La tristezza di leggere i testi di “Ave Sathanas” dei Venom Inc. è pari alla soddisfazione nel vedere invece come
negli anni si sia passati dalle facilonerie sataniche all’anticristianesimo
teoretico, lontano da banalità ritualistiche o da attitudini provocatorie. E’
passata sotto i ponti l’acqua dei Morbid Angel, con il loro occultismo
anticristiano; i Deicide con il loro anti-cristianesimo allegorico; per poi
approdare, con l’era black, all’anti-teismo esteso ad ogni religione
monoteistica.
I Kriegsmaschine, realtà polacca legata
agli MGLA che già abbiamo trattato, ripropongono una critica alla figura del
profeta divino come incarnazione della falsità. L’elemento carnale, quasi di
gusto death, è la peculiarità della rappresentazione offerta dai Kriegsmaschine: essi
misurano l’assurdità della visione religiosa sulla verità della carne umana. La
carne è lo stesso terreno su cui è sceso Dio per verificare se stesso, e per
sancire la prima verità di fede: l’esistenza di una spirito nella carne, la
trans-sustanzialità di Dio, che è carne ma anche pane, che è carne mortale ma
anche immortale. Gesù si fa carne dallo spirito Santo nel corpo di Maria, da
uomo carnale compie miracoli e si proclama messia, e rifugge la carnalità della
morte in extremis sotto il mistero della resurrezione, dietro il velo di una
morte che vuole esser vita. Il corpo di Cristo è infatti sepolto nella tomba, a
testimonianza della sua autentica morte, presupposto per l’autenticità della
resurrezione. Ma manca un elemento fondamentale, centrale nella poetica death: la decomposizione. Ci manca la carcassa del messia, e infatti la tomba era
vuota. La versione più accreditata: salma trafugata dagli apostoli, che poi
misero su la storia della resurrezione per dare benzina alla nuova chiesa
fondata sul mito del Cristo Risorto. E tramandare ai posteri una storia con
taglio soprannaturale.
I Kriegsmaschine fanno
riferimento alla figura dell’apostolo della peste, colui che diffonde la
“novella malata” della resurrezione. Neanche Cristo è quindi il vero bersaglio
della loro critica, ma la figura dell’apostolo. Chiaramente, già colui che
“parla a nome di” o che “parla per conto di” Dio è identificabile come
apostolo, ma Cristo è l’unico apostolo che non presenta se stesso come tale, ma
è dagli altri presentato.
Per inciso, la figura di questo
messia delle peste ricorre più volte nelle liriche metal, con vari significati
metaforici, sia come apostolo che come latore di una disgrazia contemporanea,
per esempio la droga ("Leper Messiah"). Il messia della peste non è da confondersi
con il profeta nero, la figura che si fa portatore dell’anti-verità terrena
contro la verità divina, utilizzata dai Deicide. Il profeta nero mantiene una
facciata di superiorità, poiché è colui che porta l’anti-verbo, colui che si
pone sullo stesso piano del profeta di Dio per poi neutralizzarne il messaggio,
tramite il meccanismo del capovolgimento o del rifiuto della comunicazione
(l’assenza di volto, il mutismo, etc). Una volta che il profeta nero ha
smascherato la parola mistificatrice di ogni religione, ecco che rimane l’apostolo
della peste, o messia della peste che dir si voglia.
Egli è in pratica presentato come
se fosse il cadavere in decomposizione di Cristo, contrapposto alla sua
resurrezione. Il principio di contrapposizione è lo stesso per il quale
l’avvento dell’Anticristo è spesso fatto coincidere con la nascita di un
bambino “nero”, frutto di una carnalità esasperata (incrocio tra uomo e
animale) o promiscua (frutto di un seme promiscuo). Si parla della
contrapposizione tra una carne “impuramente” terrena, ma per questo vera e
nobile, e una carne “purificata” per volontà dello Spirito Santo, e per questo
maschera di una putrefazione sottostante.
L’apostolo della peste è il
Cristo svelato, cioè privato del suo mistero, che fa da collante impossibile
alle sue nature, umana e divina. Tolto il velo del mistero, la concomitanza
delle due nature è semplicemente una contraddizione, a nascondere una verità
agghiacciante: il profeta divino vende la carne degli altri, la vende alla
malattia, al dolore, all’appetito altrui. Se la carne è normalmente esposta a
questo tipo di destino, la religione funziona in maniera tale da vendere questo
destino ad altri, perché lo determinino al posto del padrone della carne.
Credere è una delega a Dio sul destino della propria carne. Dietro quella
morte, che vorrebbe esser vita ed elevazione spirituale…c’è invece una vita “in
Dio” che è negazione della natura umana, e quindi vera decomposizione e
abdicazione spirituale.
“Santifica queste cicatrici e benedici questa carne, come un cancello
per accedere all’ottava piaga / osserva attraverso questi occhi e parla tramite
questa bocca, lava queste mani nel sangue del mondo…
Ogni carne canterà il salmo dell’annientamento / ogni terra udirà la
voce delle lodi / ogni carne si bagnerà nella luce della salvezza”
Le parole sono pronunciate e la terra appassisce, mondata dal più
grande peccato: il seme della vita”
In coda ai proclami dell’apostolo
della peste, la dichiarazione dell’uomo anti-teista: “Il mio cuore è gioioso
dentro di me; la morte dentro di me”
Il disfacimento del profeta,
disvelato nella sua natura anti-umana, è raccontato nel dettaglio in un altro
brano ("Stigma").
“In questo modo giudichiamo l’uomo: dalle sue cicatrici / lecchiamo il
pus e assaggiamo la carne, affondiamo le nostre zanne di ferro nelle ferite non
ancora guarite / l’odore repellente del sangue ci racconta della sua anima /
Perseguiteremo coloro che sono toccati dagli angeli, riconquisteremo la nostra
divinità per vie carnali”
L’uomo giudica la falsità del profeta
assaggiandone la carne. Non la parola, che la mistifica. La verità del messia
si vede nella malattia che vive dentro le sue carni, che non guarisce (le
ferite che non si chiudono), che vive d’infezione (il pus). Non esiste
un’anima, esiste solo nelle parole di un profeta. Il vero spirito è nell’odore
del sangue, ed è quello che rivelerà il marciume del profeta su un piano umano:
il suo sangue non quadra. E’ pulito e sano a livello spirituale, ma è rispetto
alla carne che è guasto.
Il profeta è quindi un macellaio
che si fa donare la carne dagli altri, per sostenere una putrefazione continua,
sulla quale fonda la sua autorità e autorevolezza. Egli è l’illusione di
sfuggire la putrefazione, e contemporaneamente l’odio per la carne che la rende
inevitabile, con la sua caducità, la sua infettabilità, la sua decomponibilità.
Alla fine però, egli semplicemente fa sparire la carne buona dal mondo, nega al
mondo la sua carnalità positiva. Così come il Pinhead di Hellraiser, che
ricostituisce le proprie membra utilizzando il sangue altrui come materia, lo
spirito si nutre di carne malata.
I Deicide mettono nella
retrocopertina di "Once upon the cross" l’autopsia di Cristo, come allegoria
blasfema dell’autopsia di una fede fasulla. La fede si giudica dal suo cadavere. I Kriegsmaschine anticipano la questione: la fede si giudica dallo stato della carne del profeta e dei suoi apostoli.
A cura del Dottore