio, i Nostri, nottetempo e in una radura di un bosco, ci danno dentro
coi loro strumenti, e al contempo inscenano impiccagioni di nude bamboline
gonfiabili e roghi di pupazzi angelici; senza risparmiarci la loro vena
piromane, con tanto di lanciafiamme, a carbonizzare persino dei cavallini a
dondolo…verranno “schiumati” a fine canzone da Lucyfer,
preoccupata, da buona donna di casa, che il “giochetto” non provochi seri danni
a cose&persone.
Il video di “Cathedrals of
mourning” (splendida opener di PotNG) invece, parte più serioso. Epicamente
serioso. I Nostri si ritrovano sul versante di una montagna innevata, suonano a
tutta facendo headbanging e a ¾ di canzone Sløth si inerpica fino al
pinnacolo del monte, mentre infuria una bufera di neve, per esibirsi in un
ottimo assolo. A quel punto, tutto finisce in vacca…al termine dell’assolo, Sløth
cade di sotto e finisce per provocare una slavina che travolge il resto dei
componenti. Mentre scivolano a valle su di un lastrone di ghiaccio (continuando
imperterriti a suonare), vanno a sbattere proprio sulla cattedrale del titolo
per poi uscirne fantozzianamente dentro un’enorme palla di neve. La gag
coinvolgerà anche il povero Samaël, il batterista, che prova a fuggire
su un piatto del drum-kit usando le bacchette come racchette da sci…dopo aver
travolto ignari vacanzieri sulle piste, la palla, raggiunte proporzioni
elefantiache, si abbatterà su un cottage-ristorante, distruggendolo.
Che dire? Consigliamo senza riserve l’ascolto
del disco che, seppur lontano dall’interesse innovativo di produzioni post-
black moderne dei gruppi più avanguardisti del genere (da Ihsahn ai Wolves in
the Throne Room; dagli Agalloch agli Enslaved), rimane molto piacevole, vario e
tutto sommato ispirato nelle soluzioni armoniche e melodiche.
E caldeggiamo anche le comic
strips di Ahonen che ci hanno strappato più di un sorriso, pur non riuscendo a
capire se le sue intenzioni siano state di derisione e smitizzazione di tutto
un movimento, oppure di una sua celebrazione attraverso un’ironia che vorrebbe
mettere in risalto il lato umano, semplice e quotidiano, di musicisti che, ai
loro tempi, sono stati straordinari sia da un punto di vista artistico che da
quello…comportamentale!
Ognuno interpreti secondo la propria sensibilità...
A cura di Morningrise