Ho un ricordo netto, ma non so se è vero. Qualcuno di voi avrà visto il film “Memento” di C. Nolan (2000). Ve lo riassumo (attenzione, è uno spoiler!): un tizio diventa incapace di fissare le memorie, e per sbaglio pratica un'iniezione di insulina alla moglie due volte, uccidendola. Per evitare di vivere nel rimorso, crea una falsa pista prima di perdere nuovamente la memoria. Quando si risveglia, si troverà falsi indizi che lo spingeranno a seguire sulla falsa pista gli inesistenti assassini della moglie, in realtà le persone che conoscono la verità, e che in questo modo lui eliminerà.
Credo di essere nella
stessa situazione. Io ho un'idea precisa del senso che ebbe "Low" dei
Testament e la vado a ricostruire, ma potrebbe anche essere che
abbia seminato nella memoria dei falsi ricordi, per evitare di
raccontarmi una storia più triste e dolorosa, cioè come si esaurì
il mito dei grandi Testament. Un gruppo che esiste sempre, ma tornati
“a grande richiesta”, ormai fuori dall'alone di mito dei “titani
del metal” che scavalcarono il limite degli anni 80.
Siamo a inizio '90. I
Testament seguono l'onda dell'ammorbidimento dei suoni, rallentamento
delle velocità, e semplificazione delle strutture. La via del
rallentamento data già da "South of Heaven" degli Slayer, ma la vera
novità è stata prima la semplificazione “radio-friendly” dei
Metallica con il Black Album, poi l'avvento dei Pantera con "Vulgar
Display of Power", che si è cimentata in un nuovo tipo di pesantezza,
il groove thrash.
I Testament, che si
stavano addolcendo per andare incontro alla prima istanza, si trovano
poi spiazzati dalla seconda, che li sfida pubblicamente in termini di
durezza. I Pantera paiono dire alla vecchia guardia: mentre voi ci
cagate sotto, vi ricordiamo noi cos'è il thrash senza melodia! Ed è allora che i
Testament, certamente meglio di altri, raccolgono il guanto. Tutta
una parte del metal, quello estremo, reagisce all'ammorbidimento del
metal storico con una mossa a riccio: si radicalizza e scompare dalla
zona visibile. Ma i grandi non possono defilarsi, e "Low" è un
tentativo di restare sul ring. La sfida è contenuta tutta nel
ritornello: Quanto siete capaci di colpire basso? Quel low è
un basso inteso come posizione più goffa e apparentemente
innaturale, simile a quella dei low-riders, i motociclisti dalla
sella bassa che sfrecciano in bande sulle Harley-Davidson.
Arriva "Low": la copertina
indica la volontà di misurarsi con il groove: un Angelo pesca nel
torbido con le mani, e i suoi contorni sono smerigliati, sfuocati, le
forme divise. Non siamo più nel fumetto. Wikipedia descrive una
parabola in cui “The ritual” è il punto più basso. In verità
fu considerato un disco poco ispirato, sèguito del già ripetitivo "Souls of Black"; e ammorbidito sulla scia del malcostume inaugurato
dai Metallica. “Low” al contrario è indicato come una risalita
nella considerazione di critica e fans. In verità lì i Testament
hanno già perso pezzi, e i validi sostituti se ne andranno dopo poco
tempo.
Se la presero come un
punto d'onore, quello di voler dimostrare che il thrash della vecchia
guardia le avrebbe suonate quando voleva alle nuove leve del groove.
Non che il disco non abbia estimatori, ma è innegabile che qui i
Testament non emergono, se non per spezzoni di canzone o passaggi che
ricordano i Testament classici. Assente Skolnick, che inseriva delle
linee tenui e preziose dentro il tuono ritmico del gruppo, simili
alla fialda grigia della sua chioma scura.
Gli abiti nuovi sono
malati, non sprizzano energia, ma bile. Anziché lubrificare, come fa
il groove dei Pantera, quello dei Testament sembra invischiare,
opacizzare, erodere. La voce di Chuck Billy sembra quasi si
inasprisca perché fatica a tirarsi dietro il carretto.
Provate a fare un gioco:
votate il miglior pezzo. Io ho lasciato perdere quando ho
semplicemente capito che pescavo dei brandelli di vecchi Testament,
li ripulivo e poi li soppesavo nella mano sperando che fosse un
mucchietto abbastanza consistente.
Viene in mente “Non ci
resta che piangere”, dove Troisi e Benigni vogliono aggirare il
passaggio a livello dove sono rimasti bloccati. Benigni è impaziente
e ad aspettare non ce la fa. Troisi osserva che non si può “zompà
'n copp' a 'o passaggio a livello”. E allora tornano indietro
qualche metro e imboccano un sentiero che si addentra nelle campagne,
e che li porterà indietro nel tempo. Insomma, nel 1994 non si
poteva aspettare? Ma si che si poteva, ma c'è il contratto
discografico, si deve tenere il passo con gli altri gruppi, dovunque
vadano, e quindi qualcosa va fatto. Per “zompare in coppa” al
grunge e al groove, rimanendo nel metal, bisognerebbe avere una forte
vena compositiva personale, e i Testament non sono in fase crescente
su questo piano. E allora tentano l'escamotage, rivendicare la
leadership del thrash e appropriarsi della chiave groove, che stava
facendo ascendere altri astri. Purtroppo finiscono nella “frittole”
del metal, in un luogo senza tempo dove si conservano tutti questi
dischi di svolta. Oggetti che non hanno
meritato l'oblio, né centrano un obiettivo, né soprattutto
hanno mirato da nessuna parte. L'impressione, ascoltando “Low”, è
che valga più la sfida della sostanza. I Testament si provano nuovi
abiti, ma per scoprire che non li indossano con convinzione, oppure
che in generale non hanno il fisico adatto.
Vorrei tanto essermi
costruito un ricordo convincente sul fatto che sia stato un
capolavoro dimenticato. Vorrei tanto compiacermi di quanto i vecchi e
fieri Testament avessero dato una lezione su come si può colpire
“bassi”, nel senso di groovy, a quei nuovi arrivati sulla scena
degli anni '90. Avrei voluto trovarmi a roteare la testa alla
scoperta di uno stile che all'epoca non avevo apprezzato, per
l'ostinazione di attendermi un ennesimo ancorché noioso disco techno
thrash canonico. Non si può neanche dire che fosse impossibile una
transizione del genere, si pensi agli ex Forbidden poi reincarnati
nei Machine Head. E neanche come incursione era impossibile, vedasi
il capitolo slayeriano di “Diabolus in Musica”.
Devo dire che, a distanza
di anni, quel tipo di scelta comunque rende Billy e Peterson
meritevoli di rispetto, e forse risalirono non tanto nella
considerazione “corrente” dei fans, ma provarono a concorrere al
futuro del metal con quel tentativo stilistico. Va detto, a onor del
vero, che quando poi anni dopo (1999) tornano con “The gathering”
come supergruppo con Lombardo e sempre James Murphy, sfornarono una
via di mezzo tra un disco thrash canonico e un "Low", decisamente più
ispirato a livello compositivo e incisivo nell'esecuzione.
Del resto (un passo
indietro) dopo Low se ne uscirono con "Demonic": un disco rude, con
Hoglan alla batteria. Sembrava quasi avessero rinunciato ad essere “I
Testament”, per sporcarsi le mani nelle retrovie, col ferro e con
la morchia da cui provenivano. Anche qui c'è del groove, e c'è del
death. Sembra che vogliano esserci, ma non essere riconoscibili. Poi
si finsero morti, come un pesce pietra, ma non lo erano: erano solo
così “in basso”, così sordi, così introvabili, da sembrare
ormai finiti. Non riuscirono a sopravvivere, ma riuscirono a
rinascere.
Forse questo volevano dire. Non tutti sanno sprofondare provandoci....andare così “a fondo”, rischiare quello che si ha per inabissarsi in un'apparente e anonima sconfitta sulla via nuova e scomparire definitivamente.
Forse questo volevano dire. Non tutti sanno sprofondare provandoci....andare così “a fondo”, rischiare quello che si ha per inabissarsi in un'apparente e anonima sconfitta sulla via nuova e scomparire definitivamente.
Non tutti sanno andare
così low. Ma chi lo fa si merita la memoria. O la rinascita.