Il riff di chitarra si è imposto come una modalità espressiva indispensabile nel rock come nel metal. La magia di quelle tre o quattro note è veramente difficile da spiegare a parole. Quando la sequenza è azzeccata, resistere è impossibile. Fischiettare, cantare, scapocciare, sognare: sembriamo quasi posseduti da quelle tre/quattro dannate note! Da parte del musicista, invece, un riff richiede creatività e capacità di sintesi: non è da tutti scrivere un bel riff che ti si stampi in mente ora e per sempre. Lo si sente, lo si riconosce, non si riesce a spiegarlo.
Metal Mirror ci proverà per voi, passando in rassegna i migliori dieci riff di chitarra del metal!
Partiamo dalla teoria. Recita Wikipedia: “Il riff è una frase musicale (ossia una successione di note con una proprietà espressiva, come lo è in linguistica la frase di un discorso) che si ripete frequentemente all’interno di una composizione e che viene utilizzato di solito come accompagnamento. Il termine è probabilmente un’abbreviazione e alterazione di refrain (refrain > ref > rif > riff).”
Chissà quale è stato il primo riff della storia del rock. Sicuramente troveremo delle tracce di riff nelle forme più arcaiche del blues e del rock’n’roll (Chuck Berry ne sa qualcosa), ma a noi, che interessa tracciare quella via che ha portato dritta al metal, piace mettere il punto zero in quelle note energicamente reiterate che costituirono il riff portante di “You Really Got Me” dei Kinks, anno 1964! E’ quello, probabilmente, il primo riff della storia di quella branca del rock che scelse di farsi duro e poi tramutarsi in metal.
Il refrain martellante di “(I can’t Get No) Satisfation” dei Rolling Stones (correva l’anno 1965) dimostrava come oramai sul palcoscenico della musica popolare si facesse largo una nuova concezione di rock: una via che, passetto dopo passetto, avrebbe permesso ad un genio rivoluzionario come Jimi Hendrix di imporsi e ricostruire di sana pianta la chitarra elettrica.
Il linguaggio hendrixiano è un oceano di invenzioni, ma è con brani come “Foxy Lady” e “Purple Haze” (anno 1967) che siamo veramente ad un passo dall’hard-rock vero e proprio. Di lì a poco (esattamente due anni dopo, nel 1969) i Led Zeppelin avrebbero infuocato il mondo della musica con fucilate come “Communication Breakdown” e “Whole Lotta Love”, dove ovviamente la chitarra faceva da padrona.
State pure tranquilli: la nostra cronistoria sta per finire: solo altri tre titoli ancora per comprendere come il concetto di riff si sia evoluto nei decenni successivi.
Anno 1972. Partiamo dalla celebre “Smoke on the Water” dei Deep Purple, che certo non ha bisogno di presentazioni: si tratta semplicemente del riff più celebre dell’hard-rock! Potente, fantasioso, immediatamente memorizzabile, è il riff idealtipico che tutti negli anni settanta ed ottanta avrebbero provato a replicare: un approccio che giungerà ai giorni nostri, sospinto dal carattere conservatore dell’hard rock e di certo metal. E supportato ovviamente dalle manie revivalistiche che continueranno nel corso degli anni a celebrare le gesta dei nomi storici del rock settantiano.
Altre influenze, tuttavia, si sono fatte strada e potremmo vedere nel 1980 un anno cruciale per il riff. Esce infatti il primo album dei Killing Joke dove troviamo “The Wait”, traccia non a caso coverizzata dai Metallica. E certamente in quella chitarra affilata come una lama troviamo il moto precursore del thrash metal. Questo perché gli inglesi, più che puntare sulla melodia, si sono focalizzati sul groove, incanalando il riff nei binari di pattern ritmici meccanizzati. A dimostrazione che anche batteria e basso hanno la loro rilevanza nel decretare il carattere vincente di un tema musicale pur dominato dalla chitarra.
Citiamo infine “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana, che nel 1991, con un bagaglio tecnico davvero scarso, inserivano nel riff la rabbia e le nevrosi di una generazione intera di giovani alienati e senza speranza, dando quindi una connotazione emotiva a quell’esplosione di chitarra, basso e batteria che certo segnerà il rock negli anni novanta e successivi.
A complemento della nostra dissertazione, vi lasciamo con una carrellata di titoli iper-popolari, elencati in ordine cronologico, che rappresentano l’importanza ricoperta dal riff nell'immaginario collettivo di tutti noi:
“You Really Got Me” (The Kinks) - 1964
“(I can’t Get No) Satisfation” (Rolling Stones) - 1965
“Foxy Lady” (Jimi Hendrix) - 1967
“In-a-Gadda-da-Vida” (Iron Butterfly) - 1968
“Whole Lotta Love” (Led Zeppelin) - 1969
“Smoke on the Water” (Deep Purple) - 1972
“Walk this Way” (Aerosmith) - 1975
“Back in Black” (AC/DC) - 1980
“Smells Like Teen Spirit” (Nirvana) - 1991
“Seven Nation Army” (White Stripes) - 2003
Insomma, dai primordi del rock ai giorni nostri, il riff ci ha accompagnato per più di cinquant’anni e siamo certi che lo farà per molto tempo ancora! Ma bando alle ciance, andiamo a vedere come se la cava il metal sul medesimo terreno!