Alla fine parliamo un po'
in positivo di Mercyful Fate, che abbiamo ingiustamente bistrattato solo per le ultime produzioni e per alcuni brani indisponenti di una
infelice raccolta di inediti minori.
E invece i Mercyful hanno
anche il pregio di proporre un metal "satanico" secondo uno stile
opposto sia a quello dei Venom, sia a quello “allusivo” di tutto
il pre-metal settantiano e delle sue propaggini.
Mi spiego: i Venom
sono sopra le righe, casinisti, frontali e di poco spessore, come un
carro armato di cartongesso. Il loro satanismo è una provocazione
volutamente non credibile in termini letterali, che vale come
provocazione ribellistica. I Black Sabbath invece sono il contrario:
fanno intendere, hanno un rapporto con l'occulto più che con il
satanismo. Nell'occulto ci sta il satanismo, volendo, ma insieme a
tutto il resto, e non occorre neanche dichiararsi “adepti” o
aderenti ad una ideologia, poiché va anche contro l'approccio aperto
e versatile dei '70, in cui si esplora e si sperimenta, senza bisogno
(e anzi rifuggendo), l'identificazione unica e prevalente. Ozzy e
Iommi non sono “satanisti”, flirtano con le suggestioni
sataniche, lasciano intendere, “potrebbero” avere qualcosa a che
fare, ma in fondo non calcano troppo la mano, parlano poi d'altro
nella maggior parte dei loro testi.
I Mercyful, per bocca del
loro frontman King Diamond, parlano apertamente di satanismo ma con
la calma e la classe del metal melodico, progressivo. Ne parlano in
maniera sorniona, e seria allo stesso tempo. Sorniona perché un
testo come “Black Masses” è chiaramente grottesco, come a tratti
quello di "Evil". Seria perché King non batte ciglio, e recita con
immedesimazione attoriale, inquietante anche i passaggi comici. Il
taglio ridicolizzante va quindi di pari passo con l'orrorifico, che
in alcuni brani poi prevale. King gigioneggia, cambia voce, fa tutte
le parti, ma non si toglie mai la maschera. Ti dice le cose serie e
le battute con la stessa faccia, come un mostro maestro, che non
vuole né farti completamente paura, né sta scherzando però.
Questo approccio al
satanismo risente molto della matrice ideologica di King, che è il
satanismo laveyano. Per intenderci (ne abbiamo già parlato) LaVey
contrappone ad una chiesa che ritiene un “baraccone” un
controbaraccone satanico, una messa nera in cui tutto è capovolto, e
addirittura ci si può vestire in foggia animale, così da esaltare
il contrario di quella che è la presunta spiritualità cristiana,
ovvero la natura nella sua espressione libera e selvaggia. Una
liturgia che è contemporaneamente un luna-park e un tempio. Va
detto che, come dottrina, il limite del satanismo laveyano è proprio
quello di rimanere troppo legato all'aspetto liturgico, quasi si
attribuisse una importanza ontologica a nomi, gesti, costumi e
amuleti. E' chiaro che come spettacolo la liturgia funziona perché
finisce lì, è una pantomima. La cosa difficile, semmai, è
rappresentare un'ideologia per musica e parole, perché specialmente
in questo caso si tratta di una ideologia negativa, cioè del rifiuto
di alcune regole. Il satanismo laveyano è lo “smascheramento”
del cristianesimo come dottrina incoerente, contronatura, e
soprattutto strumentale al potere, al vizio del suo clero.
Il
satanismo come smascheramento della bugia e della superstizione
caratterizza tutto il filone “nero” del metal fino all'avvento
del black metal.
"Satan's Fall", il
brano-idra dai 16 riff, è un esempio compiuto di metal laveyano. Il
mondo di King. Si parte con l'immagine di un trotto di uomini che
procedono verso un luogo misterioso in gruppo, portando “il sangue
di un nuovo nato”, con la fretta di celebrare un rito. Se non
faranno in tempo, sarà la caduta di Satana. Già qui King narra in
maniera tale da far crescere la suspence: riusciranno i nostri
eroi....Ad una prima lettura parrebbe l'allusione ad un sacrificio
umano, tuttavia le metafore sessuali sono evidenti. La corsa dei
sacerdoti del male per portare al tempio il sangue novello è
descritta come fosse una corsa di spermatozoi che devono portare la
loro massa, “load”, che “deve entrare e colpire l'obiettivo
designato. Tutto intorno movimenti di pipistrelli, crani impalati, etc.
Alla fine del brano King
ammonisce: “usate i vostri occhi demoniaci, e scoprite il
travestimento_ Io non ho bisogno del vostro Dio”. Non si tratta
quindi di un sacrificio umano, forse, ma di qualcosa di più
semplice. Il sangue del nuovo nato è proprio il sangue che ricopre
un neonato appena estratto dall'utero, segno della sua vitalità e
della sua umanità. Una nascita che rinnova il ciclo vitale e che scongiura la morte di Satana, cioè il trionfo di una nascita "non vitale", cioè verginale.
L'accostamento tra il
seme e la nuova creatura, simbolo di come l'istinto verso la copulazione muova la vita, è la natalità satanica. Se non si fa in
tempo, non ci sarà una nuova vita e Satana morirà, perché Satana è
la vita. Dopo il compimento del rito, i sacerdoti si ritirano nella
terra dell'aldilà, dove prendono le sembianze perfette del demoniaco
(Lo Stige, Caronte, il Castello del Male).
Ma quale sarebbe quindi la
verità satanica simboleggiata dal rito? Il rito celebra il
rinnovarsi della vita umana, a partire dal sangue che è speso per
nascere, e in cui si converte alchemicamente il seme. Il piacere
produce vita, e per creare nuova vita non occorre sforzo, sacrificio,
ma seguire il proprio istinto. Che bisogno c'è quindi di tutto
questo capovolgimento, se poi si arriva a glorificare la vita e il
dar vita? Perché il dar vita è – nella dinamica cristiana –
amore verso Dio e comporta privazione in attesa di condizioni che
possano santificare l'evento, ovvero risulta da morigeratezza. Invece
nel satanismo l'istinto cerca il piacere, ma allo stesso tempo
produce vita, in un ciclo propulsivo senza fine, positivo, spontaneo.
La vita celebrata dal Vangelo è una vita senza sperma e senza
sangue: Maria non rimane incinta per vie normali, e non partorisce
per vie normali, rimanendo vergine in entrambi i sensi. Il figlio
dell'uomo è invece nato da sperma e coperto di sangue, i due segni
di vita che si trasforma (crescendo nel corpo della madre e poi
staccandosi da esso). Finché un figlio nascerà così, l'uomo non
morirà, finché la vita sarà il prodotto di materia sotto pulsione,
e si manifesterà come sofferenza sotto pulsione. La vita come “dono”
(in primis il dono della maternità “bianca” a Maria) è un
principio di sterilità umana, un debito di vita che gli uomini
devono ripagare a vuoto con la loro. Dove non c'è sperma e sangue,
non c'è amore, secondo la dottrina della natura.
L'amore, in quest'ottica,
è l'amore per sé che, paradossalmente, produce anche amore per gli
altri e nuova vita. Non l'abnegazione per l'altro con l'attesa di
gratitudine, ma l'interesse verso la propria realizzazione che allo
stesso tempo si porta dietro anche forza per amare e per svolgere
funzioni sociali. La frase chiave, sospesa nel vuoto di un
ragionamento che è lasciato all'immaginazione è: Innocent
lovers, it's a lie....”. Essa segna un cambio di movimento
interno al brano, da un assolo ad un nuovo momento chitarristico, più
lento e sognante.
Ma chi sono questi “amanti ingenui”? Sono
coloro che pensano che l'amore sia quello che dai al Signore, e che
ti tornerà indietro in qualche modo, senza che tu ovviamente sia lì
ad esigerlo. Ebbene, chi dona se stesso convinto che l'altruismo sia
la chiave, sappia che è una bugia...E non è un rimprovero, è un
triste passaggio. Il divenire maliziosi attraverso il tradimento del
falso altruismo è visto con benevolenza, tutto sommato. E' una bugia
Dio, ma è una bugia anche Satana. Algebricamente, tolto Dio, il
“meno” di Satana diventa un più, cosicché il satanismo si svela
per quel che è: non una filosofia dedita scioccamente a contrastare
Dio perché in concorrenza con il suo potere, ma un'affermazione del
mondo fuori, prima e a prescindere da Dio.
In "Satan's Fall" la figura
(inesistente) di Satana, che corrisponde all'individuo, prima compare
minacciosa, poi si svela, ammonisce e poi si nasconde nuovamente
negli stereotipi della figura demoniaca. Un passaggio, e chi ha
voluto capire ha capito.
Va detto che la questione
dell'amore rimane irrisolta: se è vero che la legge della volontà
“fare ciò che la volontà indica” (fa ciò che vuoi) è
realizzazione di sé e produce conseguenze costruttive, può produrne
anche di distruttive, come mezzo o come fine, perché mentiremmo se
dicessimo che l'uomo è un “buon selvaggio” che diviene cattivo
per effetto di cattivi maestri.
La parte cattiva dell'uomo anche per
il Satanismo è un tasto dolente. LaVey vorrebbe liquidarla dicendo
che la libertà satanica si realizza nel rispetto (naturale) della
dignità dell'altro, ma è un'affermazione poco chiara e “facilona”.
Resta comunque un King
che racconta con lirismo e immedesimazione notevoli una storia di
rivelazione satanica, da leggersi dopo aver tolto il velo
dell'apparenza, cioè quello sui cui sono dipinti mostri. Mentre
invece il “demone” è semplicemente il “padrone di sé”, che
si staglia minaccioso e mostruoso agli occhi di coloro che vorrebbero
neutralizzare la volontà altrui.
A cura del Dottore