Il 28 aprile prossimo venturo "10,000 Days" compirà
undici anni. Non sono uno di quei fan che si addormentano pensando al
prossimo album dei Tool e che si svegliano al mattino con il medesimo
pensiero: per me i Tool potrebbero sciogliersi anche domani e, chissà, magari
già non esistono più, o vivono in uno stato vegetativo quale è stato l'ultimo
periodo di esistenza di Fidel Castro, tenuto in vita dalla propaganda di
regime.
Nonostante questo, mosso da curiosità intellettuale, il mio
pensiero si avvicina sovente a Keenan e soci (fra l’altro essi furono oggetto del
post “Tool: Effetto Celentano”, sul medesimo tema) ed ogni volta
mi dico: “Ma quanto cazzo ci mettono a fare ‘sto benedetto quinto album?"
Riscorro le news e senza amarezza rido delle cazzate
che ci rifilano da diversi anni a questa parte. Maynard James Keenan,
incontrato in occasione di una premiere cinematografica (perché oggi i
Tool, se li devi intervistare, li trovi ovunque - al supermercato a fare la
spesa, fuori dalla scuola materna ad aspettare l'uscita dei figli ecc. -
dappertutto, tranne che in studio di registrazione o dietro le quinte di un
palco...), Keenan, si diceva, alla domanda se un giorno i Tool potranno dare
alla luce il loro "The Wall", non nega che la cosa possa
essere realizzata in un lontano futuro (quando? Nel 3000??), ma intanto ci
ricorda che al momento la priorità è l'uscita del nuovo album. Domanda e risposta
parimenti stupide, perché è come quando vostra madre vi svegliava al mattino e
vi chiedeva, mentre eravate ancora nel dormiveglia ed un molesto fetore di
soffritto di cipolle inondava la stanza al suo ingresso, cosa volevate per cena
e se eventualmente avreste gradito le melanzane alla parmigiana. O, peggio
ancora, è come se vi avessero licenziati e vostra moglie, ancora ignara di ciò
(perché non avete avuto il coraggio di dirglielo), vi inondasse entusiasta di
domande e consigli su come spendere un patrimonio per riarredare la casa!
"Vi sembro una persona pigra?", risponde stizzito Keenan mano a mano che viene incalzato con richieste di delucidazioni sullo stato di avanzamento dei lavori per la realizzazione del fantomatico nuovo album. Già, la prossima volta che lo incontrate, magari al tabacchi o all'agenzia delle entrate, semmai chiedetegli: "Quando non uscirà l'ultimo album dei Tool?" Magari non lo offendete e forse sarà più preciso...
"Vi sembro una persona pigra?", risponde stizzito Keenan mano a mano che viene incalzato con richieste di delucidazioni sullo stato di avanzamento dei lavori per la realizzazione del fantomatico nuovo album. Già, la prossima volta che lo incontrate, magari al tabacchi o all'agenzia delle entrate, semmai chiedetegli: "Quando non uscirà l'ultimo album dei Tool?" Magari non lo offendete e forse sarà più preciso...
Adam Jones è invece il burlone della compagnia: prima
fa sapere, chiacchierando non si sa bene con chi, che l'ultimo album è pronto
al 100%, poi il giorno dopo smentisce. …Non c'è tempo per suonare, teniamo famiglia, abbiamo i figli a
cui badare...e poi ci sono state delle imprecisate cause legali che pare
abbiano fermato i lavori per otto anni: uno stress incredibile, a quanto
sembra, come se i musicisti stessi si fossero dovuti presentare ogni giorno in
tribunale, pena la sedia elettrica. Insomma, parlate di quello che volete in
casa Tool, di religione, di società, di famiglia, di spaghetti alla
carbonara, ma non accennate all'uscita del nuovo album.
Nel frattempo notizie a cazzo disseminate ad arte per
la rete. Tipo l'annuncio di ospiti più o meno prestigiosi, come Pat
Mastelotto dei King Crimson o non so quale indispensabile musicista
collaboratore "recente" dei Guns 'N' Roses (altri velocisti della pubblicazione!). Ma pensandoci bene: quanto potrà mai influire
sull'indirizzo artistico della band il contributo del percussionista del Re
Cremisi con quel portento di Danny Carey a fare il diavolo a quattro
dietro alle pelli? Quanto al secondo nome, che neppure ricordo, ogni commento o
riflessione è pura perdita di tempo.
Si capisce che è solo una strategia di comunicazione. O di non-comunicazione,
fate voi...
Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest,
qualche nota strimpellata buttata in rete, persino un breve filmato dei Nostri
in studio (addirittura!!!) denominato SmokeOnTheOrizon, che già dal nome
puzza di presa per il culo.
Nel 2015, nella loro unica apparizione dal vivo, i quattro
si presentano vestiti da Led Zeppelin (??) ed eseguono fra le altre cose
"No Quarter". Ottimo! Tutto procede, continuano a
ripeterci, lentamente ma procede. Adam Jones è entrato in studio con un
arrangiamento (nemmeno una canzone), gli altri lo seguono, ci stanno lavorando
assieme, prima l'ossatura poi il resto, l'importante è che si siano trovati
d'accordo, che abbiano trovato un terreno comune su cui iniziare a ragionare:
ognuno ha i suoi gusti, la sua sensibilità, la sua idea sul cammino da
intraprendere. Pare quasi che ogni volta che escono dallo studio, colti da
amnesia, i Nostri perdano completamente la memoria, e che nel momento in cui vi
rimettono piede, incerti, si trovino davanti a dei perfetti sconosciuti e non
sappiano bene cosa fare.
Tempo dopo verrà annunciato che ci sono idee per una ventina di canzoni. Magnifico! Ma a pensarci bene ciò significa che sono
ancora in piena fase di brainstorming: generalmente una ventina di idee
alle band normali vengono durante il tour dell'album precedente, abbozzi
che in un momento di calma verranno organizzati. Ma del resto è pur sempre un
passo avanti, non ci lamentiamo…
La cosa più interessante la dice ad un certo punto l'amico Buzz
Osbourne dei Melvins, che si "lascia scappare", dopo aver parlato con
Jones, che l'ultimo album dei Tool non prevederà canzoni inferiori ai dodici
minuti. Guarda caso di lì a poco in modo ufficioso vengono diffuse notizie su track-list
e titolo dell'album: "Decem" è il nome prescelto e pare si
tratterà addirittura di un album doppio dalla durata di due ore e mezza,
composto, in effetti, da brani lunghissimi, a confermare il gossip
del riccioluto leader dei Melvins. Peccato che poi, poco dopo, viene
tutto smentito ancora una volta!
Infine, quando anche il fan più tenace vede vacillare
la propria fede, ecco che arriva Justin Cancellor in veste di
"poliziotto buono" a sedare gli animi. Testuali parole:
"Credetemi, il nuovo album sarà fantastico, accadrà! E' nel forno, sta
cuocendo, sta cuocendo!". Ecco, ditemi voi se, a sentire queste parole,
non vi viene la voglia di buttare nel forno la discografia intera dei Tool, che
tanto è risicata e sta anche dentro il microonde.
Come è consigliabile non fare la spesa con la pancia vuota e
pochi soldi in tasca, soprattutto se ci si trova in mini-market di
infima qualità, così queste notizie non devono essere lette con gli occhi del fan
in crisi di astinenza. Perché con fiero distacco si capisce che siamo alla fiera
delle cazzate, cosa che fra l'altro non sarebbe incoerente con la
natura provocatoria e sbeffeggiatrice degli artisti in questione.
Quello che però inquieta è capire cosa vi sia veramente dietro a
tutto questo baraccone: una band che cerca di riappropriarsi dei propri spazi
per gestire al meglio il processo creativo? Carenza di idee? Snobismo di chi si
sente addosso il rango di mito vivente? Una strategia di marketing? Subdolo
sondaggio per testare i gusti del pubblico? Semplice insicurezza e paura di
tradire le aspettative? Certo è che questo stato di cose porterà
necessariamente all'innalzamento fuori misura delle aspettative stesse, cosa
che può aiutare eventualmente le vendite. Ma se i Tool volevano vendere a
questo punto avevano pubblicato almeno tre album dal 2006 ad oggi, quindi
l'ipotesi è da escludere. Il rischio semmai è quello di procedere dritti verso
i disastrosi lidi della delusione collettiva, perché più l'attesa sarà
snervante, più sarà difficile compensarla (m'immagino già l'incipit delle varie
ed eventuali recensioni: "Una attesa lunga anni finalmente giunge al
termine, possiamo dunque affermare che ne sia valsa la pena? In parte sì e in
parte no, vediamo perché..."). A meno che, tirando talmente le cose per le
lunghe, si sfinisca il pubblico in modo tale da ritrovarsi in una situazione
posta al di là del bene e del male, al di fuori
di ogni possibilità di giudizio. E direi che oramai poco ci manca.
Cerchiamo di avvicinarci al nocciolo della questione: la buona
riuscita del prossimo album dei Tool dipenderà dal "come" e non dal
"cosa", anche perché, sebbene i Nostri siano incredibilmente
cresciuti nell'arco di quattro album, alla fin fine non è che la musica di per
sé sia cambiata più di tanto. Quindi non dobbiamo aspettarci chissà quali
stravolgimenti stilistici: Keenan canterà a quella maniera, Jones a quella
maniera suonerà la chitarra e così il resto della band. Volendo fare dei
calcoli realistici, se il sound dei nostri, più che mutare
drasticamente, si è nel tempo ampliato, dilatato, inspessito, la teoria dei
brani lunghi e del doppio album risulta ragionevole. Ecco, se i Tool se ne
usciranno con un album acustico di trentacinque minuti, solo in tal caso
potremmo dire: ragazzi ci avete davvero stupito! Ma è lecito pensare che
non andrà così.
E se ci aspetta una mattonata di almeno settanta minuti, è
bene che i Nostri lavorino con ispirazione. La storia ci insegna che
l'ispirazione non è direttamente proporzionale al tempo di lavorazione di
un'opera, basta guardare alele carriere fulminanti di band come i Led Zeppelin,
i quali, per esempio, infilzarono i primi quattro clamorosi album, cambiando
per sempre il volto del rock, in soli tre anni!
Altro aspetto importante: i Tool non vivono in una
dimensione fuori dal tempo. Forse non si spaccheranno la schiena in studio di
registrazione e dal vivo, ma il tempo continua a scorrere anche per loro. E
quando li ritroveremo saranno più vecchi di almeno undici anni, se non di più.
E tutti questi anni sono tanti per chiunque, soprattutto per chi nel frattempo
ha passato il tempo a compilare i moduli di iscrizione a scuola per i propri
figli, a giocare a ping pong, o a passeggiare con il cane al parco. A voler essere
obiettivi, già l'ultimo "10,000 Days", per quanto eccezionale, ha in
parte rallentato la spinta evolutiva della band, certificando un passo laterale
piuttosto che in avanti. Certo, in esso troviamo le partiture più complesse mai
rinvenute in un album dei Tool, mentre nei testi abbiamo scoperto la vita
privata di Keenan, altra novità di quella quarta prova. Però non so quanto
un'evoluzione sul piano tecnico sia oggi ulteriormente possibile, dati i
livelli raggiunti. Mentre il concept lirico, per quanto straordinario (che
Keenan stia imparando il sanscrito?), potrà impattare fino ad un certo
punto. Insomma, già i Nostri avevano rallentato, come possiamo aspettarci il
triplo salto mortale con una zavorra di anni e di vita così imponente?
Per quanto fortemente concettuale, il loro rimane metal. E
per fare metal, del buon metal intendo, oltre alla testa servono fisico,
energia ed ispirazione. Perché dunque aspettarsi di meglio ora che sono più
vecchi e che non sembrano per niente in preda ad una straripante ed
incontenibile urgenza comunicativa? L'impressione, piuttosto, è che costoro
stiano raccogliendo le ultime gocce di ispirazione come se stessero strizzando
un cencio appena umido. Ma aspettiamo a giudicare, magari la tattica è proprio
quella di racimolare con il cucchiaino la poca materia artistica dignitosa a
disposizione ed organizzarla in un insieme dotato di senso compiuto e che sia
all’altezza della fama della band. Cosa che in fin dei conti sarebbe anche saggia...
Torniamo dunque con i piedi per terra e vediamo se nel mondo
di cazzate che i Nostri hanno edificato negli ultimi anni è possibile
rinvenire qualche elemento di verità, agendo un po' come lo psicologo che,
dalle libere associazioni emerse in seduta, trae indizi per accedere all'inconscio
del paziente. Brani lunghi, album doppio, si è detto, sono ipotesi verosimili.
Pat Mastellotto a dare una mano? E perché no? Non solo sarebbe realistico, ma
fin troppo prevedibile, in quanto l'ipotesi di un album che prosegue sulla via
dell'espansione progressiva, magari in quell'ottica tribale che la band
non ha mai disdegnato, è sicuramente fra le più accreditate. La performance
vestiti da Led Zeppelin e la riproposizione di "No Quarter" (fra
l'altro uno dei brani più oscuri, mistici e visionari della storica band
inglese), potrebbe essere un'altra indicazione importante. Del resto non
sarebbe la prima volta che una band che ha sempre guardato avanti, nella
vecchiaia, magari a corto di idee nel presente, volga lo sguardo al passato e
torni ad attingere dalla fonte dei classici. Il tirare in ballo il leader
dei Melvins, evocatore di scenari sabbathiani, e coinvolgere il tizio
dei Guns 'N' Roses, con il suo retaggio rock, corroborerebbe questa tesi. A
conti fatti, tutto fa presupporre che si tratterà del classico album dei Tool,
forse più lungo. La vera scommessa è semmai un'altra, ossia se esso sarà un
album ispirato, oppure semplicemente messo insieme con mestiere e con la
classica cura certosina in sede di arrangianto per coprire le falle di
scrittura.
Vediamo infine cosa ci suggerisce la numerologia,
branca che non oserei definire del tutto estranea al campo di azione dei
Nostri. Dunque, quinto album, quindi 5. Il numero 5 simboleggia "la
vita universale, l'individualità umana, la volontà, l'intelligenza,
l'ispirazione e la genialità". In breve: l'evoluzione verticale.
Buono a sapersi, ma procediamo oltre: se il nuovo album verrà pubblicato
quest'anno, undici è il numero di anni che lo separerà dalla release
precedente. Vediamo dunque cosa ci può raccontare il numero 11. Esso,
anzitutto, esprime una ambivalenza, introducendo la sensazione che non tutto
potrebbe essere rose e fiori: nella sua accezione positiva significa potenza,
giustizia e potere acquisito per meriti e valore; in senso negativo, paura e
decadenza morale. In generale rappresenta la via che porta alla maturità
spirituale ed alla conoscenza oltre il limite della comprensione umana ed è
associato all'intuizione ed alla apertura mentale, elevandosi a simbolo
visionario e profetico. Anche qui lo scenario si fa credibile. Finiamo questa futile
dissertazione con il numero 10, che non è altro che la somma di 2, 0, 1
e 7: 2017, l'anno
che corre e che ci auguriamo sia il teatro di questa agognata pubblicazione. Il
10 simboleggia la perfezione come anche l'annullamento di tutte le cose. E 1+0=1
illustra l'eterno ricominciare.
E con questa ultima sentenza, i nostri timori non vengono
fugati: uscirà questo album? Non uscirà? Sarà il 2017 l'anno dei
Tool?? Ad oggi è ancora impossibile dirlo: l'anno è appena iniziato e
quindi di tempo ce n'è. Ad ogni modo non mettiamo fretta ai ragazzi, non
disturbiamoli poverini, lasciamoli lavorare, prendere il tempo di cui
necessitano e soprattutto non chiediamogli quanto manca all'uscita del nuovo
album: tanto sarà sicuramente il disco dell'anno. Di quale non è dato ancora
saperlo...