Il filosofo Carl Jung diceva che
l’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se
c’è qualche reazione entrambi ne vengono trasformati.
Stava facendo inconsapevolmente riferimento all’ingresso nei Deicide del chitarrista Ralph Santolla, defunto pochi giorni fa per un infarto, dal disco: “The Stench of Redemption” datato 2006.
Ralph Santolla era originario di Tampa in Florida e nasce come un musicista
heavy, influenzato dai grandi chitarristi del genere come Malmsteen o Schenker,
salvo poi virare verso un universo più estremo. Vive la sua carriera fin da subito alternando collaborazioni con i Death e
Sebastian Bach; Iced Earth e Deicide, ma è proprio il quinquennio passato
insieme al gruppo di Benton che mi ha colpito maggiormente.
Da fan di vecchia data della band, non sono mai stato però un nostalgico dei
loro primi album seminali, al contrario ho seguito le successive gesta dei Deicide con
affetto. Erano la mia pillola quotidiana di blasfemia death metal; ad ogni nuova
uscita mi trovavo con il loro disco in mano e sorridevo al pensiero di chi li
criticava o di chi semplicemente li valutava, perché sono ingiudicabili.
I Deicide sono sempre andati avanti per la loro strada con sonorità brutali che
superavano di rado i 35 minuti complessivi, inneggiando al satanismo, evolvendo
di poco o niente il loro sound.
Fino al 2006 quando Santolla diventa il loro chitarrista e, quasi inspiegabilmente,
riesce ad addolcire il sound con momenti melodici inediti in “The stench of
Redemption”, appunto.
Come la bellissima Ann Darrow riesce ad ammansire King Kong, così Ralph
ammorbidisce Benton. Il desiderio di Kong per Ann lo rende più lascivo e
malleabile, ma permane nel gorilla una brutalità di fondo. Proprio come Glen si
fa ammaliare dai virtuosismi chitarristici di Ralph, ma resta un vocalist
brutale, così Kong evidenzia dolcezze umane, ma sembra anche desideroso di
violentare Ann da un momento all’altro.
Oltre a “The Stench of Redemption” definito come il disco più melodico della storia del gruppo, c’è il successivo “Till Death Do Us Part” (2008) dove compaiono nelle recensioni parole che nell’universo bentoniano non avevano nessun significato; mi riferisco a: complessità, progressive, ricerca stilistica, virtuosismo e così via. Potrebbe essere considerato un album a due del batterista Steve Asheim e Santolla; anche la parte delle liriche, vede Benton più distaccato e impegnato nel suo divorzio con tematiche più terrene.
La traccia finale invece del
successivo album del 2011 “To Hell with God” è l’ultimo esempio in cui Benton
subisce il fascino della melodia. Santolla ha uno strano ascendente su
Glen e ci lascerà proprio con la notevole “How can you call yourself a God”.
Come quei bambini che fanno
impazzire maestre, compagni e genitori, ma quando vedono il nonno diventano
degli angioletti, così Benton appena entra in studio convinto di registrare
l’album più brutale della storia, vede Ralph che sciorina soli malmsteeniani,
resta affascinato e gli concede minutaggi melodici come mai accaduto
prima.
Dopo il quinquennio 2006-2011,
Benton torna in sé come risvegliato da un incubo e infatti all’uscita di “In
The Minds of Evil” dichiara: È un vero album dei Deicide. Per fortuna ci
siamo allontanati da certe soluzioni melodiche che avevamo sperimentato negli
ultimi album. Siamo tornati ad attaccare come una volta.
Rincara la dose come un marito
cornuto che si accanisce con la ex: Ralph non tornerà più a far parte di
questa band. Non riuscirà più a coprirci di ridicolo con le sue idee e con i
suoi comportamenti. Ho tenuto sin troppi concerti con un chitarrista ubriaco
sul palco.
Come se lui non sorseggiasse Jack
Daniels ogni volta che ho visto i Deicide dal vivo, ma cosa dici Glen? Sputa
sul piatto dove ha mangiato e indirettamente accusa se stesso di essere stato
un debole, traviato da chissà quale magico potere del defunto
chitarrista. Come King Kong da sopra il
grattacielo colpisce gli elicotteri nella celebre scena finale, Benton reagisce
con cattiveria tradito nell’animo e manda anatemi contro Ralph.
Ora che
Santolla non c’è più, forse si sarà pentito di essere tornato un gorillone e
anche se in fondo ti preferiamo così (insensato, satanico e brutale), Ralph ci
manca perché in vita è l’unico ad essere riuscito ad addolcire King Kong.