Black Sabbath. Non ho imbarazzo a parlare di questa istituzione del metal, anche perché inizio il mio viaggio nel metal in un'epoca in cui già i BS non erano imprescindibili come attualità. Il mio alfa metallico erano la triade Metallica-Iron Maiden-AC/DC, miscuglio eterogeneo ma all'epoca punta dell'iceberg commerciale del metal.
Ma chi sono storicamente i BS? Il primo gruppo metal, cioè i primi che vollero fare musica fuori dal coro dell'apertura “progressiva” del rock settantiano. E' necessario precisare. Esistono filoni progressivi (lasciando perdere il significato di “progressivo” come “prog anni 70”), in cui la ricerca
I Sabbath nacquero dal magma progressive ma furono una colata che poi proseguì lungo lo stesso versante del vulcano, lungo una linea che è necessariamente “a finire”, e rientra nello spessore della roccia.
Un mio amico che amava
alla follia il prog e l'hard rock settantiano disse che, dei grandi
nomi rock pre-metal, i Sabbath erano quelli che meno trovava
interessanti. Più limitati insomma, e anche più sputtanati nel
volersi proporre come sulfurei, ammantati di un alone esoterico.
Erano anche quelli meno virtuosi in termini di tecnica, voleva
insinuare. E qui iniziarono a incuriosirmi, ma feci un errore
filologico che poi risultò essere la chiave della mia visione dei
Sabbath: non iniziai con i dischi originali, ma con il live di Ozzy
“Speak of the devil”, composto interamente da brani dei
Sabbath su cui manteneva dei diritti. Perché Ozzy col pipistrello in
bocca ispirava fiducia, professionalità; quei tipi dalle copertine
talora psichedeliche, una addirittura obbrobriosa con uno in
calzamaglia rossa, erano decisamente sospetti. E se quel disco è
(come è) uno dei dischi migliori che abbia ascoltato, allora però
di preciso a che serviva Tony Iommi? Perché se esiste una
continuità legata al nome BS è la sua, e non quella della
formazione originale, che copre solo i primi anni, non importa se i
più gloriosi o originali. In altre parole, l'essenza dei BS come si
definisce al netto di Ozzy, e in base a questo che senso si può dare
a “13”? E' una re-union dei Sabbath, e buttiamo via
tutto quello che sta nel mezzo, o è una reunion del nucleo
storico?
Per capire meglio Iommi mi convinsi a prendere i dischi nuovi, ovvero “Headless Cross”
e “Tyr”, trainato da un brano di apertura dal riff
accattivante con tanto di video. Se volete subito spiegare la
differenza tra hard rock e metal, basta far sentire l'orrido riff di "Smoke on the Water" dei Deep Purple accanto a quello
sinistro di "Headless Cross". Semplici, scarni, vibranti,
carichi, ma due mondi diversi (progressivo contro regressivo). Sia
quel disco che il successivo ("Tyr"), con Tony Martin alla voce,
sono bei lavori che però identifico molto con lo stile vocale e
compositivo, allineato con un metal classico generico, power-epic.
Bene, pensai, ora conosco anche Tony Martin, ma resta lo stesso
problema: Iommi chi diavolo è? Similitudini tra quei dischi e
quelli di Ozzy non emergono, non escludo che analizzando il
pentagramma salti fuori qualcosa, certamente non un marchio di
fabbrica evidente.
Però, pensai, facciamo
la prova finale. Ascoltiamo questo “Heaven and hell” che
tutti osannano. Metal classico, per me niente di sensazionale, ma il
problema è forse un altro, e l'ho scoperto riascoltandolo per
l'occasione. E' molto più godibile se si fa finta che sia un disco
di RJ Dio. Se ti sintonizzi mentalmente su “Holy Diver”
il disco prende subito forma, mentre se ti sintonizzi sui BS no.
E allora ecco la
rivelazione... Iommi è un camaleonte, è tutt'altro che una costante
riconoscibile attraverso epoche diverse tra di loro. Il fatto è che
siamo troppo abituati al recensore medio, che si aggrappa troppo a
queste certezze verosimili, e poi ci si trova in confusione.
L'inconfondibile marchio dei Sabbath, la firma dei Sabbath sui riff,
e segate del genere.
Iommi è un metal-nauta, prende le forme della creatura del momento. Se volete ascoltare qualcosa che somigli ai BS del periodo Ozzy, ci sono alcuni cloni di quel suono, tipo i Count Raven, oltre che Ozzy stesso, lui veramente uguale a se stesso, come una maledizione.
La maledizione di Iommi è
un'altra, e in questo sta il vero connotato sulfureo dei BS: scompare
dietro ogni maschera. Ed è un bene, visto che più passa il tempo e
più somiglia a un incrocio tra un picciotto dei Corleone e Joe
Spinell in “Maniac”.
Si dice che il diavolo,
nella sua vera essenza, sia colui che non ti fa sospettare della sua
esistenza, e anzi ti convince che non esiste. Se è così, Iommi ne è
l'incarnazione perfetta. Tutto quello che fa e che determina è
innegabile, eppure sono qui a scrivere che non mi capacito che sia
proprio opera sua, visto che ogni volta pare un'identità diversa. E
non parliamo di uno sperimentalista, che cambia genere ma rimane
identificabile in ogni sua declinazione. Il reciproco: parliamo di
uno che si fossilizza sul metal, eppure non è mai uguale a se
stesso. Iommi si annulla per noi, prende su di sé i nostri peccati e
li annulla. Sacrifica il suo protagonismo, e solo quello potrà fare,
come un ciclope musicale che ha un campo visivo limitato, ma di
quello è padrone per sempre. E' in sé una sintesi di un angelo e di
un demone. Niente di sulfureo, quindi, forse di esoterico.
Vero che Iommi fu colui
che, per riprendere l'inquadramento iniziale, deviò dal sentiero
rock/progressive per regredire e rallentare, in barba ad ogni regola
fino ad allora conosciuta. Un angelo ribelle che imboccò
artisticamente una via della mano sinistra e si spostò in
una terra brulla e inesplorata, oltre che ritenuta “inferiore”,
il metal. Fin qui una figura demoniaca, luciferina, che ha in sé
anche il sacrificio e la grandezza di un martire costruttivo però.
Come è noto Iommi perse due falangi della destra, il che gli rese
impossibile stringere lo strumento e premere sulle corde, a meno di
non servirsi di protesi gommose e, se le dita non andavano verso la
chitarra, a portare la chitarra verso le dita, rendendola più
arrendevole alla pressione. Iommi quindi impose il proprio handicap
delle falangi amputate alla chitarra, variandone l'impostazione per
poterla ancora comandare. Le falangi fantasma divennero un suono
nuovo, un po' per necessità e un po' per inclinazione.
Artisticamente centrale, ma altruista, che suona per far spiccare i
solisti.
Quando è che questo nodo viene al pettine? Quando Iommi rimane da solo, e sopravvive con “Seventh star”, un disco accreditato ai “Black Sabbath featuring Tony Iommi”, un'espressione infelice che avrebbe dissuaso il più sprovveduto dei metallari dall'acquisto del disco. Il vero imbarazzo non avrebbe dovuto essere quello di dire che Iommi era l'unico rimasto a reggere la bandiera dei Sabbath, ma il fatto che il solo Iommi era una specie di ectoplasma, uno di quegli esseri lovecraftiani, tentacolari e amorfi che si muovono goffi ma sfuggenti nelle profondità. Il solo Iommi è un ologramma, una funzione di una variabile dipendente, che però si esprime solo rispetto al metal. Iommi = Metal elevato a n, dove n è la formazione di turno.
Iommi si realizza quando
può fare il burattinaio di altri, in questo portando a compimento
non se stesso, ma i personaggi in questione. In teoria ogni artista
metal potrebbe unirsi ai Black Sabbath e farci un disco, che poi
dovrebbe essere venduto come Black Sabbath “featuring” ….Dio,
Tony Martin, e così via. Arrivando ai giorni nostri, purtroppo non
ci configura alcuna reunion, poiché non possibile: sono i Black
Sabbath “featuring” Ozzy Osbourne. Non esiste una formazione
storica, se non cronologicamente, e sarebbe una visione limitativa
dei Sabbath, che in pratica li identificherebbe come un segmento
della carriera di Ozzy.
I Sabbath sono una serie di tonalità metal sulla pelle di Iommi, il camaleonte conservatore.
I Sabbath sono una serie di tonalità metal sulla pelle di Iommi, il camaleonte conservatore.
Cosa accadde quando Ozzy
si staccò? Accadde che divenne un artista individuale, e infatti
cominciò ad accentuare la sua vena ironica, dissacratoria rispetto
alla sua stessa aura “occulta”. Pur cantando i Sabbath, pur
componendo in maniera simile ai Sabbath, si allontanò dai Sabbath
proprio per questa acquisizione di individualità. Che è già una
progressione.
Cosa accade quando le
canzoni dei Sabbath sono suonate da altri, coverizzate? Funzionano
lo stesso, spesso anche meglio, a dimostrazione che la musica di
Iommi è riproducibile all'interno del metal, addirittura
migliorabile. Molti, a partire da Ozzy stesso, le hanno migliorate
aumentando il tasso di metal al loro interno. Mustaine coverizza "Paranoid", e diventa un brano dei Megadeth. I Sepultura rifanno "Symptom of the Universe", stesso risultato. I Venom dopo-Cronos ci
provano con "Megalomania", e fanno centro. L'unico errore nel
coverizzare i Black Sabbath può essere quello di tentare la
sperimentazione, la contaminazione. Lì Iommi non attecchisce.
Cosa dire quindi di
“13”...? .se volete sapere che volto ha Ozzy oggi, sentitevelo,
ammesso che già non vi sia venuto a noia da solo. Quanto ai Black
Sabbath e al tocco di Iommi, non lo cercate. Vi raggiungerà lui quando, nel cercare di identificarlo in un punto o nell'altro, alla
fine comincerete a dubitare che davvero esista e sia lì a suonare.
Il diavolo che vi illude della sua assenza...
Il diavolo che vi illude della sua assenza...