Glenn Danzig infilava dischi in stato di grazia nei primi anni '90. Un mito con i Misfits, un culto con i Samhain.
Poi il terzo Samhain, i cui brani presero lentamente una forma dark-blues-metal, rinunciando all'approccio punk. Probabilmente molti lo hanno abbandonato lì, perché troppo pulitino e impostato. Per modo di dire, naturalmente. Il suo tema è il sesso, a impronta bdsm, ma anche la religione, con un nesso non difficile da ricostruire tra padronanza di sé e dei propri istinti e rifiuto di sistemi che subordinano per privare, e non per dare. Vi è quindi una tematica traversale in cui il diavolo, il dominatore sessuale e il predicatore indipendente si allineano. Questo liricamente.
Musicalmente Danzig è
spesso qualcosa di già sentito, ma a carte scoperte. E' Elvis, è
Nick Cave, è il blues e il soul più cupo, ed è anche metal. In
particolare ha un batterista, Chuck Biscuits, che ha delle bacchette
del diametro di clave, e ci ammazza qualsiasi ipotesi di finezza. Per
questo anche le ballad di Danzig risultano uniche, troppo narcise per
essere realmente dolci, e castigate dai tamburi di Biscuits.
Nel 1996 Danzig decide
che dopo 4 dischi belli e simili, magari con una riduzione
dell'impatto frontale e un'attenzione ad atmosfere più rarefatte,
vuole sperimentare qualcos'altro. Nessuno glielo avrebbe
rimproverato, con la storia che ha. L'elettronica, l'industriale, non
sarebbero stati per niente sorprendenti come lidi verso cui salpare.
Già un brano di "Danzig IV" aveva la voce filtrata ("Can't speak"). Il
disco però vide la luce come un progetto di Danzig, senza gli altri
membri e senza il produttore solito. L'idea (almeno a posteriori fu
detto questo) era di fare dell'elettronica unita al metal con
un'impostazione punkeggiante, in cui cioè la parte elettronica non
doveva suonare come una parte programmata e automatizzata, ma
estemporanea anch'essa. Anche qui, interessante come discorso.
L'unica cosa
comprensibile del disco, anche dopo anni di ascolti, è “Sacrifice”,
brano che però – a dirla tutta, sembra una copia dei Nine Inch
Nails di quel periodo, e per dirla tutta, a me piace soltanto perché
somiglia al brano dei NIN che è nella colonna sonora del film “The
fan” con De Niro. Potrebbe anche esser preso da questo disco il
brano che gira a vuoto in un altro film, “8 mm”, con Nicholas
Cage. Il detective Cage entra in casa del maniaco assassino sadomaso
pornomane, che ha lo stereo acceso. Come tutti si aspetterebbero, ha
un poster di Danzig al muro.
Anche perché Danzig si è
un po' “imputtanito”. Entra a gamba tesa nei brani con testi che
iniziano tipo “Ehi, donna, ti faccio venire, sfoga il tuo corpo con
il mio fucilone”. Non l'arroganza del dominatore, ma quella del
primo dopolavorista ubriaco che importuna una ragazza per strada
all'angolo del pub. Quale cortocircuito testosteronico può aver
scaraventato Danzig in questa pozzanghera artistica? Per quanto
qualcuno veda del buono in questo disco, c'è concordanza sul fatto
che i brani migliori siano quello “a-la NIN” e un pochino più
pulito nelle vocals ("Sacrifice") e la cover dei Black Sabbath ("Hand of
Doom"). Va però detto che il testo di "Hand of Doom" subisce una
sostanziale modifica, divenendo la cronaca minuto per minuto di un
tizio che si aggira per l'apparato genitale femminile con un
coltello. Arguta la metafora della vulva come ferita già aperta,
rispetto a cui la perversione del maniaco sembra arrivare tardi e
senza potersi inventare molto altro.
Da questa sterzata Danzig
non si è al momento ripreso. Colpisce anzi il fatto che, per
rientrare nel suo personaggio, sceglie una vena quasi fumettistica,
con titoli agghiaccianti tipo “6:66 Satans child” o “777 I
Luciferi”, e ci mette dentro suggestioni “oscure” da tutto il
mondo, come in una bacheca di souvenir: Kali, Wotan, messe nere,
voodoo...Gioca la carta delle cover, il suo background che più o meno si sapeva ("Skeletons"), e "Danzig canta Elvis". C'è chi lo ha visto aggirarsi con un pastrano da pescatore in "Crawl across your walking floor" in un video che potremmo definire forse semiserio, specie nella scena in cui passa da una casupola con una testa di caprone appesa come trofeo di caccia, che sembra girarsi e guardarlo con perplessità. Si divincola intorno a ipotesi di ritornello, mentre prima era lui che faceva risuonare ritornelli spigolosi infondendo plasticità al legno. Gli arrangiamenti lo aspettano.
In un dopo pranzo di quarantena mi sono addormentato sulle note di uno di questi nuovi brani, e mi sono risvegliato dopo qualche minuto al suono di "I don't mind the pain" da Danzig 4; di nuovo sonno cambiando brano, e di nuovo risveglio sulle note di "Little whip", e così via. Un Danzig dormiente quello nuovo, in cui ci si contenta di piazzare il ritornello; lo sfondo è abbozzato e i primi piani diventano "primissimi". Anziché flirtare con l'oscurità, come in "Lucifuge", è fin troppo visibile. Divo fuori tempo massimo. Egotico sì, lo era, ma in un consapevole personaggio (che lo fosse anche nella realtà poco ci importa). Sul versante erotico si dà a testi alla AC/DC, tipo "adesso vi parlo di una ragazzina che mi ha dato qualche problema..e allora ho dovuto ricorrere ad un piccolo strumento, il mio bastone magico...vieni a prenderlo il bastone magico...".
Personalmente mi aspetto di vederlo in qualche tutorial in cui ci spiega le migliori tattiche per rimorchiare su Badoo o Tinder. Musicalmente invece, per rimanere in tema, ha attualmente lo stesso senso di quelle che aprono profilo e foto e poi scrivono “non cerco avventure”.
A cura del Dottore
(Vedi il resto della Rassegna)
In un dopo pranzo di quarantena mi sono addormentato sulle note di uno di questi nuovi brani, e mi sono risvegliato dopo qualche minuto al suono di "I don't mind the pain" da Danzig 4; di nuovo sonno cambiando brano, e di nuovo risveglio sulle note di "Little whip", e così via. Un Danzig dormiente quello nuovo, in cui ci si contenta di piazzare il ritornello; lo sfondo è abbozzato e i primi piani diventano "primissimi". Anziché flirtare con l'oscurità, come in "Lucifuge", è fin troppo visibile. Divo fuori tempo massimo. Egotico sì, lo era, ma in un consapevole personaggio (che lo fosse anche nella realtà poco ci importa). Sul versante erotico si dà a testi alla AC/DC, tipo "adesso vi parlo di una ragazzina che mi ha dato qualche problema..e allora ho dovuto ricorrere ad un piccolo strumento, il mio bastone magico...vieni a prenderlo il bastone magico...".
Personalmente mi aspetto di vederlo in qualche tutorial in cui ci spiega le migliori tattiche per rimorchiare su Badoo o Tinder. Musicalmente invece, per rimanere in tema, ha attualmente lo stesso senso di quelle che aprono profilo e foto e poi scrivono “non cerco avventure”.
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