"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

9 set 2018

RITRATTO DI UN (NON) AUTORE: SASCHA PAETH



Che cosa hanno in comune: Avantasia, Angra, Edguy, After Forever, Shaman, Kamelot, Epica e Rhapsody of Fire? 

Il genere è il Metal sinfonico, l’approccio musicale è similare e anche le fortune discografiche, ma c’è una figura che accomuna tutte queste band e che oggi festeggia il suo quarantottesimo compleanno: Sascha Paeth
Sascha Paeth è un produttore discografico e chitarrista tedesco che ha attirato la mia attenzione come nome ricorrente nella partecipazione a dischi che ho apprezzato: da “Holy Land” degli Angra fino ai primi tre album dei Rhapsody, passando per le migliori opere della carriera dei Kamelot come “Karma” o mezza discografia di Tobias Sammet tra Edguy ed Avantasia.
Insomma è diventato uno dei migliori attori non protagonisti del power Metal sinfonico, è comparso come il prezzemolo nelle ricette migliori ed è diventato una pedina insostituibile. Insostituibile e oscura.

Come quando nello sport di squadra un allenatore si sente fenomenale perché indovina la formazione, ma al contempo trova inspiegabili alcune sconfitte. Fatica a spiegarsi alcune debacle perché le punte di diamante del gruppo erano tutte in campo, eppure qualcosa non ha funzionato, non ha funzionato perché mancava quel gregario che dava equilibrio a tutti i giocatori.
Ecco: Sascha Paeth ha la dote di bilanciare le forze in campo, come quando il grande cuoco aggiusta una ricetta scialba con un tocco di sale, così il musicista di Wolfsburg mette la dose corretta di buon senso in ogni album a cui partecipa.

Leggendo sulla sua vita si evince una figura di un ragazzo buono, non solo in apparenza, ma anche nella sostanza, appare come una persona poco dedita alla ribalta e appassionato di musica fino al midollo. Non so se conoscete quelle persone che con un sorriso vi fanno cambiare idea, ma Sascha mi sembra una di queste. Invece di discutere ed alzare la voce, il suo equilibrio ha fatto scendere Sammet dal piedistallo, ha mitigato le mire espansionistiche di Matos, ha fatto sedere davanti allo stesso mixer Turilli e Staropoli e magari ha anche giocato a Warhammer con loro per farli convergere nelle medesime opinioni.

Da dietro il mixer ha visto Roy Khan allontanarsi dai Kamelot traendo il meglio da lui in “The Black Halo”, ha percepito la bellezza della voce di Simone Simons ma non le è saltato addosso, ma ha soprattutto reso omogenea la presenza di numerosi cantanti nel progetto di Avantasia. In questo ha compiuto forse la prova più luminosa del suo equilibrio, mixando allo stesso modo la babele linguistica delle voci ospitate dal delirio di onnipotenza di Tobias Sammet.

Non nascondo che in alcuni momenti turbolenti della mia vita, la presenza di un amico come Sascha sarebbe stata utile, perché mi avrebbe fatto sfogare per poi guidarmi sulla corretta via. Il suo buon senso ha accompagnato la carriera di band importanti, ma oggi per il suo compleanno la ribalta tocca a lui e le luci lo illuminano proprio ora che starà lavorando nel suo studio nelle campagne tedesche.

All’interno dei suoi Gate Studios in Germania sono nati grandi album, ma oggi ti consegniamo simbolicamente la torta di compleanno anche s,e conoscendoti, sappiamo che sarai il primo a dividerla in mille fette per condividerla con tutti.

Auguri Sascha!